Medicina e ricerca

Vaccini, da soli non si vince

di Giuseppe Recchia (Direttore medico e scientifico – GSK Italia)

La coincidenza fra la pubblicazione su The Lancet di uno studio di fase III su un candidato vaccino antimalarico e l'avvio della settimana mondiale della prevenzione e immunizzazione è una di quelle congiunzioni astrali cui giustamente gli scienziati non credono ma che possono aiutare a far discutere di una tematica importante e sempre meno di moda come la prevenzione.
Dopo l'acqua pulita, la vaccinazione è la singola misura sanitaria ad aver maggiormente contribuito alla salute dell'uomo. Il dato è roboante ma perde di vista il reale problema, cioè la necessità di interventi sistematici e integrati, insieme ad una visione di lungo periodo per migliorare realmente la salute umana.
Lo dimostra la lotta contro la malaria: da anni ci confrontiamo con un nemico elusivo ed aggressivo insieme, con un parassita trasmesso dal morso di zanzara che in pochi attimi si annida nell'organismo e che impara a resistere alle terapie farmacologiche.
Per questo lo stiamo sfidando da tempo a tutto campo, con campagne di disinfestazione, proteggendo il sonno dei bambini con delle reti impregnate d'insetticida, con la ricerca su farmaci e vaccini.

Il lungo cammino di un vaccino con Gsk
Sono più di trent'anni che la comunità scientifica lavora per un vaccino con GSK: il primo impulso è partito dai laboratori di ricerca militare statunitensi per poi coinvolgere nel 1983 l'allora SmithKline&French e solo negli ultimi vent'anni sono stati oltre 500 i milioni di dollari investiti nella, 300 dalla stessa GSK e 200 dai partner Gates Foundation a PATH Malaria Vaccine Initiative. Nel 1984 un primo studio di fase I su otto volontari sembra offrire risultati interessanti, nel 1987 il progetto di ricerca viene trasferito in Belgio, nel polo europeo della ricerca sui vaccini, dal 90 al 95, dopo alcuni studi sugli animali, si lavora intensamente per migliorare la risposta immunitaria dell'organismo ricercando un composto che migliori l'efficacia del candidato vaccino e nel 2001, grazie alla partnership con la Malaria Vaccine Initiative, il progetto viene ulteriormente potenziato e partono una serie di nuovi studi e sperimentazioni che ci portano ad oggi.
Oggi, con questo studio di fase III sappiamo di avere vinto la battaglia anche sul fronte della vaccinazione ma che la guerra è ancora in atto e gli alleati devono restare uniti. Diversamente dagli altri vaccini che conosciamo, fatti per combattere virus o batteri pericolosi, questo è il primo contro un parassita e la sua efficacia è solo parziale ma è ben misurabile, incrementabile con un richiamo e aumenta l'efficacia delle altre misure di prevenzione mentre il vaccino è ben tollerato e può essere aggiunto senza problemi alle altre vaccinazioni necessarie per la protezione dei bambini.
Gli ultimi risultati dimostrano che vaccinazione più richiamo possono prevenire fino al 36 per cento dei casi di malaria e che con 1000 bambini vaccinati si possono prevenire 1774 casi di malaria perché purtroppo è possibile infettarsi più volte.
Solo ieri l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha ricordato con un comunicato che malgrado i progressi fatti nella lotta alla malattia dagli inizi del 2000 sono ancora oggi oltre mezzo milione le persone che ogni anno perdono la vita a causa della malaria.
Questo è il dato che dobbiamo ricordare quando la ricerca segna il passo, quando pensiamo di chiuderci nelle nostre idee e nei nostri laboratori invece di cooperare con tutti condividendo le conoscenze per un bene superiore e quando pensiamo che la soluzione possa venire solo da uno e non da molti.


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