Medicina e ricerca

Vaccini: così è possibile risparmiare da 10 a 100 volte i costi delle epidemie

Il 3% del budget europeo assegnato ai servizi sanitari è dedicato alla prevenzione. Ma in Italia , solo lo 0,3% di questi fondi è destinato alla vaccinazione e, al contempo, si registra un costante e pericoloso calo delle coperture per le malattie infettive più gravi. Eppure, in termini di costo-efficacia, la vaccinazione rappresenta lo strumento chiave per prevenire le infezioni – e le morti premature ad esse correlate – e contestualmente salvaguardare la sostenibilità dei sistemi sanitari. Su scala nazionale, l'onere economico delle malattie infettive è stimato in circa 97 milioni di euro annui ma, con una migliore implementazione dei programmi vaccinali, può essere ridotto di circa 50 milioni di euro. Con risparmi da 10 a 100 volte superiori ai costi per le epidemie. Sono alcune delle conclusioni contenute nel supplemento al Journal of Market Access and Health Policy dal titolo «Il valore economico delle vaccinazioni: perché prevenzione significa ricchezza», presentato oggi in un convegno a Palazzo Madama. Un documento diviso in 7 articoli, redatto da un gruppo di 11 esperti europei di Salute Pubblica e di Economia provenienti da diversi Paesi – Italia, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi – e da Sanofi Pasteur MSD, l’azienda europea dedicata esclusivamente alla prevenzione vaccinale.

Ricciardi: in calo le adesioni nel nostro Paese
«I vaccini rappresentano uno degli interventi sanitari dal miglior profilo costo-beneficio sul breve e sul lungo termine – afferma Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità –. Essi contribuiscono ad affrontare le malattie infettive emergenti e riemergenti nonché a migliorare la salute di una popolazione che invecchia. Ma nel nostro Paese, le coperture sono scese al di sotto del 95% per malattie come poliomielite, difterite, tetano, Haemophilus influenzae di tipo b ed epatite B. Sono addirittura sotto l'86% le coperture contro il morbillo, la parotite e la rosolia, rendendo impossibile raggiungere l'obiettivo dell'Oms di eliminazione del morbillo dal continente europeo entro il 2015. Questa situazione rischia di avere gravi conseguenze sia sul piano individuale che collettivo, poiché scendere al di sotto delle soglie minime significa perdere la protezione della popolazione nel suo complesso e aumentare contemporaneamente il rischio che i bambini si ammalino, che si verifichino epidemie importanti, che malattie da anni sotto controllo grazie ai vaccini non siano riconosciute e trattate in tempo. Promuovere le immunizzazioni significa tutelare la qualità di vita e lo stato di salute della popolazione generale. Non solo. Investire in questi fondamentali presidi di prevenzione primaria comporta enormi risparmi. È dimostrato che in Italia possiamo abbattere la spesa sanitaria del 50% proprio grazie alle vaccinazioni. Trasferire questo messaggio alla popolazione, agli operatori sanitari e alle autorità è oggi di grande rilevanza».

Il valore dei vaccini nella prevenzione
«Il valore reale dei vaccini è spesso sottostimato – spiega Paolo Bonanni, ordinario di Igiene dell’Università di Firenze, tra gli autori dello studio – poiché si tratta di benefici non sempre tangibili o non immediatamente visibili e, per questo, difficili da quantificare. Se è vero che i nuovi vaccini sono più costosi, a causa della loro maggiore complessità e delle tecnologie protette da brevetto, è altrettanto vero che la spesa nella ricerca e nella produzione ha un ritorno in termini di salute pubblica e di risparmio da 10 a 100 volte superiore rispetto ai costi reali per le malattie, le ospedalizzazioni e l'assistenza».

A livello mondiale i vaccini prevengono ogni anno 5 milioni di decessi causati da vaiolo, 2,7 milioni di casi di morbillo, 2 milioni di casi di tetano neonatale, 1 milione di casi di pertosse, 600.000 casi di poliomielite paralitica e 300.000 di difterite. «Lo stato di salute di una popolazione è determinante per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese come il nostro – prosegue Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università di Parma e presidente della Società di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), tra gli autori del documento –. Bambini e adolescenti coperti contro le infezioni saranno gli adulti sani di domani. Questo genera un effetto anche sulle attività produttive, incrementando efficienza e produttività. Anche i programmi vaccinali per gli anziani - ed in particolare influenza, pneumococco e herpes zoster - contribuiscono a un invecchiamento più attivo, che implica una reale riduzione dell'impatto sulla spesa sociale. Un dato significativo, se si considera che solo in Europa il numero di persone sopra i 65 anni raddoppierà nei prossimi 50 anni e quello degli over 80 triplicherà entro il 2060».

Il ruolo dei vaccini contro il Papillomavirus umano
«L’utilizzo dei vaccini per prevenire malattie in bambini, adulti e anziani si traduce in un numero minore di visite mediche, esami diagnostici, trattamenti, ricoveri ospedalieri e, di conseguenza, in notevoli risparmi sui costi sanitari annui in Europa e quindi in Italia – aggiunge Francesco Saverio Mennini, direttore del Centre for Economic Evaluation and Hta (EEHTA) del Ceis, Università di Roma “Tor Vergata” – La vaccinazione svolge un ruolo importante anche nella prevenzione dei tumori, come, per esempio, nel caso dei vaccini contro il Papillomavirus umano che, a causa delle patologie ad esso correlate (HPV 6,11,16,18), costa al Ssn italiano 291 milioni di euro all'anno se consideriamo entrambi i sessi. Valutato l'elevato impatto finanziario di un tumore per pazienti, sistema sanitario e società nel suo complesso, prevenire i tumori significa ridurre tale impatto. Di conseguenza, in un contesto di crescente pressione sui bilanci sanitari, la vaccinazione può contribuire alla sostenibilità dei sistemi sanitari attraverso un utilizzo più efficiente delle risorse».

«In Italia – sottolinea Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Sanofi Pasteur MSD – abbiamo esempi di politiche sanitarie virtuose che hanno prodotto risultati eccellenti in termini di riduzione della morbilità e dei costi reali, come ad esempio la vaccinazione universale contro l'epatite B o contro la varicella, nei territori in cui è stata introdotta. Per non parlare della vaccinazione anti Hpv che consente di evitare i tumori correlati al virus nelle generazioni future di adolescenti vaccinati. La prospettiva di questo studio è quella di mettere in luce, per la prima volta, l'ampio spettro di benefici che le vaccinazioni apportano non solo a vantaggio della salute, ma anche del Sistema Paese in termini economici e di welfare. Proteggere la popolazione da importanti malattie genera anche risparmi evitando ricoveri, interventi medici, ricorso ad antibiotici e ad altri farmaci e rischio di infezioni ospedaliere. Pertanto, è auspicabile che gli sforzi da parte delle Autorità centrali e regionali su questo tipo di intervento sanitario, e in relazione al nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale alle porte, siano congiunti e sempre crescenti».


© RIPRODUZIONE RISERVATA