Medicina e ricerca

Crioconservazione dei gameti, così si preserva la fertilità dopo un tumore

di Andrea Lenzi (presidente Sie, Società Italiana di Endocrinologia)

Il tema della crioconservazione dei gameti maschili e femminili pone una serie di questioni delicate: la prima questione è di tipo medico ed è legata alla necessità di crioconservare i gameti del paziente che ha nel contempo urgenza di iniziare delle terapie oncologiche che inibiranno la sua fertilità in maniera definitiva o transitoria. Il periodo finestra tra il momento in cui il paziente ha ricevuto la diagnosi di tumore e l'inizio della terapia è l'unico spazio utile per la crioconservazione dei gameti. È quindi necessario avere Centri di crioconservazione abbastanza vicini all'utenza che siano al tempo stesso qualificati, e quindi dimensionati in maniera tale da attuare quelle norme di cautela atte a evitare scambi di gameti nel momento del ritiro degli stessi, o possibili inquinamenti, perché la crioconservazione interessa le cellule con tutto quello che c'è intorno, compresi batteri e altri materiali.
La seconda questione è che offrire a un paziente o a una paziente con tumore, prima della terapia che ne azzererà la fertilità, la possibilità di crioconservare i propri gameti per il futuro significa due cose: che il medico è sensibile a questo tema ma, soprattutto, che l'orizzonte è quello di una sopravvivenza a lungo termine, aspetto importantissimo dal punto di vista psicologico.

Perdita di fertilità: rischio alto tra i giovani
La neoplasia più diffusa nel sesso maschile tra i 20 e i 40 anni è il tumore del testicolo. I pazienti che in conseguenza di questo tumore subiscono una compromissione definitiva della capacità riproduttiva, sono numerosi. Tra i tumori più frequenti nei giovani c'è anche il Linfoma di Hodgkin, una neoplasia del sangue che colpisce le ghiandole linfatiche. Ovviamente le terapie oncologiche mettono a rischio la fertilità a prescindere dal tipo di tumore ma fortunatamente nei giovani altri tumori sono meno frequenti. Nel caso del tumore testicolare e del Linfoma di Hodgkin, la sopravvivenza a lungo termine è garantita in una percentuale molto alta di pazienti e questo, unitamente alla giovane età media, rende queste persone più sensibili al tema della conservazione della fertilità post terapie oncologiche (radioterapia e chemioterapia).
Le banche dei gameti fanno capo a Centri di riferimento, che dovrebbero essere di livello regionale e in questa direzione stiamo lavorando insieme ad Alessandro Nanni Costa, il Presidente del Centro Nazionale Trapianti.
Dal punto di vista della gestione, le banche dei gameti sono organizzate con uno staff di medici specialisti e biologi in grado di assistere il paziente, attraverso il centralino, tutto l'anno 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni l'anno. Dal punto di vista strutturale, le banche hanno dei veri e propri caveau che assicurano un costante controllo della temperatura a cui avviene la crioconservazione, che è la temperatura dell'azoto liquido, vicina allo zero assoluto.

La raccolta del liquido seminale nell'uomo è ovviamente più semplice. Per prelevare un ovocita bisogna invece eseguire un micro-intervento, attraverso l'addome della donna o per via ecografica transvaginale. I gameti raccolti, spermatozoi o ovociti, vengono man mano calati all'interno dell'azoto liquido al fine di garantirne il congelamento.
Dal punto di vista tecnologico non è un procedimento difficile, la difficoltà sta nella corretta esecuzione del processo di congelamento che è molto delicato. Anche in questo caso gli spermatozoi sono avvantaggiati rispetto all'ovocita perché sono costituiti solamente da nucleo, tutto DNA con pochissimo citoplasma, e quindi è più facile congelarli senza danneggiarli. Se il procedimento di crioconservazione dell'ovocita non è eseguito correttamente si creano dei cristalli di acqua all'interno del citoplasma che rompono gli organelli cellulari e quindi rendono la cellula non vitale.
Il ruolo delle società scientifiche è indispensabile affinché tutti questi criteri, tecnici e umani, vengano rispettati. Le società scientifiche che devono indicare queste linee guida sono la Società Italiana di Endocrinologia (Sie) per quanto riguarda il versante maschile, la Società di Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) per quanto riguarda il versante femminile, entrambe per quanto riguarda la gestione della coppia, e l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) per quanto riguarda la componente oncologica.


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