Lavoro e professione

Pnrr, pensioni e fuga dagli ospedali: un'alleanza tra medici per un'attività integrata ed efficiente

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Presidente della FNOMCeO , la Federazione che riunisce tutti gli Ordini provinciali dei medici, ha affermato recentemente (15 luglio ) che l’organismo rappresentativo della categoria non è mai stata coinvolto, in alcun momento, alla formulazione del Documento per l’attuazione dell’importante “ Fascicolo Sanitario Elettronico”. “ Al contrario laddove interpellata, aderendo alle previsioni di legge, avrebbe potuto fornire appropriate informazioni nonché utili suggerimenti, evitando sottolineature non reali ed infondate ”. Tralasciamo le affermazioni, veramente improvvide, di alcune settimane fa, da parte dell’Assessore lombardo, Letizia Moratti, sulle supplenze degli infermieri per contrastare la carenza dei MMG, che hanno sollevato un vespaio di polemiche da parte di medici, infermieri, sindacati e politici. Ma l’assenza di qualunque coinvolgimento dei medici nelle scelte programmatiche e fattuali della sanità è una costante che pone sempre più ai margini della professione una forza lavoro ed intellettuale di grande esperienza e capacità. Ma forse anche dal male, qualche volta, può nascere il bene. Perché, anche se può essere produttivo portare avanti un giusto rapporto sinergico tra medici e infermieri, indipendentemente dalla volontà dell’Assessore lombardo, questo non basta se non vediamo quello che succede, prima di tutto in ambito medico. Una considerazione necessita fare prioritariamente, per chiarire il contesto del problema : la fuga dei medici.

Già dal conto annuale del Tesoro del 2019 risultava che il 2,9 % dei medici ospedalieri avesse deciso di dare le dimissioni, con picchi in alcuni settori come quello dell’emergenza, dove il problema dei turni troppo pesanti e non sicuri a tutela dei medici stessi, ha un peso ancora più rilevante

Nel triennio 2019-2021, ogni anno, sono andati in pensione circa 4.000 medici specialisti per un totale di 12.000 camici bianchi. Nel triennio 2022-2024 andranno in pensione circa 10.000 medici Nelle corsie si aggiunge, al pensionamento, anche il fenomeno della fuga dagli ospedali. Risulta, infatti, che dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9.000 camici bianchi per dimissioni volontarie.

Nel 2021 sono andati in pensione 3.061 medici di famiglia. Nel 2022 getteranno la spugna altri 3.257. E a questi numeri vanno aggiunti quelli relativi alla continuità assistenziale e alla pediatria. Sempre in due anni andranno in pensione infatti 678 guardie mediche e 749 pediatri di libera scelta. Nel frattempo i ruoli, le professionalità dei medici tendono ad essere suppliti da cooperative, da agenzie di servizi, che non posseggono ne titoli ne garanzie per una corretta professionalità. Il pericolo della perdita di ruolo del campo medico diventa sempre più attuale. Oberati da competenze amministrative che pongono i professionisti della materia amministrativa ad assumere un ruolo prevaricante e di controllo a scapito dei medici, costretti da un imperio organizzativo da cui restano totalmente estranei, i medici, come i capponi di Renzo, però, si beccano fra loro. Medici di medicina generale imputano agli specialisti l’arroganza della gestione del malato. Gli ospedalieri parlano dei generalisti come dei superficiali solo pronti ad inviare al pronto soccorso qualunque paziente senza nessuna valutazione di necessità.

Le organizzazioni sindacali e professionali danno corda a questi contrasti e mala gestione del ruolo medico. Si può continuare a sperare in qualche miracolo mantenendo inalterato il potere arrogante di alcuni a contrasto con altri ? Ritenere che la propria “casa” sia la migliore e più forte, e non vedere la riduzione del peso di una professione assolutamente unica ? Questa grave realtà, che si proietta anche su i cittadini e sul servizio sanitario, dovrebbe suggerire , invece, da subito, una fase di raccordo fra i medici delle strutture ed i professionisti in convenzione, indipendentemente dal ruolo da essi svolto. Una vera e propria “alleanza” con cui le organizzazioni sindacali e professionali possano valutare i passaggi e i termini di attività più possibilmente integrata e non contrapposta, come sfortunatamente avviene.

Dovrebbe aprirsi un dialogo iniziando dai termini contrattuali e convenzionali delle diverse professioni. Essere gli stessi medici, assieme, ad indicare i criteri dei processi e degli interventi propri di ognuno. Proporre una sorte di compensazione reciproca e concordata dei vari momenti di intervento sanitario. Gestire l’esistente e soprattutto il futuro : 1.350 Case della Comunità, 400 Ospedali della Comunità, 600 Centrali Operative territoriali, l’acquisto di 3.300 nuove apparecchiature, la creazione di 7.700 posti letto tra terapie intensive e sub intensive nonché l’attivazione di corsi di formazione per 300 mila dipendenti sulle infezioni ospedaliere. Vogliono lasciare ai burocrati e ad altri, come è stato il caso del Fascicolo Sanitario Elettronico, stigmatizzato dal presidente FnomCeo Anelli, anche queste realtà? Soprattutto in una fase di grande incertezza politica, come l’attuale, appare necessario ed essenziale promuovere ed accettare il dialogo, confrontarsi e non dividersi, così come auspicato in aprile dallo stesso Anelli nella Conferenza sulla “Questione Medica” organizzata dalla Fnomceo. Si tratta verosimilmente dell’ultimo atto di volontà per la sopravvivenza di una professione che vede sempre più scomparire il proprio ruolo sociale. Ricordiamoci che i capponi di Renzo, entrambi, sono finti in pentola !


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