Lavoro e professione

Contratti, Cimo Fesmed plaude al Patto per il lavoro ma denuncia: aziende sorde sul Ccnl 2016-2018. Per tanti medici valgono ancora le norme di ben 15 anni fa

di Red. San.

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II 98% delle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere è ancora “ferma al palo” nella reale applicazione del contratto chiuso lo scorso anno e che, spesso, applica ancora ai medici le condizioni di 15 anni fa, quelle del contratto 2006-09. Nella maggior parte dei casi, l’accordo di rinnovo del contratto di lavoro 2016-18 resta del tutto inattuato negli ospedali e nelle strutture sanitarie territoriali italiane. La denuncia arriva dal sindacato Cimo-Fesmed, che plaude agli annunci del Governo e al Patto per il lavoro ma in vista dell'incontro tra il ministro della Pa Renato Brunetta e la Cida (Confederazione italiana dirigenti d'azienda) esprime preoccupazione se questa nuova fase contrattuale inaugurata dal Governo pare impostata proprio sulla "valorizzazione della contrattazione integrativa", che «ha già lasciato - avvisa il presidente Guido Quici - ampi margini di disapplicazione alle singole aziende sanitarie, sempre alla ricerca di risparmi sulle spalle dei medici».
L’indagine conoscitiva di Cimo-Fesmed, che ha interessato 142 aziende sanitarie territoriali e ospedaliere, pari al 76% del totale in Italia, è stata mirata a verificare se fosse stata davvero avviata la contrattazione integrativa e se i principali regolamenti fossero stati adottati proprio nell’ottica di attivare, in periferia, il contratto di lavoro della dirigenza medica e sanitaria.
«Dall’indagine emerge con chiarezza - spiegano da Cimo-Fesmed - che la contrattazione integrativa aziendale nell’87,4% dei casi risulta in una fase "iniziale" o "di stallo", nel 10,2% in una "fase avanzata" e per un misero 1,4% delle aziende sanitarie risulta "conclusa". Meno della metà delle aziende hanno provveduto alla costituzione dei nuovi fondi aziendali seguendo le indicazioni del nuovo contratto. È evidente poi che l’applicazione concreta di nuovo contratto di lavoro necessita di una profonda rivisitazione di alcuni regolamenti aziendali che, di fatto, rendono operativo e trasparente un contratto decentrato aziendale.
La ricognizione del sindacato rivela che quasi il 65% delle aziende Non ha adottato un regolamento per le relazioni sindacali; che il 67% non lo ha fatto per l’Organismo Paritetico; che il 77% non ha adeguato il regolamento sull’orario di lavoro; che oltre il 70% non ha attribuito i nuovi incarichi dirigenziali; che il 70% ha aggiornato la graduazione delle funzioni e che sempre un 70% non ha rivisto il regolamento sul conferimento, valutazione e revoca degli incarichi e che il 72% non ha attribuito il valore economico ai singoli incarichi. Alcuni di questi regolamenti sono fondamentali per la valorizzazione dei professionisti la cui componente economica è, come è noto, legata alla confluenza dei fondi tra la dirigenza medica e sanitaria. Ciò che emerge è l’incuria amministrativa nell’assicurare i diritti del contratto ai propri dirigenti medici e sanitari; la scarsa sensibilità delle amministrazioni a valorizzare i professionisti proprio in questa drammatica fase pandemica che li vede particolarmente esposti a condizioni di stress psico-fisico e la volontà di applicare parzialmente, e a macchia di leopardo, solo alcune norme del contratto, magari quelle meno impegnative. Forse perché il procrastinare le applicazioni permette certi margini di risparmio e di dislocazione alternativa delle risorse. E non può essere una scusante la situazione di pandemia, dato che le strutture amministrative hanno potuto riorganizzarsi e funzionare in tutto il Paese attraverso lo smart working, con buoni risultati in generale.
Se dunque la strada del Governo è quella di valorizzare la contrattazione integrativa, Cimo-Fesmed ritiene che sia giunta piuttosto l’ora di responsabilizzare chi deve applicare in periferia i contratti di lavoro e non lo fa. L’unica strada è obbligare le aziende all’applicazione in tempi certi e forma integrale anche dei contratti decentrati, e penalizzare le amministrazioni che non concludono la trattativa. Altrimenti, il Patto per l’innovazione del lavoro e la coesione sociale tra Governo e Confederazioni risulterà una "foglia di fico". Che al momento non incanta un sindacato autonomo come Cimo-Fesmed».


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