Lavoro e professione

Mantenimento in servizio dei medici over 70, perché quella soluzione non è equa né etica per nessuno

di Pierino Di Silverio *

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24 Esclusivo per Sanità24

Leggiamo, senza stupore alcuno,la posizione espressa , a titolo personale (?) dal Direttore di Unità operativa in età pensionabile rispetto all’emendamento presentato, per la quinta volta da inizio anno, sul mantenimento in servizio dei medici ospedalieri e universitari oltre i 70 anni di età.
Al di là della sterile polemica su chi rappresenta l’Anaao, ricordiamo al Direttore di Uo in età pensionabile che un sindacato, oltre a rappresentare gli interessi dei propri iscritti, ha il compito etico di salvaguardare l’equità all’interno della professione e il valore civile e sociale del sistema di cure pubblico - il termine sindacato deriva dal greco Sun-dike, giustizia insieme - almeno fino a quando resta autonomo e scevro da condizionamenti politici come è Anaao.
Occorre comunque fare delle precisazioni a beneficio di coloro i quali non nutrono dubbi sulla bontà della proposta, a nostro avviso dissennata e tesa a salvaguardare, come più volte detto, solo ruoli apicali e poteri costituiti, universitari e non.
Motivare un emendamento che permette a medici che hanno dato tanto, di continuare a restare nel sistema, nonostante la stanchezza accumulata, i turni massacranti, il Covid che ha assestato un duro colpo al senso professionale e alla forza della classe medica con la carenza di medici, appare quanto meno pretestuoso, ma soprattutto non in grado di risolvere una carenza che ha radici ben più complesse.
Se l’emendamento specificasse che coloro i quali rimangono su base volontaria perdono il ruolo professionale o gestionale ricoperto per coprire i turni lasciati vuoti dalla carenza di medici, oggi coperti da colleghi delle più svariate discipline attraverso ordini di servizio, e comunque metodologie coercitive, potremmo anche sostenere un emendamento siffatto.
Ma purtroppo la realtà è ben altra non essendo comparsa questa condizione in nessuna versione degli emendamenti presentati. Se fosse approvato, avremmo una potenziale platea di circa 16.000 primari, professori ordinari, direttori dipartimento che, restando in servizio, non farebbero altro che bloccare di fatto la carriera (ricordiamo che solo il 7% dei medici e dirigenti sanitari in Italia riveste ruoli apicali), delle migliaia di colleghi che già sono disaffezionanti al sistema e che vedrebbero tale gesto come un ulteriore schiaffo professionale, oltre che bloccare percorsi assunzionali che già oggi vanno avanti a rilento e con scarso appeal.
È utile ricordare, peraltro, che mentre in Europa a 45 anni si è all’apice di una carriera professionale, in Italia, la carriera, che nulla ha di automatico, inizia forse a 45 anni.
Per queste due semplici ragioni è forviante, dubbia e di scarsa credibilità la motivazione addotta a tale emendamento.
Sulla rottamazione, cavallo di battaglia di precedenti governi, che ha prodotto disastri di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, ci sembra anche in questo caos che le idee del professore su Anaao siano un po’ confuse e le notizie parziali.
Il nostro diniego deriva tutt’altro che da una voglia di rottamazione, quanto da un sentimento di gratitudine profonda nei confronti di colleghi che sono stati e restano maestri di una professione bellissima.
Ma il mondo procede senza sosta, il tempo passa per tutti, e arriva il momento in cui, il buon maestro, se buon maestro è stato, cede il passo all’allievo, si sveste della tonaca, passa il testimone dignitosamente con lodi e magari continua a seguirlo mentre cura e porta avanti le idee e gli insegnamenti. È così che il buon maestro sopravvive in eterno e diventa immortale.
Nel mondo odierno pochi hanno il coraggio di esporsi con le proprie idee, soprattutto se queste rischiano di invadere equilibri precostituiti, lobbistici, politici che hanno governato per decenni, e continuano a governare, il nostro amato e complesso Paese.
Anaao non ha paura di gridare con forza che per salvare il nostro sistema di cure occorre coraggio legislativo. E politico.
Per il professore sarà anche fuori dal tempo lottare e fare le barricate sulle ingiustizie e su favoritismi personali in un Paese che ormai sembra avere accettato silenziosamente il declino sociale, ma siamo onorati di essere accusati di ciò anziché di moralismo e connivenze
Sul resto delle affermazioni peraltro ci troviamo in parziale accordo con direttore di Uo in età pensionabile, che dimostra di avere anche idee condivisibili eccetto che per quanto riguarda il ruolo del sindacato Anaao che, ricordiamo al direttore essere un sindacato di medici e dirigenti sanitari (25.000) non di personale amministrativo.
Sugli specializzandi infine ricordiamo che non sono studenti, ma sono laureati in medicina e hanno il diritto di crescere per acquisire le competenze che permettano loro una brillante carriera e di curare al meglio i cittadini.
Nel chiuso delle Università, converrà il direttore, questo non può avvenire per problematiche formative ovvie che da anni Anaao segnala tanto che alla fine perfino l’Università stessa ha dovuto ammetterlo aprendo malvolentieri alla rete formativa e alla possibilità dai assunzione degli specializzandi negli ospedali.
Insomma diremmo in questo caso che a nostro avviso, il direttore di Uo, in età pensionabile, pertanto o interessato evidentemente dall’emendamento in questione, ha molte idee, ma alcune confuse.
Saremo lieti di confrontarci su tutto, sempre nello spirito giusto ma con un fermo principio: l’Anaao è un sindacato autonomo, che tutela i legittimi interessi di tutti i medici e dirigenti sanitari, non certo quelli lobbistici, di piccoli gruppi di potere, per valorizzare in tutti i modi il lavoro più bello del mondo.

* Segretario Nazionale Anaao Assomed


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