Medicina e ricerca

Appropriatezza e innovazione per vincere la battaglia contro i super-batteri

di Ro. M.

Parola d’ordine appropriatezza nell'impiego degli antibiotici, per ridurne l'abuso e prolungarne il più possibile la vita, e incentivi all'introduzione di terapie innovative in grado di far fronte ai ceppi resistenti. Sono queste le prime mosse per una strategia di attacco contro i superbatteri resistenti agli antibiotici, una minaccia sanitaria che si preannuncia più pericolosa del cancro. Nel mondo, nel 2050, le infezioni batteriche causeranno infatti circa 10 milioni di morti l'anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 ml/anno), diabete (1,5 ml/anno) o incidenti stradali (1,2 ml/anno) con un impatto negativo – secondo recenti stime del Fondo Monetario Internazionale – di circa il 3,5% sul Pil mondiale. Il punto è stato fatto nel corso di un confronto tra Istituzioni, clinici, rappresentanti di movimenti civici in occasione del Corso di formazione professionale continua destinato ai giornalisti «Batteri e antibiotici - Scenari di un conflitto permanente», promosso dalla Sapienza Università di Roma, con il supporto di Msd Italia.

L’impegno di Aifa e la ricerca indipendente
«È necessario un approccio condiviso e multidisciplinare - ha spiegato il presidente dell'Aifa Mario Melazzini - che porti allo sviluppo di piani e strategie nazionali. L'Aifa è convinta che la diffusione della conoscenza e la corretta informazione siano un presupposto essenziale per l'uso consapevole e appropriato degli antimicrobici. L'Agenzia da tempo conduce un'intensa attività di sensibilizzazione, rivolta sia agli operatori sanitari che alla popolazione generale, e ha dato vita, sin dal 2008, a una campagna di comunicazione multimediale, che si rinnova ogni anno e che ha l'obiettivo di diffondere la conoscenza del valore degli antibiotici, una risorsa terapeutica di straordinaria importanza, che deve essere utilizzata secondo regole ben precise per massimizzarne l'efficacia contenendo al minimo le conseguenze indesiderate per il singolo e per la collettività».

Un impegno congiunto con il ministero della Salute anche sulla redazione del Piano Nazionale per il contrasto alle resistenze antimicrobiche e sul fronte della ricerca. «Un altro strumento fondamentale messo a disposizione dall'Agenzia - conclude Melazzini - è il programma di Ricerca Indipendente Aifa, che potrà stimolare gli studi sull'uso degli antibiotici e lo sviluppo di farmaci attivi contro i microrganismi con elevata resistenza. Mi piace chiudere questo intervento ricordando l'esempio di una figura di primordine per la scienza in Italia e nel mondo, Rita Levi Montalcini, che ho incontrato nel mio cammino di medico e ricercatore. La professoressa Montalcini invitava spesso ad avere il coraggio di osare, di operare con coraggio per risolvere anche i problemi più complessi. Seguendo il suo esempio potremo affrontare e vincere la temibile sfida per la salute globale rappresentata dall'antibiotico-resistenza».

Appropriatezza e contrasto alle infezioni ospedaliere
L’emergenza è già in atto. In Europa, oltre 4 milioni di persone l'anno vengono colpite da infezioni batteriche ospedaliere, con 25.000 morti stimate per infezioni provenienti da germi resistenti. Nel nostro Paese, ogni anno, dal 7% al 10% dei pazienti va incontro a un'infezione batterica multiresistente. Le infezioni correlate all'assistenza (ICA) colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti causando circa 4.500-7.000 decessi.

E l'Italia è il Paese europeo con le percentuali di resistenza più elevate che, in alcuni casi, arrivano fino al 50%. Circa la metà dei farmaci utilizzati contro i batteri risulta inefficace, e tra questi alcuni tra gli antibiotici più diffusi. Uno dei più temibili “superbugs” è la klebsiella pneumoniae che causa polmoniti, infezioni del torrente circolatorio e del tratto urinario. La percentuale di ceppi invasivi resistenti alle cefalosporine di terza generazione in Italia è del 55,1 per cento.

L'imperativo categorico è usare bene gli antibiotici disponibili: se la continua rincorsa tra farmaci e microorganismi ha portato negli anni allo sviluppo di circa 250 molecole, ogni nuovo farmaco introdotto nell'uso clinico troverà prima o poi ceppi batterici resistenti.

L’Antimicrobial stewardship, cardine della strategia contro le resistenze, significa uso appropriato e personalizzato degli antibiotici. «Ogni terapia anti-infettiva va somministrata solo quando vi sia ragionevole certezza clinica dell'infezione – afferma Pierluigi Viale, professore ordinario di Malattie Infettive all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Direttore dell'Uo Malattie infettive dell'Aou Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna – e deve essere molto tempestiva, molto aggressiva in termini posologici, ed il più breve possibile: se l'antibiotico non riesce a eradicare in tempi rapidi l'infezione, può diventare un driver della progressiva selezione di ceppi resistenti, in grado di trasmettere alla propria discendenza le variazioni genotipiche e fenotipiche».

Ma non basta. La battaglia contro il fenomeno dell’antibiotico resistenza passa anche attraverso protocolli per abbattere le infezioni correlate all'assistenza in ospedali e residenze sanitarie. Le più comuni sono polmonite (24%) e infezioni del tratto urinario (21%). «I provvedimenti da mettere in opera - spiega Claudio Viscoli, Presidente della Società Italiana per la Terapia Antinfettiva (SITA) - lper contrastare la diffusione di questi microorganismi sono ben conosciuti. L’educazione degli operatori sanitari al lavaggio delle mani e all'uso dei guanti, lo screening dei portatori dei ceppi resistenti e loro isolamento, lo screening dei contatti, la diagnosi microbiologica rapida sono in grado di arrestare il fenomeno, se applicate insieme e da tutti gli ospedali e residenze sanitarie, ma la messa in opera di queste procedure per tutti e dappertutto richiede risorse e una forte azione centrale».

Le nuove molecole in arrivo
Snodo fondamentale la ricerca. Su questo fronte, si annuncia a breve l'arrivo di molecole attive contro i microorganismi gram-positivi – ad esempio un nuovo oxazolidinone (tedizolid) efficace contro lo stafilococco meticillino resistente nelle infezioni di cute e tessuti molli in monosomministrazione giornaliera e che offre cicli terapeutici più brevi (6 giorni contro 10) – e quelli gram-negativi, con una cefalosporina di nuova generazione (ceftolozane-tazobactam) dalla spiccata attività anti-Ps.aeruginosa, formulata insieme ad un inibitore delle beta lattamasi che ne estende l'attività a gram-negativi produttori di beta lattamasi a spettro esteso, efficace nelle infezioni complicate addominali e delle vie urinarie e in valutazione nelle polmoniti nosocomiali.

«L'avvento sulla scena terapeutica di alcuni nuovi antibiotici potrà aiutare il clinico a fronteggiare l'emergenza, ma servono nuove regole che permettano a tutti i pazienti di poter essere trattati tempestivamente con questi nuovi farmaci» sostiene F rancesco Menichetti, direttore Uoc Malattie Infettive dell'Aou Pisana. «Inoltre, occorre sostenere le aziende farmaceutiche attraverso incentivi e corsie accelerate per i nuovi farmaci, e rilanciare al tempo stesso la ricerca indipendente con fondi dedicati per valutare nuove strategie terapeutiche utili nella pratica clinica quotidiana».


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