Lavoro e professione

Renzo le Pera (Fimmg): «Dopo la pandemia più vincoli per la categoria ma no alla dipendenza»

di Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore)

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24 Esclusivo per Sanità24

«Rapporto fiduciario e prossimità al paziente: su questo binario la medicina di famiglia deve continuare a muoversi nel prossimo futuro, in un contesto di convenzione con le Asl e mettendo al bando ogni ipotesi di dipendenza. Detto questo, siamo disposti a rivedere una serie di obiettivi assistenziali rendendoli obbligatori per tutta la categoria». Renzo Le Pera è vicesegretario nazionale del sindacato Fimmg e medico di famiglia a Casalecchio di Reno in provincia di Bologna.
Quanto è concreto il passaggio a un rapporto di dipendenza?
Gli assessori, dall'Emilia alla Lombardia, lo stanno valutando. Ma è una proposta inaccettabile e che certo non risolverebbe il problema dello spopolamento della professione. Anzi: proprio questa ipotesi spinge parte dei colleghi ad anticipare il pensionamento andando a ingrossare la gobba pensionistica. Dal punto di vista economico, poi, emolumenti sovrapponibili a quelli dei medici ospedalieri comporterebbero aumenti nei costi del 40-50%. Questi fondi non ci sono, neanche nel Pnrr. Mentre se a voler essere maliziosi si pensa a strutture costruite e poi date in appalto e gestione a gruppi privati, il discorso cambia: si avrebbe una terziarizzazione dell’assistenza sociosanitaria sul territorio, con il rischio molto concreto di case di comunità, previste dal Pnrr, realizzate dal pubblico e poi date in gestione al privato.
Perché la convenzione ostacolerebbe questo disegno?
Il convenzionamento è con il Ssn e non con altri soggetti e questo è un baluardo alla privatizzazione. Poi, qualcuno spieghi perché il venir meno del rapporto fiduciario e della capillarità di presenza sul territorio comporterebbe un vantaggio per il servizio. Gli assistiti, tanto più in vista dell'aumento della cronicità, chiedono un medico di famiglia presente così come del resto è accaduto durante la pandemia.
Sono fioccate anche critiche su colleghi latitanti…
Non dimentichiamo che all'inizio mancavano anche i dispositivi di protezione e che il 40% dei medici deceduti per Covid sono nella medicina generale. Può essere che qualcuno si sia blindato, ma con la vaccinazione questa situazione è venuta meno e anzi per soddisfare le esigenze sia “Covid” sia delle altre patologie abbiamo adeguato o triplicato la nostra attività.
Quindi quale scenario per la vostra professione?
Un'organizzazione in cui convivano da un lato strutture centralizzate come le case di comunità e dall'altro sia favorita la presenza capillare di studi medici dotati di infermieri e di personale che alleggerisca il carico burocratico. Ma servono risorse ad hoc, da cercare nella prossima manovra. Ciò detto, in sede di trattativa siamo disponibili ad affrontare le carenze emerse.
A esempio?
Siamo disposti a rendere obbligatorie nel nuovo contratto le funzioni relative all'assistenza a casa dei pazienti. L’accordo per la medicina generale dà gli stessi obblighi di un rapporto di dipendenza, ciò che cambia è l'autonomia gestionale e il rapporto di fiducia e su questi due fronti non arretriamo.


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