Lavoro e professione

Infermieri, Florence Nightingale modello di una professione all'avanguardia dedita al prossimo

di Donatella Lippi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel 2020 ricorre il bicentenario della nascita della donna, che ha profondamente segnato la storia dell’assistenza moderna: Florence Nightingale.
Nata a Firenze il 12 maggio 1820, Florence Nightingale è stata inserita dalla rivista Life Magazine tra le 100 persone più influenti del XX secolo e le sue opere sono considerate dal Comitato editoriale del Journal of Health Services Research and Policy tra quelle che maggiormente hanno indirizzato la politica sanitaria internazionale.
La sua esperienza biografica è esempio di una determinazione esemplare e il suo operato, innovativo per l’epoca, straordinario per una donna di quell’epoca, ha rappresentato una svolta fondamentale nella storia della formazione infermieristica.
Florence ebbe una formazione di eccellenza, ma inizialmente la sua vocazione venne osteggiata.
Frequentò ambienti elitari, rifiutando un matrimonio vantaggioso, ma si impegnò in prima persona nei servizi considerati più umili.
Non fu una suffragetta, ma contribuì in maniera sostanziale al movimento emancipazionista femminile, che vedeva nel lavoro il modo per avere un proprio spazio sociale.
Se Florence Nightingale partecipa all’accreditamento vittoriano della filantropia, che propone alla sanità e alle istituzioni assistenziali un modello di patrocinio nuovo rispetto al passato, il suo animus, profondamente credente, vedeva nell’impegno civile di miglioramento della società una via salvifica originale.
Sicuramente, il forte afflato religioso, che trasformò la sua vocazione personale in una vera e propria testimonianza sociale, scoprì nei valori della deontologia le basi della nuova professione infermieristica.
Il suo debutto avvenne nella Guerra d’Oriente, durante la quale fu a capo di quaranta infermiere volontarie: nel giro di sei mesi riuscì ad abbassare la mortalità nell’ospedale militare di Scutari, sulla costa asiatica del Bosforo, dal 42 al 2%. Tornò in patria, dedicandosi alla statistica, all’organizzazione sanitaria, alla scrittura…
Ma, in realtà, sui campi di Crimea, non c’era solo lei con le sue Infermiere.
Sul fronte russo, Helena Pavlovna, figlia dello zar di Russia Paolo I, sostenne l'organizzazione assistenziale, preparando 250 nobili volontarie, che prestarono la loro opera per i soldati russi. Linee opposte, ma stessa guerra…
Dove sta il salto di qualità, che rende Florence Nightingale fondatrice della scienza infermieristica? Perché è il suo nome che è rimasto legato a questa svolta epocale?
Al di là dell’aspetto vocazionale, ciò che rende unico ed esemplare il suo caso è il suo essere riuscita a rappresentare una voce forte e chiara nel coro di una medicina e di una sanità che stavano vivendo una vera e propria rivoluzione, fornendo un contributo essenziale.
Florence Nightingale si è riuscita, cioè, inserita in questo dibattito, con un suo personale apporto.
La figura della nurse era, fino ad allora, legata a quella da C. Dickens: Mrs. Sarah Gamp, donna corpulenta, sporca, disonesta, dedita all’alcol e al tabacco…
Ed ecco la sua rivoluzione: Florence Nightingale attribuisce una profonda dignità alla figura dell’infermiera, realizzando un preciso percorso formativo e dando una definizione moderna della disciplina, anche nei confronti del rapporto con il medico.
Non solo. Florence Nightingale indirizza il suo intervento di infermiera verso un destinatario, che è quasi sempre nominato come “paziente”, un essere umano su cui agisce l’infermiere e su cui ha influenza l’ambiente, una persona, che possiede capacità di recupero nei confronti della malattia, se l’ambiente è favorevole.
Paziente, ambiente, salute e assistenza infermieristica: nel suo modello di nursing, le fasi sequenziali prevedono accertamento, diagnosi, pianificazione, attuazione e valutazione.
Non solo: alla formazione tecnico-scientifica, va aggiunta un’impostazione basata sul concetto di responsabilità, da cui scaturisce un atteggiamento deontologico, in cui scienza e arte, vocazione e professione si conciliano armonicamente.
Ogni infermiera formata avrebbe dovuto essere, a sua volta, formatrice, per diffondere princìpi e atteggiamenti. Un modello, diremmo oggi, “virale”…
In Italia, già tempo prima di Florence Nightingale, era stata dibattuta la necessità di un’adeguata preparazione degli infermieri, con particolare attenzione alla qualità del loro lavoro e del loro ruolo sociale ed avevano visto la luce alcune pubblicazioni, come "La prattica dell’Infermiero" di Francesco Dal Bosco (1676), "L’Infermiero Istruito" di Filippo Baldini (1790), "Il Manuale dell’Infermiere" di Ernesto Rusca (1833) e "Pedagogia dell’Infermiere" di Giuseppe Cattaneo (1846).
In tempi recenti, questi autori sono stati rivalutati, in quanto confermano la diffusione dell’esigenza di fornire una formazione adeguata all’infermiere, che doveva acquisire precise competenze e informare il suo comportamento a norme ben delineate.
Anche in questi autori si fa riferimento ai parametri, che saranno usati da Florence Nightingale: ambiente, alimentazione, riposo, evacuazioni… princìpi che aveva elaborato la Medicina medievale e che arriveranno fino ai giorni nostri, nella più vasta accezione di “stile di vita”.
Scrive Florence: «Adopro la parola "assistenza" (nursing), in mancanza di una migliore. Il suo significato è stato limitato a poco più che all’amministrare medicine ed all’applicare cataplasmi… Dovrebbe significare il debito uso dell’aria fresca, della luce, del calore, della pulizia, della tranquillità; e la ben-intesa scelta ed amministrazione della dieta …».
Le parole di Florence, estratte dalle sue opere, sono ora raccolte in un volume, “La penna di Florence Nightingale” (Angelo Pontecorboli, 2020) , a cura dell'autrice di questo articolo e di L. Borghi, che hanno voluto fissare nella scelta di questi aforismi, il suo pensiero, per condividerlo in maniera icastica con le Infermiere e gli Infermieri di oggi.
Una percentuale dalla vendita di ogni copia andrà al Fondo di Solidarietà #NoiConGliInfermieri
Sulla copertina del volume, il quadro di Jerry Barrett, The Mission of Mercy. Florence Nightingale receiving the Wounded at Scutari (1857), un vero e proprio documento storico: la posa statica dei personaggi disposti a semicerchio intorno al ferito viene enfatizzata dall’uso della luce che, dall’esterno del grande portone, si riflette sul terreno, creando una macchia chiara proprio in corrispondenza del malato, mentre, attraverso un sapiente gioco di riflessi, l’attenzione viene portata su Florence.
Nella coralità di questa scena, che sembra quasi costruita su modello di una rappresentazione melodrammatica, io vedo l’attualità e la legacy, l’eredità di Florence Nightingale: formazione, leadership, passione.

* Storia della Medicina e Medical Humanities, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica - Università degli Studi di Firenze
Presidente Lyceum Club Internazionale di Firenze
Presidente Fondazione Scienza e Tecnica


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