Medicina e ricerca

I patogeni emergenti e i rischi sottovalutati

di Susanna Esposito e Nicola Principi (Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Università degli Studi di Milano, Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano)

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Alla fine del secolo scorso, la dimostrazione di una significativa caduta dell'incidenza delle malattie infettive più note e diffuse, in conseguenza della crescente disponibilità di antibiotici e di vaccini sicuri ed efficaci, aveva indotto molti esperti a ritenere che la scienza avesse definitivamente debellato malattie un tempo capaci di mietere in brevissimo tempo milioni di vittime e che nulla vi fosse più da temere da parte di batteri e virus. In realtà, tante ottimistiche previsioni si sono presto rivelate del tutto infondate perché nuovi agenti infettivi sono rapidamente emersi e la scienza medica si è rivelata del tutto impotente a fronteggiare i problemi da essi provocati.
Alcuni batteri sono diventati resistenti agli antibiotici, creando problemi di terapia spesso difficilmente o per nulla risolvibili, e alcuni virus, in precedenza non noti o considerati del tutto privi di vera pericolosità, hanno dimostrato una aggressività incontrollabile, creando nuove emergenze sanitarie. L’esempio, ultimo in ordine di tempo, del virus Zika è paradigmatico al riguardo. È questo un virus noto da tempo ma che era stato del tutto trascurato perché considerato praticamente innocuo o capace di dare, al massimo, una banalissima forma febbrile di modesta entità e senza alcuna complicanza.

Improvvisamente, a seguito di una epidemia verificatasi in Brasile, ci si è resi conto che il virus non era così tranquillo e che poteva essere associato all'insorgenza di problemi clinici di assoluto rilievo. Si è, infatti, dimostrato che l'infezione di una donna gravida può culminare in gravi alterazioni del sistema nervoso centrale del feto e portare alla nascita di un bambino con grave microcefalia. È questa una condizione drammatica perché associata sistematicamente a profonde ed irreversibili menomazioni dello sviluppo neurologico e psichico del soggetto infetto destinato a diventare un disabile con difficoltà di inserimento nella vita sociale. Inoltre, si è notato che nella zona ove si era verificata l'epidemia è notevolmente aumentato, nell'adulto precedentemente sano, il numero di casi di sindrome di Guillain-Barré, anch'essa una malattia del sistema nervoso, sempre invalidante per qualche tempo e, talora, mortale. Ciò ha portato a pensare che, anche se Zika continuava a dare forme asintomatiche in 4 casi su 5 e negli altri casi solo un banale malessere, talora potesse causare problemi neurologici gravi anche nell'adulto. Da qui, l'allarme dell'Organizzazione mondiale della Sanità e la corsa a tentare di sviluppare vaccini adatti a prevenire l'infezione.

Zika è trasmesso dalla stessa zanzara che veicola i virus della dengue, della febbre di Chikungunya, della febbre gialla e della febbre del Nilo, tutte malattie note da tempo e per le quali l'attenzione nei paesi industrializzati è stata finora abbastanza ridotta, sia perché in alcuni casi la pericolosità assoluta è considerata modesta (febbre chikungunya), sia perché il grosso dei problemi clinici che possono derivare riguarda soprattutto i paesi a risorse limitate dove le misure di contenimento delle zanzare non sono adeguatamente attuate e dove, quindi, il rischio di diffusione dell'infezione è enormemente maggiore. Per la febbre gialla esiste da tempo un vaccino efficace, mentre per la dengue è stato recentemente sviluppato un vaccino già autorizzato in paesi come il Brasile, il Messico e le Filippine. Per Zika, come per altre infezioni trasmesse dalle zanzare, non esistono vaccini.

In generale, ciò che emerge è che spesso la pericolosità delle malattie virali viene sottovalutata con il risultato che la scienza si trova del tutto impreparata a fronteggiare eventuali modifiche della patogenicità di virus noti e prima trascurati. Ci si dimentica, infatti, che i virus possono essere soggetti a mutazioni che modificano radicalmente le proprietà infettive e le capacità di indurre lesioni e che un monitoraggio continuo delle loro caratteristiche nelle zone dove più facilmente essi circolano è essenziale per fronteggiare in poco tempo eventuali emergenze. Ottimo esempio in questo senso è quanto verificatosi con il virus Ebola che nello scorso anno ha mietuto migliaia di vittime in Africa e che è stato oggetto di problemi anche per qualche caso importato nei paesi occidentali, Italia inclusa. Anche in questo caso il virus e la gravissima malattia da esso indotta erano noti da tempo ma l'attenzione sul problema e la ricerca per trovare qualche soluzione si sono accese solo in occasione di vere catastrofi.

Ci si augura che questi esempi siano di monito per tutti gli esperti e che la ricerca di soluzioni di prevenzione e di terapia non siano solo sollecitate dalle eventuali epidemie esaurendosi con il naturale spegnimento di queste e lasciando ancora scoperta la popolazione nel caso di future riprese pandemiche.


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