Lavoro e professione

Verso il voto/ Cida: serve una riforma che restituisca centralità al paziente

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24 Esclusivo per Sanità24

“La pandemia ha messo a nudo la fragilità del nostro sistema sanitario, facendo emergere tutte quelle criticità di cui troppo spesso si è discusso senza mai trovare una soluzione idonea, e ha anche dimostrato come la salute pubblica incida profondamente sui processi produttivi del nostro Paese” Lo afferma Stefano Cuzzilla, presidente di CIDA che in vista delle elezioni politiche affida un messaggio a partiti e coalizioni che si sfidano: “Il Servizio sanitario nazionale richiede una ristrutturazione. Occorre pensare a un sistema che ponga al centro della riflessione il cittadino e i suoi bisogni in una società che tende ad invecchiare e che, di conseguenza, fa crescere la domanda di prestazioni. Questo evidenzia i limiti, anche di sostenibilità economica del SSN, e la conseguente necessità di rendere maggiormente sinergico il rapporto tra sanità pubblica e privata. Bisogna riconoscere il ruolo determinante svolto dai Fondi di assistenza sanitaria integrativa al fine di garantire la qualità delle prestazioni ed intercettare il cosiddetto “out of pocket” sostenuto dal cittadino. In quest’ottica, la sanità deve occupare un ruolo fondamentale nel dibattito politico, avendo sempre presente la necessità di rendere davvero equo, accessibile e universale il diritto alla cura” .
Per questo CIDA e le sue Federazioni CIMO-FESMED (medici del SSN) e Federazione 3° Settore (sanità religiosa) lanciano un appello alle forze politiche affinché il futuro Governo punti sulla centralità della Sanità in ottica di tutela del cittadino e crescita del Paese.
“Il prossimo governo dovrà intervenire con decisione per rimettere in sesto un Servizio sanitario nazionale compromesso da dieci anni di tagli irrazionali, a cui la pandemia ha inferto il colpo finale – dichiara Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED e vicepresidente CIDA - Come emerso dal nostro dossier “Sanità: allarme rosso”, tra il 2010 ed il 2020 in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso, sono stati tagliati 37 mila posti letto e persi oltre 29 mila professionisti. Sono anche queste le cause di liste d’attesa interminabili e di condizioni di lavoro estenuanti per gli operatori sanitari, che stanno fuggendo in massa dalla sanità pubblica. Senza un cambio di passo, il Servizio sanitario nazionale è destinato al fallimento: la politica intende evitarlo o meno?”
“Nel dopo pandemia sono ancora più evidenti le debolezze del nostro Ssn e la necessità di ripensare al ruolo della sanità religiosa no profit convenzionata, da valorizzare come componente essenziale del Servizio sanitario nazionale - dichiara Michele Gallina, Presidente della Federazione 3° Settore CIDA -. In considerazione dei tagli sconsiderati in sanità, come anche messo in evidenza efficacemente dal collega della Cimo, chiediamo una maggiore attenzione e considerazione da parte degli organi di Governo ed un aumento significativo delle risorse economiche da allocare anche alla sanità privata accreditata, oltre ovviamente al servizio pubblico”.


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