Medicina e ricerca

Alzheimer 2016: la parola d’ordine è potenziare e migliorare l’assistenza

di B. Gob.

Le cifre da capogiro impongono più d’una riflessione. Perché l’epidemia Alzheimer non si arresta, con i suoi 47 milioni di persone stimati oggi e destinati a triplicare nel 2050. I conti li presenta puntuale la Giornata mondiale dedicata alla malattia che si celebra il 21 settembre in tutto il mondo. Ma i riflettori, oltre che sui numeri, sono oggi orientati all’assistenza: i malati, punta il dito il report 2016 di Alzheimer’s Disease International , presentato da Federazione Alzheimer Italia sono lasciati soli dopo la diagnosi (quando si ha la fortuna di averla), nella fase più difficile e a volte lunghissima in cui necessiterebbero di cure e assistenza.
Il Rapporto - ricordano dalla Federazione - sottolinea che l'assistenza alle persone con demenza soprattutto da parte di medici specialisti costituisce una barriera fondamentale al progresso. Il maggiore coinvolgimento di personale non specializzato nell'assistenza di base può liberare le capacità di soddisfare la crescente domanda di assistenza, e ridurne il costo individuale fino al 40%. I servizi di assistenza di base, per assumere questo ruolo, devono essere rafforzati e sostenuti dagli specialisti. La disponibilità di nuovi trattamenti è cruciale per garantire equità e giustizia sociale ai due terzi delle persone con demenza che vivono nei paesi con scarse risorse. Chiari “percorsi di cura” dovrebbero definire ruoli e responsabilità in seno al sistema assistenziale e stabilire standard da monitorare e rispettare. Percorsi di cura, coordinamento strutturato e organizzato, risorse e assistenza continua sono attualmente diffuse nell'assistenza alle persone con malattie croniche di altro tipo, quali diabete, ipertensione e tumori. La presa in carico e gestione del caso prevede coordinamento e integrazione dell'assistenza e può contribuire a far sì che i servizi siano efficienti e focalizzati sulla singola persona.
Serve un impegno politico chiaro, perché «una maggiore copertura dei servizi di assistenza sanitaria completa è economicamente possibile, avendo un costo pari circa allo 0,5% della spesa sanitaria totale nel 2030», ricordano ancora dalla Federazione italiana che riunisce e coordina 47 associazioni che si occupano della malattia e opera a livello nazionale e locale per creare una rete di aiuto intorno ai malati ed ai loro familiari.


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