Medicina e ricerca

Dalla diagnosi alla terapia, la ricerca vince. Cresce la speranza per la cura di molti tumori, a partire da quello al polmone

di Giuseppina Calareso (radiologa), Mattia Boeri (ricercatore), Marina Chiara Garassino (ricercatrice) Istituto nazionale tumori

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I dati del 2014, diffusi in questi giorni al congresso “Stato dell’Oncologia in Italia” di Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), rivelano che in Italia si registrano circa mille nuovi casi di tumore al giorno, per un totale di 365.500 all’anno, di cui 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. La nota positiva è rappresentata dai numeri sulla mortalità: dal 1996 risulta in netto calo, e a oggi è diminuita del 20%. Merito in particolare della ricerca che, dalla diagnosi alla terapia, sta facendo passi da gigante per il trattamento di diverse forme tumorali.
Ne è un esempio il tumore al polmone, patologia di cui ogni anno si scoprono 40.000 nuovi casi e di cui si è parlato durante la Giornata della ricerca dell’Istituto nazionale dei tumori: studi e progetti in corso in ambito oncologico sono stati presentati dai giovani medici e ricercatori lo scorso 15 aprile insieme alle ultime novità e alle prospettive di cura per i pazienti malati di tumore.
Nell’ambito della diagnosi del tumore al polmone, la Tac spirale – la tecnica di imaging più sensibile e utilizzata per il riconoscimento dei noduli polmonari – non sarà più l’unico sistema per individuare questa forma tumorale. Un test basato sull’esame di microRna potrà identificare i tumori più aggressivi nei forti fumatori, anticipando di due anni la diagnosi. Lo dimostra lo studio bioMILD, ancora in corso, condotto dall’unità di Genomica tumorale in collaborazione con le Unità di Chirurgia Toracica e Radiologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology nel marzo 2014. Il test, basato sull’analisi di microRNA circolanti, individua i soggetti con aumentato rischio di tumore polmonare, fino a due anni prima della diagnosi Tac spirale, e consente di identificare i tumori più aggressivi e a prognosi peggiore.

In questo modo si riduce significativamente la percentuale di falsi positivi ottenuti con la Tac spirale”: lo studio in atto entro la fine del 2015 arruolerà 4mila forti fumatori sopra i cinquant’anni. In particolare, la Tac ha scarso potere di differenziazione tra noduli polmonari benigni o maligni e spesso si riscontrano falsi positivi: ci sono lesioni che sembrano dubbie (25% del totale), ma in realtà non lo sono. Per questo, il test molecolare è di grande aiuto. Si aprono quindi nuove frontiere che passano per lo studio dei microRNA: un recente studio, pubblicato a dicembre 2014 su Cell Death and Disease, ha infatti dimostrato che possono essere usati anche per le nuove terapie nel cancro polmonare.
Nuove speranze anche per i pazienti con diagnosi di tumore squamocellulare al polmone, il più diffuso fra i fumatori, grazie alle nuove frontiere nel campo della ricerca. L’Istituto nazionale dei tumori di Milano, con il suo contributo allo studio CheckMate 017, ha dimostrato, in seconda linea, un raddoppio della sopravvivenza nei pazienti trattati con nivolumab – un immunoterapico anti PD-1 – rispetto ai pazienti curati con la tradizionale chemioterapia. Questo significa che il nivolumab, nei casi in cui la chemioterapia non ha dato i risultati sperati, offre il doppio delle chance di sopravvivenza rispetto a un ulteriore ciclo di farmaci chemioterapici.

I risultati dello studio verranno presentati ufficialmente al prossimo Congresso Asco (American Society of Clinical Oncology), che si terrà a fine maggio a Chicago. Ma le evidenze di efficacia sono tanto sorprendenti che l’Aifa, in attesa della registrazione di nivolumab in Europa, ha già comunicato l’avvio immediato del regime di uso compassionevole del farmaco a partire dalle terapie di seconda linea per i pazienti con diagnosi di tumore al polmone squamocellulare non resecabile o metastatico. Il programma durerà fino alla data di registrazione del nuovo medicinale in Europa.
Le lesioni genetiche individuate fino ad ora sono prevalentemente nei pazienti non fumatori, e questo ha dato la possibilità di curare il 15% dei pazienti con tumore del polmone. Per tutti gli altri, attualmente, è disponibile solo la chemioterapia. Con i dati su nivolumab, portato alla registrazione immediata da parte di Food and Drug Administration, si segna virtualmente la fine della chemioterapia, almeno per i pazienti con istologia squamocellulare, cioè, sostanzialmente, i fumatori.


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