Medicina e ricerca

Dopo Ebola, un “consorzio” di ricerca Europa-Africa per gestire le epidemie di domani

di Giuseppe Ippolito (direttore scientifico Inmi Lazzaro Spallanzani-Irccs)

Quello che è successo con Ebola deve essere di insegnamento per il futuro. «Per affrontare le epidemie future è necessario mettere in piedi un vero consorzio che comprenda e gestisca i principali esperti e istituti europei di malattie infettive, concentrandosi sulla preparadness, la diagnostica, lab gestione clinica, e il controllo delle infezioni per malattie con potenziale epidemico, insieme alle più importanti reti europee delle strutture di isolamento e alto isolamento, biosicurezza, laboratori di livello 4, dipartimenti di emergenza, esperti in medicina tropicale, i medici di terapia intensiva, e reti selezionate cliniche e di sorveglianza di paesi invia di sviluppo, con una particolare attenzione per sud-est asiatico e Africa sub-sahariana. Questo consorzio dovrebbe avere un doppia modalità operativa: fare ricerca durante i periodi interepidemici e di tradurne rapidamente i risultati in azioni trasferibili alla pratica durante le epidemie.

Ci sono state molti errori a livello locale, nei Paesi colpiti, e internazionale nella risposta al diffondersi di Ebola. Anche se alcuni interventi sono stati immediati ed efficaci, perché frutto di lungimiranza e di un coordinamento a supporto della sanità pubblica, come l'invio dei laboratori del consorzio europeo. La ricerca traslazionale è stata fortemente penalizzata a causa di infrastrutture inadeguate.
Nel commento a mia firma pubblicato su The Lancet Infectious Diseases ho provato a mettere il dito in tutte quelle piaghe che hanno permesso a Ebola di uccidere più di 11.200 persone. Da questa emergenza deriva la necessità di attivare un progetto di lavoro che riunisca i massimi esperti al fine di lavorare sulle nuove e ri-emergenti malattie infettive. Nulla deve essere lasciato al caso: prevenzione, diagnosi, gestione clinica e controllo epidemico, e soprattutto la ricerca traslazionale in fase di epidemia, devono essere sotto la diretta sorveglianza delle più importanti reti europee dotate di tutti i sistemi di biosicurezza e con la massima collaborazione delle istituzioni africane.
Due gli obiettivi principali: implementare rapidamente protocolli di ricerca e tradurre velocemente i risultati in azioni subito realizzabili durante le epidemie, quindi una vera ricerca traslazionale al servizio della clinica.
È tempo di unire le forze, di mettere insieme competenze ed esperienze scientifiche al fine di evitare duplicazioni e coinvolgere le istituzioni africane. Occorre soprattutto concentrare le risorse economiche per la costituzione di un organismo di coordinamento internazionale ed intercontinentale a salvaguardia della sicurezza sanitaria globale che lavori su aspetti metodologici, etici e partecipativi. Solo così sarà possibile attivare studi in modo rapido, piattaforme innovative di raccolta e gestione dati, formazione, aggiornamento e tutto ciò che è necessario perché da un focolaio come ebola o qualunque altra malattia infettiva non si sviluppi un’epidemia.


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