Lavoro e professione

Chiropratici: uniformare la legislazione italiana agli standard mondiali sulla laurea magistrale

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Portare a termine la regolamentazione della professione negli stati europei. Questo l'impegno scaturito dal meeting della European Chiropractors' Union che riunisce le associazioni nazionali dei dottori chiropratici dei paesi europei e che si è tenuto in questi giorni a Utrecht, nei Paesi Bassi. L'Associazione transnazionale ha auspicato che la legislazione italiana possa conformarsi al più presto agli standards mondiali attraverso la definizione del percorso di studi del dottore chiropratico, che richiede la laurea magistrale con un minimo di cinque anni di studi. Al momento, insieme all'Italia, i fanalini di coda nel percorso del riconoscimento giuridico della professione sanitaria del chiropratico, restano la Spagna e la Grecia, che confermano il gap dei paesi dell'area mediterranea, in netto contrasto con le norme europee che regolano e disciplinano il lavoro e la libera circolazione dei professionisti all'interno dell'Ue.

"I dottori chiropratici italiani attendono dal 2007 che il percorso di riconoscimento della professione venga a compimento con il riconoscimento del percorso di studi che non può che essre la laurea magistrale – spiega il presidente dell'Associazione Italiana Chiropratici, John Williams – facciamo ancora una volta appello al ministro della Salute Roberto Speranza e al premier Mario Draghi, affinché, con la fine dell'emergenza della pandemia, anche in Italia si possa finalmente arrivare ad armonizzare la legislazione secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di professioni sanitarie. I benefici della chiropratica in termini di minori costi per il sistema sanitario rispetto a minor impiego di farmaci e operazioni chirurgiche è ampiamente dimostrato in letteratura scientifica nei paesi dove la regolamentazione è compiuta. È inconcepibile, infatti, che una normativa così importante e vitale venga di continuo ignorata a discapito di un numero sempre crescente di pazienti che hanno il diritto di affidarsi a professionisti laureati e competenti, come avviene nel resto del mondo".

Il censimento degli studi di chiropratica italiani
L'Associazione Italiana Chiropratici che dal 1974 si prefigge l’obiettivo di tutelare il paziente e la professione stessa dal fenomeno dell’abusivismo, rileva che nel 2022 in Italia sono attivi 356 studi professionali dove operano i dottori Chiropratici laureati secondo gli standard internazionali.In Italia, dunque, c'è uno studio professionale ogni 366 mila abitanti, in netto contrasto con il dato USA, dove sono in attività oltre 70 mila dottori chiropratici con un rapporto tra professionisti e popolazione pari a uno ogni 4.700 abitanti.

Lo spaccato geografico della chiropratica in Italia: il divario Nord -Sud
In Italia la presenza di chiropratici è nettamente maggiore nelle regioni del centro nord, con il primato della Lombardia dove si contano ben 92 studi professionali, seguita dalla Toscana con 54 e dall'Emilia Romagna con 32. Subito dopo il Piemonte e le Marche, rispettivamente con 29 e 26 centri e il Veneto con 22. La classifica di presenza territoriale prosegue con la Liguria che ne annovera 16, il Lazio e la Sardegna con 14, la Puglia 10, la Campania con 9, il Friuli Venezia Giulia con 8, la Calabria 7, il Trentino Alto Adige e la Sicilia con 6. Chiudono la classifica l' e l'Umbria con 4, l'Abruzzo con 3, e il Molise con un solo studio.

La "fuga dei cervelli
"
Secondo i censimenti periodici dell'AIC, ogni anno, oltre la metà degli studenti italiani che frequentano i corsi di livello universitario all'estero non fanno rientro in Italia. Si tratta di professionisti laureati, che hanno svolto dai cinque agli otto anni di formazione universitaria negli istituti accreditati esteri. Per svolgere la professione in Italia, i laureati affrontano un ulteriore percorso di abilitazione: il Graduate Education Programme (GEP), promosso dall'Associazione Italiana Chiropratici, che raggruppa il 70% dei chiropratici attivi a livello nazionale. I motivi di questa emorragia di studenti e dunque di futuri professionisti sanitari è dovuta proprio al mancato riconoscimento del percorso formativo secondo gli standard internazionali, che prevedono una laurea magistrale quinquinnale. L'incertezza normativa in cui è ancora relegato il percorso formativo del Chiropratico è anche il principale motivo che ha spinto alcuni dei maggiori enti internazionali accreditati dal World Federation of Chiropractic a rinunciare agli investimenti nel sistema formativo italiano, anche se già precedentemente stanziati e annunciati.

Dal 2015, l'81% degli studenti che hanno partecipato al Graduate Education Programme (GEP) sono stati di nazionalità italiana. Un'inversione di tendenza rispetto al quinquennio precedente, anche se, in termini assoluti, si nota come in Italia la Chiropratica sia nettamente al di sotto della media internazionale per numero di professionisti attivi. Il GEP è uno percorso formativo nato per garantire ai pazienti il più alto standard possibile rispetto alle prestazioni sanitarie dei colleghi che si apprestano a intraprendere la professione di chiropratico in Italia. Assicurare che l’esercizio della chiropratica sia riservato solo a coloro che siano in possesso di un titolo di studio riconosciuto dalla World Federation of Chiropractic (Federazione Mondiale di Chiropratica) è uno dei requisiti essenziali a garanzia dell'alta professionalità.


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