Lavoro e professione

Medici pensionati: fronte per un grande impegno

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Dal Bilancio 2021 dell’Enpam, l’istituto previdenziale di tutti i medici, risulta che i medici e gli odontoiatri iscritti all’Enpam sono 368.902, il quattro per cento in più rispetto a dieci anni fa. I pensionati sono i 143.210, fra cui 101.240 medici ed odontoiatri e 41.970 familiari superstiti (in maggioranza vedove).
L’analisi delle classi pensionande è strettamente correlata a quella dei soggetti che effettivamente accedono al pensionamento. Il confronto con il 2016, anno di riferimento statistico prodotto dall’Ente, mostra come sia cresciuto il numero dei nuovi pensionati rispetto al totale degli iscritti che compongono la classe pensionanda. In particolare, nel 2016 solo il 10 % degli iscritti con i requisiti si pensionava effettivamente. Mentre, nel 2021 la platea dei nuovi pensionati rappresenta il 23 % della classe pensionanda, con un aumento del 130 %. Pertanto, il combinato incremento della classe pensionanda (+45 %) e della propensione al pensionamento (+130%), determina la forte crescita dei nuovi pensionamenti, che dal 2016 al 2021 sono aumentati del 241%.
Nello specifico a fronte degli iscritti al Fondo A (la totalità dei medici iscritti agli Ordini) circa 373 mila sono presenti 143 mila pensionati, di cui 101 mila titolari e 42 mila superstiti.
Di questi è quantificato che i già iscritti per la medicina generale siano 26 mila medici e 16 mila superstiti. Per la specialistica ambulatoriale e esterna sono presenti circa 13 mila medici pensionati e 10 mila superstiti.
Dal confronto di queste cifre risultano, poi, che siano circa 76 mila i trattamenti pensionistici di sanitari e loro superstiti, provenienti dal settore della dipendenza, di cui 60 mila pensionati e 16 mila superstiti.
Nel prossimo futuro (tre anni) questi numeri sono destinati ad incrementarsi ulteriormente prevedendo l’uscita dal mondo del lavoro di almeno 10 mila medici dipendenti e 5000 medici in convenzione fra medicina generale e pediatria.
Da questi numeri, di grande valenza, si può rilevare che l’interesse della categoria debba proiettarsi in forma concreta, oltre, come è necessario, verso coloro che svolgono attivamente la loro prestazione professionale con il rinnovo dei contratti e delle convenzioni, anche verso i sanitari che hanno lasciato il loro rapporto lavorativo sia convenzionato che di dipendenza.
Da un punto di vista emozionale magari, si potrebbero sviluppare delle "sessioni motivazionali" o dei meeting appositi per aiutare tutti i professionisti che si avvicinano alla pensione ad accettarla nel miglior modo possibile. Quindi trasmettere le loro competenze ai nuovi arrivati, così che possano farne tesoro ed essere ancora più preparati. Sul versante normativo ed economico queste categorie, e anche i loro superstiti, abbisognano, invece, di un grande supporto di assistenza per conoscere le condizioni a cui sono soggetti, i limiti dei loro diritti e soprattutto le ricadute fiscali dei loro trattamenti. continuino ad essere soggetti alle stesse condizioni ed aliquote dei redditi da A questo riguardo risulta, ancora oggi, particolarmente stridente che i redditi da pensione lavoro. Le pensioni, ricordiamo, sono frutto degli abbondanti contributi prodotti dallo stesso lavoratore nel tutto il percorso lavorativo, e vedersi taglieggiati, dopo tanti anni di versamenti, per una pensione solo frutto del proprio lavoro, appare assolutamente immorale. Altro fronte di sofferenza, in particolare per i medici dipendenti (Inps,ex Inpdap), è la riduzione ulteriore degli importi pensionistici originari in caso di superstite con altri redditi. Una vera e propria ruberia. Senza parlare delle sforbiciate delle così dette "pensioni d’oro", sempre in agguato; dei ritardi biblici previsti per le liquidazioni; dei tassi di interesse richiesti per i prestiti da parte dello stesso istituto previdenziale; della mancanza di qualsiasi assistenza integrativa e di sostegno al reddito. E, per finire, del recupero dall’inflazione, lasciato a una "perequazione automatica" davvero mortificante, che invece di sostenere il reddito da pensione ne fa solamente perdere il valore.


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