Lavoro e professione

Così la Green Surgery può contribuire alla sostenibilità

di Marina Bortul *

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel programma dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile emerge la necessitòà di intraprendere azioni urgenti in tema di cambiamento climatico attraverso l’adozione di comportamenti più adeguati per ridurre l’emissione di carbonio. Il settore legato alla salute contribuisce fino all’8% dell’emissione globale e gli ospedali ne rappresentano i maggiori contributori , considerato ad esempio che ogni singolo intervento chirurgico genera un’emissione di CO2 variabile a seconda della tipologia ma paragonabile al consumo di carburante di un’automobile che percorre distanze chilometriche piu’ o meno lunghe.
In questo quadro, sempre in ambito chirurgico, non si puo' non tener conto anche del passaggio, dalla fine degli anni ‘80, all’utilizzo di strumentazione monouso (suturatrici meccaniche e strumenti per chirurgia laparoscopica), avvenuta sotto la comprensibile pressione dell’industria biomedicale e in accordo con la comunità chirurgica. Questo ha generato un’inevitabile ed esponenziale crescita dei costi e della quota di materiale a rischio biologico da smaltire.
Un approccio più green potrebbe realmente incidere positivamente sull’ambiente, pur essendo evidente che la sostenibilità non può rappresentare la "prima priorità" nel momento in cui si deve affrontare una malattia. La comunità scientifica ha ben presente il problema condividendo la necessità di una precisa strategia "green", anche se c’è ancora scarsa consapevolezza sul tema da parte dei chirurghi sia senior che junior.
Diventa imperativa, quindi, l’acquisizione di una migliore conoscenza dell’impatto ambientale della chirurgia identificando possibili soluzioni senza compromettere in alcun modo la qualità delle cure.
È un percorso da affrontare "step by step" creando dei "green team" interdisciplinari in grado di implementare comportamenti adeguati, verificabili con indicatori misurabili e discussi periodicamente con tutti i membri dello staff.
L’obiettivo da perseguire è dettato dalla cosidetta "regola delle 5 R": ridurre, riutilizzare, riciclare, ripensare, ricercare. Ridurre, riusare e riciclare: camici, teleria chirurgica e strumentazione monouso, standardizzando i set con strumenti riusabili; ricercare, in partnership con l’industria medicale, la possibilità di produrre dispositivi smontabili nelle loro componenti metalliche e plastiche e quindi riutilizzabili.
Ripensare lo smaltimento di rifiuti modificandone il flusso, generando un risparmio fino al 60% di materiale non a rischio biologico, come i materiali che compongono le confezioni (carta e plastica). Ripensare anche a un’adeguata programmazione del consumo dell’acqua e alla modulazione delle stesse procedure anestesiologiche. Ripensare all’appropriatezza delle procedure chirurgiche utilizzando determinate tecnologie e strumentazioni solo in campi di applicazione specifici, laddove alternative, condotte con rigorosa tecnica chirurgica, garantirebbero comunque la sicurezza dei risultati.
In definitiva, nel prendersi cura del paziente si arriverebbe a prendersi cura anche della comunità costruendo una cultura del rispetto per l’ambiente sia in sala operatoria che al di fuori di essa: promuovendo percorsi di preparazioni preoperatorie ambulatoriali; dimissioni precoci applicando protocolli che prevedano un rapido e miglior recupero dopo un intervento chirurgico anche maggiore; successiva assistenza sul territorio attraverso la creazione di una solida rete di integrazione con l’ ospedale; riduzione degli accessi in ospedale avvalendosi della telemedicina sull’esempio di quanto avvenuto in epoca pandemica.
Considerata quindi la sostenibilità nella pratica chirurgica in uno schema a piramide, se l’apice è rappresentato dall’adozione delle procedure descritte finalizzate alla riduzione dell’impronta di carbonio, è alla base che si collocano gli aspetti più significativi ed efficaci quali l’adozione di misure di salute pubblica di coinvolgimento e sensibilizzazione di tutta la comunità come la diffusione di pratiche di prevenzione (adozione di stili di vita adeguati e adesione ai programmi di screening oncologici) che potrebbero addirittura portare a ridurre la domanda di chirurgia.
È su questi obiettivi che deve allora concentrarsi l’azione di docenti e clinici sia attraverso l’implementazione di programmi di studio su tematiche di sostenibilità in sanità nell’ambito dei corsi di laurea in medicina, delle professioni sanitarie e delle scuola di specializzazione ma soprattutto attraverso la trasmissione del valore di questa trasformazione culturale basandosi sulla passione e l’entusiasmo dei giovani che saranno i professionisti del futuro.

* direttore Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale Università di Trieste


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