Lavoro e professione

Fiaso: nella legge di Bilancio più risorse alla sanità per investire nelle tecnologie e stabilizzare i precari-Covid

di Giovanni Migliore*

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24 Esclusivo per Sanità24

L’annuncio del ministro della salute Roberto Speranza sul suo impegno per trovare ulteriori risorse per la sanità italiana, già dalla prossima legge di bilancio, ci rassicura e ci fa sperare nella definitiva apertura di una nuova stagione per il Ssn. Le parole del ministro hanno un valore soprattutto perché pongono una questione essenziale, e cioè tornare ad investire sulla sanità non solo attraverso finanziamenti straordinari, come quelli del PNRR, ma con risorse ordinarie, che integrino strutturalmente il fondo sanitario.
Per troppi anni abbiamo dovuto fare i conti con il sottofinanziamento. Malgrado ciò il management della sanità italiana, introducendo una straordinaria e costante innovazione organizzativa, ha garantito la tenuta del sistema, preservandone la qualità e l’universalismo.
Ora le risorse del PNRR ci consentiranno di mettere in cantiere una serie di operazioni, a cominciare dal rinnovamento del patrimonio edilizio e infrastrutturale. Non solo Case e Ospedali di comunità, ma anche Centrali Operative Territoriali per coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari. E ancora, potenziamento della dotazione di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva, ammodernamento dei pronto soccorsi e sicurezza antincendio e antisismica degli ospedali.

C’è poi il capitolo del rinnovo del parco tecnologico ospedaliero, che prevede la sostituzione di TAC, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistemi radiologici, angiografi, mammografi, ecotomografi con una vetustà maggiore di 5 anni, il potenziamento della digitalizzazione dei DEA di I e II livello, l’investimento sulla telemedicina sul territorio per il supporto alla presa in carico delle patologie croniche. Questioni che FIASO, la Federazione delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, ha sempre seguito con particolare attenzione, proponendo già nel 2018 l’istituzione di un fondo straordinario di almeno 5 miliardi l’anno per 5-10 anni, dedicato specificamente alla innovazione, svincolato dalla gestione corrente e aggiuntivo rispetto al FSN. Una proposta per consentire al sistema, tra l’altro, di dotarsi delle migliori tecnologie, e di sistemi informativi adeguati a garantire organizzazione e qualità della assistenza in una cornice di sicurezza e protezione dei dati.

Tutti questi investimenti ci consentiranno, da qui al 2026, di rinnovare significativamente la dotazione infrastrutturale del SSN, adeguandola ai bisogni mutati di cura ed assistenza della popolazione. La scelta del domicilio del paziente come setting privilegiato per la assistenza territoriale e gli investimenti per le COT e la telemedicina a supporto delle patologie croniche ne sono un esempio. Ma per valorizzare adeguatamente uno sforzo di questa portata, avremo bisogno di promuovere processi di cambiamento organizzativo e di ridisegno dei servizi offerti. E questi processi camminano sulle gambe degli uomini. È per questa ragione, e non solo, che abbiamo bisogno di tornare ad investire sul capitale umano, che è la nostra dotazione più preziosa, per consolidare l’innovazione e gestire i processi.

L’emergenza pandemica ha richiesto, e consentito, dopo anni di blocco del turnover, una significativa immissione di personale nei ruoli del SSN. Sappiamo, dai dati trasmessi a fine aprile 2021 dalle Regioni e Province autonome al Ministero della Salute, che nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021 sono stati reclutati 83.180 professionisti ed operatori, 66.029 dei quali con contratti a tempo determinato, quindi non stabili. Vale la pena di ricordare che i 21.414 medici reclutati in quello stesso periodo rappresentano il 21% della forza esistente ad inizio della pandemia, mentre per il 12,5% si tratta di infermieri e le restanti 29.776 unità sono costituite da operatori sociosanitari ed altre professionalità che si sono rese necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state il 12,5% dei medici, il 27,4% degli infermieri, il 23,7% delle altre figure professionali. Dati che confermano, nel complesso, la condizione particolarmente faticosa dalla quale partivamo, visto il prolungato blocco del turnover e il tetto alla spesa per il personale sanitario ancorato al 2004. Basta ricordare che nel 2019, nonostante il riavvio dei rinnovi contrattuali, la spesa per il personale era ancora inferiore a quella registrata nel 2010, con una condizione di marcata sofferenza nelle regioni in piano di rientro. A questo quadro bisogna aggiungere, poi, l’uscita dal SSN per collocamento in quiescenza della generazione degli anni ’50, che sta provocando allarmanti esigenze di turn over per garantire i livelli essenziali dei servizi sanitari e socioassistenziali.

È per tutte queste ragioni che FIASO ha proposto di assumere i 66mila precari della sanità reclutati durante l’emergenza da Covid-19. Dobbiamo colmare una volta per tutte le carenze di organico, disporre di risorse umane per sviluppare i progetti del PNRR e avere la certezza di investire in formazione per personale che resterà stabilmente all’interno delle aziende sanitarie. A questo scopo abbiamo proposto due semplici possibilità, ricorrendo ad un emendamento all’articolo 20 D. Lgs. 75/2017. La prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi è stato reclutato a tempo determinato da aziende ed enti del servizio sanitario, anche attraverso incarichi di lavoro autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa a decorrere dalla data di deliberazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, e abbia maturato al 31 dicembre 2022 almeno dodici mesi di servizio. La seconda estende al 31 dicembre 2024 i requisiti per la stabilizzazione introdotti dalla c.d. Legge Madia e la possibilità, quindi, che siano assunti coloro che sono stati reclutati a tempo determinato da aziende ed enti del servizio sanitario, a decorrere dalla data di deliberazione dello stato di emergenza, e abbiano maturato al 31 dicembre 2024 almeno trentasei mesi di servizio alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale.

L’obiettivo della proposta di FIASO, che ha incontrato il favore e il sostegno degli ordini professionali di riferimento della stragrande maggioranza degli operatori della sanità, medici, infermieri, tecnici di radiologia medica, della riabilitazione, della prevenzione, oltre che operatori delle professioni sanitarie tecniche, punta alla valorizzazione dell’esperienza maturata durante l’emergenza da Covid-19 all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere e al riconoscimento della professionalità e del lavoro svolto da chi è stato reclutato nel corso della pandemia. Ma non stiamo proponendo riconoscenza o gratifiche per quanto fatto in questi 18 mesi da questi professionisti e operatori, che pure avrebbero titolo ad essere parte di questa riflessione, quanto piuttosto un investimento strutturale sul futuro del servizio sanitario nazionale, che non può che essere orientato, prioritariamente, alle risorse umane e al loro rafforzamento. Le assunzioni consentirebbero, lo ripeto, di mettere da parte da subito le carenze di organico determinate da anni di restrizioni della spesa e dall’imbuto formativo, superare la precarietà, soddisfare il fabbisogno organizzativo per lo sviluppo del PNRR, mettere in sicurezza il sistema sanitario di fronte ad eventuali nuove emergenze pandemiche. E ci permetterebbero di programmare e di investire in modo efficace ed efficiente le risorse assegnate alla formazione, destinandole a personale realmente ingaggiato a tempo indeterminato nell’organizzazione del SSN.

Una parte significativa della innovazione che il management della sanità italiana ha introdotto nel corso della emergenza pandemica ha riguardato le risorse umane, con l’abbattimento di barriere professionali e disciplinari ritenute inamovibili, e la pratica della flessibilità organizzativa. Ora dobbiamo portare a sistema quella innovazione, in vista della uscita dalla emergenza e dello sviluppo delle progettualità del PNRR. Solo promuovendo lo sviluppo di nuove competenze saremo in grado di valorizzare tecnologie e infrastrutture e, soprattutto, di migliorare la qualità di ciò che mettiamo a disposizione dei cittadini. Siamo convinti che sia il momento giusto. Perché abbiamo bisogno di mettere il SSN nelle migliori condizioni per affrontare la ripresa dopo l’emergenza pandemica, rilanciandone definitivamente il ruolo. E perché nella opinione pubblica si è diffusa una straordinaria consapevolezza che il SSN è un bene irrinunciabile per la qualità della vita di tutti noi. Fa bene il ministro, quindi, a cercare risorse ulteriori per aumentare il FSN, e noi lo sosterremo con convinzione in questo tentativo.

*Presidente Fiaso - Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere


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