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Nuovi criteri di appropriatezza per i ricoveri in riabilitazione: il punto all'Irccs San Raffaele di Roma

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Il futuro dei percorsi riabilitativi appropriati passa per una codificazione uniforme e flussi informativi omogenei. È quanto emerge dal confronto tra esperti, svolto presso l’Irccs San Raffaele Roma, sui nuovi criteri di appropriatezza per i ricoveri in Riabilitazione.
Si avvicina lo start per la sperimentazione della nuova Sdo (scheda di dimissione ospedaliera) riabilitativa, a cui ha aderito la maggior parte delle Regioni italiane. E si entra nella fase più importante che inciderà sui percorsi assistenziali post acuzie che hanno fatto emergere una pesante disomogeneità nella codificazione e quindi nel flusso dei dati utili alla programmazione sanitaria territoriale.
Perché domanda e offerta siano appropriate e soprattutto rispondenti al miglior percorso riabilitativo possibile per il singolo paziente, «la sfida che ci attende è affrontare al meglio la sperimentazione dell’uso della nuova Sdo – afferma Giovanna Beretta, Presidente Simfer – sarà una fase sicuramente utile e sarà solo un primo passo. Iniziamo dalla compilazione della Sdo, in modo da descrivere dettagliatamente i nostri pazienti. Vediamolo come un momento costruttivo e positivo».
La Scheda di dimissione ospedaliera sarà derimente rispetto a varie questioni. È lo strumento da utilizzare nella fase di passaggio e presa in carico dalle strutture sanitarie che erogano assistenza nella fase acuta a quelle che dovranno poi occuparsi della fase di riabilitazione; rappresenta un passaggio importante che incide non solo sulla qualità del percorso assistenziale riabilitativo ma anche sulla gestione sanitaria delle strutture, sui costi e sulle tariffe del Sistema.
«La Sdo riabilitativa è una novità per gran parte del territorio, ma è uno strumento adottato già da anni nel Lazio e di recente dall’Emilia Romagna, può consentire di definire il quadro reale della situazione, secondo parametri comuni – spiega il Direttore scientifico dell’Ircss San Raffaele Roma, Massimo Fini – la parola chiave è omogeneità. Le Sdo, permetteranno di utilizzare un unico linguaggio, potranno offrire un flusso di dati sovrapponibili, sulla cui base potranno poi essere verificati e praticati i nuovi criteri di appropriatezza dei ricoveri, in considerazione delle esigenze reali».
Il confronto continuerà e il prossimo appuntamento farà il punto sul Manuale di compilazione delle Sdo.


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