Lavoro e professione

Quarantene da rivedere, la richiesta dei pediatri di famiglia per scongiurare effetti sulla psiche dei bambini

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Pur consapevoli delle giuste cautele utili a limitare il contagio fra i bambini e gli adolescenti e della necessità di non sottovalutare l’infezione da Sars-CoV2, anche in questa fase in cui prevalentemente circola la variante Omicron, i Pediatri della Società italiana delle cure primarie pediatriche ritengono che l’attuale sistema delle quarantene scolastiche sia profondamente da rivedere». Così i pediatri Sicupp si uniscono al coro delle richieste, ormai guidato dagli stessi vertici del ministero della Salute, in vista di una profonda semplificazione delle regole che tengono a casa i bambini. «Attualmente la pandemia - spiegano - vede un numero estremamente alto di bambini sani che vengano relegati in casa per successive quarantene scolastiche o familiari. Questi periodi di isolamento sociale preoccupano molto noi pediatri di famiglia: stiamo vedendo un allarmante aumento di disturbi della sfera psichiatrica (ansia, depressione fino all’autoisolamento sociale) e cognitiva degli adolescenti e dei bambini. Particolarmente in difficoltà sono poi i bambini con bisogni speciali e le loro famiglie. Le quarantene ostacolano i percorsi terapeutici dedicati ai disturbi del neurosviluppo (quali autismo, ritardo dello sviluppo in età evolutiva, ritardo del linguaggio, iperattività, deficit dell’attenzione), ai disturbi psicologici e psichiatrici e alle patologie croniche dell’infanzia, senza considerare che ostacolano la campagna vaccinale. La Dad d’altro canto sta accentuando i problemi di apprendimento e di limitazione culturale nei ragazzi e crea non poche difficoltà nelle famiglie coinvolte, di natura logistica ed economica».
L'attuale normativa - che dovrebbe avere i giorni, se non le ore, contati - prevede regole molto eterogenee nelle Regioni sulla chiusura delle classi della scuola primaria, allorché sia stato registrato un determinato numero di bambini con tampone positivo senza distinzioni basate sullo stato vaccinale o sullo stato immunologico acquisito da pregressa infezione. Questo è in contrasto con considerazioni scientifiche, oltre che di buon senso, che consiglierebbero invece che i bambini immuni per malattia o in quanto vaccinati, possano continuare le attività scolastiche.
I pediatri di famiglia chiedono quindi «sostanziali modifiche» delle norme di quarantena al fine di ridurre i tempi di isolamento dei bambini.
Proponiamo quindi:
• Uniformare le norme che regolano le quarantene scolastiche con quanto previsto in caso di contatto stretto in ambito extrascolastico.
• Applicare anche ai bambini della scuola primaria quanto previsto per le scuole superiori, in particolare per i soggetti vaccinati con due dosi o guariti dalla malattia, permettendo loro di continuare ad andare a scuola in autosorveglianza.
• Semplificare fortemente o addirittura eliminare le modalità di identificazione dei positivi nella popolazione asintomatica in età pediatrica scolare, dove la metodologia del T0 -T5 (tampone per tutti i componenti di una classe al primo caso positivo al giorno 0 e al giorno 5) applicata nei mesi autunnali si è rivelata fallimentare nel controllo della diffusione dell’infezione. Tramite l’autosorveglianza si potrebbero fare i tamponi solo ai soggetti che presentassero dei sintomi.
• Accorciare gli isolamenti protratti fino a 21 giorni, come già accade in altri Paesi (es. USA e Gran Bretagna), poiché la letteratura scientifica sostiene che oltre i 10 giorni è improbabile essere contagiosi, seppur rimanendo positivi al tampone molecolare.
• Permettere il ritorno a scuola con il solo referto di un tampone negativo, dopo quarantena, ma anche dopo positività, senza necessità ne di liberatoria da parte del Dipartimento di Prevenzione ne di certificato del medico.
Così - concludono i pediatri - si limiterebbero i disagi delle famiglie determinate da quarantene prolungate e da un complesso sistema di monitoraggio (per es. lunghe attese per un tampone, con conseguente ricorso alle strutture private a pagamento) e si limiterebbe la burocrazia affidata al Pediatra di famiglia e al Mmg, facilitando un ritorno alla normale attività di prevenzione e di cura delle patologie acute (non solo Covid) che in questo momento vengono seguite con estrema difficoltà per l’enorme carico di lavoro, determinato da quella che potremmo chiamare “burocrazia Covid”. Si permetterebbe inoltre, cosa più importante, ai bambini e agli adolescenti di avere una vita scolastica e sociale quanto più possibile vicina alla normalità.


© RIPRODUZIONE RISERVATA