Lavoro e professione

Siamo specializzandi, non «vaccinizzandi»

di Segretariato Italiano Giovani Medici - Sigm

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24 Esclusivo per Sanità24

Inizia oggi la protesta dei medici in formazione specialistica (o specializzandi), dopo le dichiarata volontà di Governo e Università di reclutarli nella campagna vaccinale anti Sars-Cov2 senza un inquadramento contrattuale e un riconoscimento economico/professionale. L’ emendamento che potrebbe essere approvato al prossimo Dl Bilancio prevede infatti che i vaccini rientrino nell’attività professionalizzante dello specializzando ma questa affermazione è imprecisa ed alquanto pretestuosa. Tale attività è presente infatti solo in alcuni piani formativi (Igiene e Sanità Pubblica, Malattie Infettive e Tropicali e Pediatria) (Decreto Interministeriale 04/02/2015 n. 68 Riordino Scuole di specializzazione). Contrariamente a quanto avverrà per gli altri colleghi non in formazione, per cui è stato predisposto un bando di assunzione con contratto a tempo determinato, agli specializzandi viene richiesto di somministrare le dosi di vaccino senza un inquadramento contrattuale ed alle spese di un orario formativo che ha già molto risentito, in termini di qualità, durante questa pandemia. «Siamo di fronte a un vuoto di tutela e riteniamo gravissimo doverci difendere da chi in realtà dovrebbe essere garante della nostra formazione», affermano i Giovani Medici. «Chiediamo che venga tutelato il nostro diritto alla formazione ed il bene dei cittadini tutti, che un domani ci vedranno specialisti. Non vogliamo essere degli specialisti impreparati, perché il nostro programma formativo è stato riadattato per sopperire ad una carenza di organico di cui non siamo colpevoli. Dateci la possibilità di dare il nostro contributo, ma creando per noi bandi a tempo parziale, che ci consentano di espletare il nostro lavoro con una forma contrattuale definita e senza gravare sul percorso formativo», affermano i Giovani Medici. Quello degli specializzandi non è assolutamente un rifiuto a dare supporto organico alla campagna vaccinale durante un’emergenza sanitaria come questa, ma è la richiesta del riconoscimento di un atto medico, con la necessaria presa di coscienza e responsabilità; lontano dall'essere definito una attività professionalizzante. «Il nostro non è un "no" al metterci al servizio del nostro Paese in questa emergenza. Noi siamo pronti, come lo siamo da sempre e a tal fine chiediamo la revisione delle incompatibilità previste dal nostro contratto di formazione, bisognoso di modifiche urgenti, date le impellenti problematiche sanitarie che questa pandemia ha manifestato».
Una presa di posizione ferma, quella dei giovani medici, che va oltre la semplice protesta ma anzi offre delle soluzioni, sostenibili e realizzabili. Ora al Governo e ai ministeri la responsabilità di spiegare perché rendere necessario impiegare professionisti in maniera obbligatoria, senza consentire loro la volontaria adesione ad un bando di concorso che ne andrebbe a tutelare e riconoscere l'atto medico compiuto. Che tutta la popolazione veda come propria questa battaglia: la tutela della formazione dei medici oggi è la tutela della qualità della salute di tutti gli Italiani di domani.


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