Lavoro e professione

Scuole di specializzazione, le cause dell'abbandono e i possibili rimedi per contrastarlo

di Cristina Giannattasio *

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24 Esclusivo per Sanità24

Conosciamo da pochi giorni la data della prova nazionale di accesso alle Scuole di specializzazione, il 26 luglio, e, dopo questi ultimi due anni così complessi, ci pare opportuno fare qualche considerazione sul tema. Un fenomeno in particolare sta assumendo dimensioni importanti ed è quello dell’abbandono del corso scelto, dopo il primo anno. In tanti decidono di rifare la prova di ammissione per iscriversi a una diversa Scuola di specializzazione. I motivi di questo ripensamento possono essere molteplici. Di certo incide il meccanismo attraverso cui si accede alle Scuole: la graduatoria unica che scaturisce dalla prova nazionale assicura solo a chi si colloca ai primi posti la possibilità di intraprendere il percorso per la specializzazione in cima ai propri desideri e di farlo nella sede maggiormente gradita. Gli altri si troveranno a dover scegliere e nella valutazione un peso specifico maggiore lo ha la branca per la quale ci si sente portati, ma non sono una variabile ininfluente, tra le altre, i costi da sostenere per spostarsi nella sede in cui si trova la Scuola.
Se si analizzano anche le scelte fatte in seconda battuta dagli specializzandi, ci si rende conto, tuttavia, che il problema è più profondo. I limiti legati al meccanismo della prova nazionale non possono spiegare, infatti, il radicale cambio che tanti compiono, passando da una specializzazione a un’altra di tutt’altro genere. Sembra quasi che si tratti di incertezza, di mancanza di un preciso orientamento rispetto al proprio futuro professionale, cosa che è difficile da spiegare in giovani che hanno affrontato il lungo e fitto percorso di studi che porta alla laurea in Medicina.
Un altro elemento da tenere nella giusta considerazione è l’esperienza legata all’emergenza pandemica. Potrebbe, in prima analisi, rientrare nelle conseguenze di quanto vissuto negli ultimi due anni il fatto che le Scuole di specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza e in Anestesia, Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore siano diventate meno ambite. È vero, si tratta delle aree che maggiormente hanno dovuto fare i conti con l’accresciuto carico di lavoro, ma questo dipende da fattori contingenti, come appunto l’eccezionale situazione di emergenza, e dai modelli organizzativi. Ci può essere un problema di carichi di lavoro particolarmente gravosi e di conseguente senso di fatica che – come dimostrano anche alcune indagini – è aumentato tra i medici durante la pandemia: è giusto tenerlo in considerazione ed è doveroso affrontarlo con l’aiuto di specialisti come gli psicologi, ma non credo possa diventare la causa preponderante della scelta del percorso di specializzazione.
Quello che a mio parere occorre è mettere i giovani laureati in Medicina nelle condizioni migliori per poter decidere il loro futuro ed evitare che debbano perdere un anno della loro vita in una Scuola di specializzazione che non è quella che vorrebbero frequentare.
All’Università di Milano-Bicocca abbiamo voluto organizzare un Open day, martedì 14 giugno 2022, nella sede di Monza, per presentare tutta l’offerta di corsi di specializzazione che, quest’anno, si arricchisce di due novità: Medicina di comunità e Medicina e cure palliative, quest’ultima di recente istituzione. Tale proposta non ha l’ambizione di risolvere le difficoltà che in questi anni le Scuole di specializzazione, un po’ ovunque, hanno riscontrato, ma può rappresentare un contributo perché l’obiettivo di questa iniziativa è proprio fornire indicazioni puntuali agli specializzandi, in maniera tale che la loro scelta possa essere consapevole e sorretta da una forte motivazione.

* referente Scuole di specializzazione Area sanitaria dell’Università di Milano-Bicocca


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