Lavoro e professione

Con il Milleproroghe medici e pediatri in convenzione sino a 72 anni

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Mentre si parla, da tempo, delle unità di cure primarie nate anni fa negli ambulatori, di cure primarie dei prefestivi, sabato e domenica, della continuità assistenziale ex guardia medica, della diagnostica di laboratorio come i tamponi, delle vaccinazioni e della domiciliarità, tenendo in debito conto anche la capillarità e realtà difficili come paesi isolati o zone periferiche, la risposta politica/economica si è focalizzata, grazie al denaro del Pnrr, sulle strutture delle 1.350 Case di comunità senza la sicurezza di trovare il personale medico per poterle fare funzionare. Nel frattempo la sempre più marcata riduzione numerica dei medici di medicina generale, che si protrarrà anche nei prossimi anni, mette in discussione la soluzione proposta da tempo dagli stessi medici e dalle loro organizzazione che è di puntare sulla rete dei medici di famiglia e delle farmacie che sono già presenti sul territorio e sono strutturati e potrebbero essere già nella disponibilità del Ssn. Sarebbe stato opportuno partire prima dai professionisti e poi dalle strutture e dalle apparecchiature. Una sanità che funziona si deve basare sugli operatori che vi lavorano all’interno e portare avanti la discussione su temi così centrali per una salute pubblica di prossimità e per la sopravvivenza stessa del Sistema sanitario nazionale.
Secondo quanto riportato dal report dell’Agenas , il blocco delle assunzioni e del turn over, unita alla politica di contenimento della spesa per il personale , avviata con la Legge del 2007, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della gobba pensionistica. Tra il personale sanitario figurano operanti 41.707 medici di medicina generale. Ritenendo che la percentuale di over 60 è simile a quella dei medici del Ssn (28,45%), questa percentuale porta a una stima di 11.865 (2.373 per anno) che sommata ai 29.331 in uscita dal Ssn determina un totale di 41.196 medici in uscita al 2027. In Italia solamente nel periodo dal 2019 al 2021 il numero dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità e quello dei Pediatri di libera scelta di 386 unità. A questo grave situazione si è risposto aumentando l’offerta formativa. Ma gli effetti di tali incrementi saranno apprezzabili da quattro, cinque, sei anni dopo, quindi a partire dal 2023. Da questo la necessità di trovare una soluzione che tamponasse un’emergenza sempre più grave.
L’Enpam si detta da subito pronta a recepire l’eventuale norma che permetterebbe, ai medici convenzionati disponibili, di restare in servizio fino a 72 anni nell’attesa che arrivino giovani a sostituirli. Questa misura straordinaria è sembrata per il Presidente dell’Istituto previdenziale dei Medici, Oliveti, inevitabile per il Servizio sanitario nazionale.
Così, mentre non è passata la chance del posticipo dell'andata in quiescenza a 72 anni per tutti i ' camici bianchi ', prevista in altre proposte di modifica e abbastanza improponibile, si è avuto il via libera alla possibilità per i medici di medicina generale e per i pediatri di libera scelta, entrambi convenzionati col Servizio sanitario nazionale (Ssn), di andare in pensione a 72 anni, e non a 70.
A prevederlo è stato un emendamento di FdI al decreto Milleproroghe, che è stato approvato al Senato, in Commissione Bilancio.
Data l’attuale carenza, senza un prolungamento provvisorio per i convenzionati anziani, i tanti cittadini avrebbero rischiato di restare senza servizio pubblico, mentre i futuri medici di famiglia avrebbero visto scomparire i loro spazi professionali poiché nel frattempo, come a già accaduto, verrebbero occupati da medici importati da Paesi extra-europei se non addirittura cancellati da riorganizzazioni forzate dell’assistenza primaria. Così che danni per le prospettive lavorative e previdenziali, anche dei giovani, sarebbero state evidenti.


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