Lavoro e professione

Radiazioni ionizzanti, fisici medici garanzia per il paziente

di Carlo Cavedon *

S
24 Esclusivo per Sanità24

Non è pensabile, oggi, un impiego sicuro delle radiazioni ionizzanti in medicina senza l’apporto fondamentale del fisico medico. Il Decreto Legislativo n. 101/2020, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti e che recepisce nel nostro ordinamento la Direttiva Europea 2013/59/Euratom, ha sancito questo principio in modo ancora più chiaro rispetto al passato. L’evoluzione tecnologica delle apparecchiature e l’affinamento dei metodi di analisi, di pianificazione, di ottimizzazione delle procedure hanno raggiunto un livello tale da richiedere in modo inderogabile l’impegno multidisciplinare di più figure professionali.
La figura del fisico non è certo nuova nel panorama medico e delle scienze radiologiche in particolare: la fisica applicata alla medicina ha alle spalle una grande tradizione di innovazione, basti pensare ai premi Nobel attribuiti a fisici per lo sviluppo di metodi quali tomografia computerizzata e risonanza magnetica e alla presenza pluridecennale dei fisici a fianco dei medici negli ospedali. È invece nuovo e in profonda trasformazione il ruolo del fisico medico quale garante nelle procedure che più espongono il paziente al rischio connesso all’uso di agenti fisici, in primis le radiazioni ionizzanti. Un ruolo riconosciuto e regolamentato, in particolare, proprio dal D.lgs. 101/2020.
Un elemento chiave è la formazione, non solo intesa come aggiornamento continuo al proprio interno ma anche verso figure che, pur avendo una minore familiarità con la fisica delle radiazioni ionizzanti, assumono un ruolo fondamentale nell’orientamento del paziente verso il corretto percorso diagnostico e terapeutico. Da una recente ricerca demoscopica commissionata da Aifm - Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitaria - è emerso che una fetta importante di medici di base, ad esempio, non conosce alcuni concetti fondamentali legati all’esposizione a raggi x per fini diagnostici. Lo studio, che ha preso in considerazione medici di base e dentisti, testimonia come solo il 40% degli intervistati abbia conoscenza del D.Lgs. 101/2020 (con un dato maggiore tra i dentisti e inferiore tra i medici di base); tra coloro che lo conoscono, solo il 42% ha seguito un corso di formazione specifico sul decreto.
C’è bisogno di aumentare la consapevolezza, la cultura, la percezione da parte del pubblico della criticità del lavoro del fisico medico e del suo impatto sulla sicurezza delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche che impiegano radiazioni ionizzanti. Abbiamo fatto passi da gigante rispetto al passato: ad esempio, l’attenzione alla dose di radiazioni in radiologia e il modo di pianificare i trattamenti in radioterapia oggi sono lontanissimi dalla situazione di dieci-quindici anni fa. Abbiamo tuttavia molta strada da fare. Innanzitutto, è necessario aumentare il numero di fisici medici che operano nelle strutture sanitarie. La situazione nazionale, paragonata ad alcune realtà virtuose in ambito europeo, è a volte imbarazzante. Dobbiamo anche favorire l’ingresso nel ruolo da parte dei giovani fisici, penalizzato dalla netta disparità tra i percorsi di specializzazione dei medici – tutelati dalla disponibilità di contratti di formazione – e degli altri dirigenti sanitari, tra cui i fisici, che per poter accedere al ruolo sono costretti a intraprendere un lungo percorso di studi post-laurea senza alcun supporto economico.
Il PNRR è l’occasione per mettere a disposizione risorse economiche non solo per il rinnovamento delle apparecchiature, ma anche per assicurare la presenza delle figure professionali indispensabili al loro impiego in sicurezza. Il fisico medico lavora dietro le quinte, ma in sua assenza le indagini radiologiche e le procedure terapeutiche si trasformerebbero in pericolosi salti nel buio, sia per i pazienti sia per gli operatori coinvolti.

* Presidente Aifm


© RIPRODUZIONE RISERVATA