Lavoro e professione

Previdenza: l'opportunità di prolungare il servizio dei medici di base

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Al fine di far fronte alle esigenze straordinarie ed urgenti, derivanti dalla diffusione del Covid, di garantire i livelli essenziali di assistenza, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, verificata l'impossibilità di procedere al reclutamento di personale, anche facendo ricorso agli incarichi previsti dalle attuali norme, possono trattenere in servizio i dirigenti medici e sanitari, nonché il personale del ruolo sanitario del comparto sanità e gli operatori socio-sanitari anche in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza. In pratica questa disposizione ( articolo 12 della legge n.27/ 24 aprile /2020 ) consente di poter utilizzare i medici dirigenti, in particolare ospedalieri, anche oltre l'età prevista dalle norme. Norme che il decreto, così detto " Mille Proproghe ", aveva già modificato favorevolmente consentendo, fino al 31 dicembre 2022, ai dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale di presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo ma comunque non oltre il settantesimo anno di età.

L'esigenza della pandemia potrebbe, pertanto, come indicato dalla disposizione di aprile prevedere anche uno scivolamento oltre quest'ultimo limite, condizione, peraltro, anche sottolineata dalla volontà di molte regioni di richiamare, addirittura, i medici già andati in pensione.

In verità, anche per gli specialisti ambulatoriali, era stata in passato ventilata la possibilità di un trattenimento volontario in servizio fino a 72 anni, qualora l'interessato avesse aderito alla APP, il particolare meccanismo di condivisione del proprio impegno orario con un medico neo assunto, in cambio di un parziale anticipo della pensione. Ma, nonostante la recente attivazione della APP, nulla sembra finora essere cambiato sul versante dell'età pensionabile.

Restano, comunque, fuori da queste disposizioni di prolungamento dell'attività professionali i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta in quanto gli Accordi Collettivi in vigore prevedono la possibilità di restare in servizio fino a 70 anni di età, ma questo limite rimane tuttora invalicabile, anche in tempo di emergenza sanitaria. L'unica piccola deroga, in casi assolutamente eccezionali, è rappresentata dal medico che, già in possesso del diritto a pensione, rimane a fare il sostituto di se stesso, in zone particolarmente disagiate e per un breve lasso di tempo, in attesa che la Asl di riferimento sia in condizione di nominare un sostituto.

Si tratta a nostro avviso di una grave perdita di professionalità e di professionisti che, proprio in questa attuale grave situazione potrebbe favorevolmente prestare ancora la propria attività.
Di fatto mentre da un lato si afferma la tendenza ad ampliare le possibilità di lavoro agli anziani, anche se lavoratori dipendenti, dall'altro si mantengono preclusioni in tema di lavoro del medico di base che è parte di una convenzione privatistica con il S.S.N., che esercita il proprio lavoro con strutture personali, e che è stato liberamente scelto e non revocato dal cittadino utente.
Conseguentemente verrebbe esercitata anche una limitazione nell'esercizio di una libera professione che non esiste per nessun altro libero professionista e per nessun altro tipo di convenzione.

Il limite imposto dalla attuali disposizioni espone , peraltro in un così grave momento di necessità, il cittadino all'abbandono del proprio medico di fiducia, pur essendo pienamente soddisfatto delle sue prestazioni, e ad essere privato di un' assistenza resa da tempo e verosimilmente con sua piena soddisfazione.


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