Lavoro e professione

Il reclutamento di personale e la messa a disposizione di alloggi

di Stefano Simonetti

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24 Esclusivo per Sanità24

Le persistenti e diffuse criticità di reclutamento del personale sanitario diventano a volte insormontabili quando situazioni locali o contingenti non offrono la necessaria “attrattività” a medici e infermieri: si possono segnalare i casi-limite del Molise che non riesce a reclutare ginecologi non obiettori e della Valle d’Aosta che ha istituito una specifica indennità denominata, appunto di "attrattività". Tra i molteplici strumenti cui le Regioni e le aziende sanitarie fanno ricorso, esiste anche la possibilità di favorire l’arrivo di medici e infermieri mediante la messa a disposizione di appartamenti o foresterie variamente denominati.
La problematica di fornire alloggi di servizio non è affatto nuova, visto che già 18 anni fa il Ccnl della ex Area IV del 10.2.2004 prevedeva all’art. 22, comma 4 questa clausola: “L’azienda, con oneri a proprio carico, può disciplinare per speciali esigenze connesse al particolare tipo di mansioni svolte da categorie di dirigenti previamente individuate l’uso di alloggi di servizio”. Identica norma era già stata prevista per il comparto dall’art. 27, comma 4 del Ccnl del 20.9.2001, quando la Sanità versava in una grave crisi di reperimento di infermieri. Per cercare un precedente sul campo si può ricordare, ad esempio, che nel 2016, previo accordo tra i comuni dell’isola e la Asl Toscana nord ovest, vennero previste foresterie particolari per attrarre medici all’Elba, rimasta completamente priva di alcune discipline.
Nell’ambito di tali strategie, diciamo "abitative", si sono manifestate di recente tre situazioni che sembrano interessanti da evidenziare. La prima è stata bocciata dalla Corte dei conti, la seconda è in fase di attuazione e la terza è contenuta in un disegno di legge.
Una recente deliberazione della Corte dei conti ha fornito una risposta - oggettivamente scontata - ad uno specifico quesito inoltrato da un Comune lucano. Si tratta del parere rilasciato dalla sezione di controllo per la Basilicata con deliberazione n. 1/2022/PAR del 3 febbraio 2022. Il Comune aveva chiesto se fosse possibile utilizzare i proventi derivanti dalle estrazioni petrolifere per il pagamento delle spese di locazione in favore del personale ospedaliero che decida di trasferirsi in loco. La soluzione proposta era di mettere direttamente in busta paga questi emolumenti. La sezione ha risposto ovviamente in termini negativi anche perché è assolutamente consolidata la giurisprudenza in relazione alla interpretazione rigorosa degli artt. 2, comma 3, 24, comma 3 e 45 del d.lgs. 165/2001.
Considerato che esistono risorse eterofinanziate e che la valenza sociale dell’operazione è indiscutibile, perché la Regione non affitta appartamenti da destinare ai medici e agli infermieri in questione, prevedendo, semmai, un contributo diretto a loro carico ? Il modello di riferimento potrebbe essere quello adottato dalle Adisu di tutta Italia per fornire alloggi agli studenti universitari fuori sede.
Il secondo caso assume contorni veramente singolari. Nel territorio della Asp di Agrigento c’è un ospedale che praticamente non ha più medici, in particolare pediatri. Riferisce il "Venerdì" di "La Repubblica" del 25 febbraio scorso che, grazie all’interessamento di due cittadini argentini che si sono trasferiti lì, è nata una catena di informazione sui social che partiva dalla particolarissima situazione locale laddove, per frenare lo spopolamento, le antiche dimore disabitate vengono cedute al prezzo simbolico di 1 euro. In poco più di un mese alla e-mail del Comune di Mussomeli sono arrivate migliaia di candidature di medici argentini pronti a trasferirsi, dall'oggi al domani, in un borgo che conta appena diecimila abitanti, nella evidente certezza di poter contare su di uno stipendio praticamente al netto dei costi abitativi. Sembra che la Asp stia ora preparando un avviso per la manifestazione di interesse e per selezionare l’enorme numero di possibili candidati.
La terza segnalazione riguarda, come detto, una possibile futura norma che è contenuta nel Ddl approvato il 10 marzo scorso dal Consiglio dei ministri con il titolo "Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane ". Nell’art. 7 relativo alla “Sanità di montagna" si legge nel comma 2 che "al fine di contenere l’impegno finanziario connesso al trasferimento in comune montano di cui all’articolo 2, a decorrere dal 2023, a coloro che prestano servizio in strutture sanitarie e sociosanitarie di montagna e prendono in locazione un immobile ad uso abitativo per fini di servizio è riconosciuto annualmente, nei limiti delle risorse disponibili, un credito d’imposta pari al minor importo tra il sessanta per cento del canone annuo di locazione dell’immobile e l’ammontare di euro 2.500". La previsione è interessante, ma forse in sede di discussione del Ddl potrebbe essere estesa anche alla Sanità nelle piccole isole.
Le tre situazioni sono piuttosto diverse l’una dall’altra ma, in ogni caso, costituiscono dei tentativi per uscire dalla ormai insostenibile difficoltà di reclutamento in alcuni territori o ambiti lavorativi e potrebbero segnare la strada per interventi più strutturati e coordinati; ad esempio, questa sistematicità potrebbe trovare accoglienza tra le "Proposte per contrastare la carenza di personale" che la Conferenza delle Regioni ha elaborato a novembre.


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