Lavoro e professione

Nuove competenze sulla telemedicina per il risk manager in sanità

di Flaviano Antenucci *

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24 Esclusivo per Sanità24

L’unico vero punto fermo dell’anno che è appena iniziato, per quello che riguarda gli investimenti in sanità, è che sicuramente il Pnrr finanzierà il potenziamento della telemedicina, mentre sul flusso ordinario dei conferimenti è ipotizzabile qualche ulteriore taglio di risorse. Ma la telemedicina – come ogni nuova opportunità – porta con sé nuovi rischi e nuovi pericoli, laddove il rischio è nient’altro che una connotazione dell’attività, e deve essere gestito, mitigato, ma anche e soprattutto riconosciuto e valorizzato (anche economicamente), e il pericolo è invece un insieme di aspetti da evitare fin dalla progettazione dei servizi sanitari a distanza. La telemedicina, infatti, così come se ne sta parlando in questo momento, amplierà l’arco terapeutico durante il quale è il sistema sanitario a essere responsabile di ogni accadimento nella salute del paziente. Quanto ai pericoli, è fin da ora possibile indicarne tre: accentramento, automazione e moltiplicazione dei touch point (i punti di contatto durante il rapporto di cura).
I nuovi rischi chiamano il risk manager a nuovi ambiti e metodologie, a maggiori competenze durante la gestione dei servizi, ma i pericoli lo chiamano ad un ruolo ulteriore ed impellente. La coscienza dei pericoli deve portare il risk manager in squadra fin dalla progettazione dei servizi a distanza, perché diversamente gestirne gli esiti non sarà sufficiente. Per questo motivo nel master Cineas – Consorzio universitario senza fini di lucro che si occupa di formazione manageriale anche in materia di gestione dei rischi in sanità - in Hospital risk management, che ha una tradizione ventennale e inizierà a marzo 2023, sono stati inseriti argomenti relativi ai rischi e alle responsabilità della telemedicina, al fine di introdurre un laboratorio di confronto tra professionisti di elevata esperienza su questi nuovi temi di frontiera.
Negli orientamenti delle varie regioni si evidenzia che i servizi sanitari a distanza potranno essere utilizzati, tra le altre prestazioni, ad esempio per:
• i follow-up oncologici;
• la parziale remotizzazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali non operative, legate più alla revisione di risultanze diagnostiche o a colloqui a fini anamnestici o clinici;
• sostituire o ritardare nel tempo gli accessi nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) per gli anziani ancora autosufficienti, ma bisognosi di monitoraggio.
A questi orientamenti di utilizzo della telemedicina, si affiancano un florilegio di offerte digitali di fornitori di servizi complementari alla sanità, che portano la loro esperienza, le loro infrastrutture, ma anche i loro metodi, spesso concentrati su un tipo di efficientamento che mal si adatta alla sanità. Quest’ultima, infatti, non può accontentarsi di gestire gli eventi avversi annoverandoli come situazioni di insoddisfazione del cliente. È bene che da subito si pensi a moduli comunicativi nuovi, anche nel rapporto con il paziente, per coinvolgerlo attivamente nel percorso di cura e assistenza. Non più un paziente-cliente al centro del servizio sanitario come per qualsiasi altro servizio, ma attore del proprio team di cura.
La straordinaria opportunità di progettare una nuova tipologia di servizi e di operatività è anche l’occasione per creare cure più sicure, a patto di riconoscere la necessità di responsabilità più ampie e multidisciplinari, con il chiaro fine di ottenere da subito servizi eccellenti.

* Docente Cineas del master in Hospital risk management


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