Medicina e ricerca

Cresce il rischio ipertensione nei bambini. L’indagine Siia-Sip fa il punto

di Gianfranco Parati, presidente della Siia, direttore Uoc di Cardiologia e Dipartimento di Scienze Mediche, Istituto Auxologico Italiano Milano

Troppe ore su internet, poca attività fisica e una dieta scorretta: così l'ipertensione può comparire anche in bambini e adolescenti. Secondo i dati elaborati dalla Società Italiana di Ipertensione Arteriosa, il 4% dei bambini e ragazzi tra i 4 e i 18 anni ha la pressione alta, e 4 bambini su cento sono ipertesi già alle elementari. Sul banco degli imputati troppo sale e zucchero nei cibi ma anche una vita sedentaria, alimentata da un uso eccessivo di internet e videogiochi. Il 20,9% dei bambini nella fascia 8-9 anni è sovrappeso, e il 9,8% è obeso. Un bambino sovrappeso su 20 ha la pressione elevata e un bambino obeso su 4 è iperteso. Pressione oltre i limiti anche per il 14% nella fascia di età 18-35 anni. A lanciare l'allarme gli esperti riunitisi in occasione del 33°congresso nazionale della Siia, in svolgimento a Firenze fino a domenica 9 ottobre, nel corso del quale è stato presentato il primo gruppo di studio pediatri-cardiologi sul “Rischio cardiovascolare in età pediatrica”, promosso dalla Siia, in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria. L'ipertensione arteriosa e le sue gravi complicanze afferma - si combattono efficacemente solo iniziando presto, prima che questa condizione abbia fatto danni a cuore e vasi arteriosi. Significa anche iniziare ad occuparsi del problema già nei bambini e negli adolescenti, con maggiore attenzione allo stile di vita e alla necessità di iniziare a misurare la pressione arteriosa anche in questa fascia di età. «Un bambino iperteso - spiega Simonetta Genovesi, ricercatrice del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi Milano-Bicocca e membro della SIIA - sarà molto probabilmente un adulto iperteso, quindi a rischio di patologie cardiovascolari, che oggi rappresentano la prima causa di morte e di spesa sanitaria nei paesi occidentali. Per questo motivo è necessaria la collaborazione con i pediatri. In mancanza di un confronto costante con essi, c'è un approccio solo teorico al problema, senza la possibilità di utili sviluppi sia per la salute dei ragazzi che nel campo della ricerca scientifica. A questo fine da tempo collaboriamo con il Gruppo di Studio dell'Ipertensione della SIP per individuare i soggetti a maggior rischio». «Una sfida importante - aggiunge Genovesi - per la salute futura delle giovani generazioni. Inoltre il bambino, nel quale il processo che porta all'ipertensione è ancora in divenire, può rappresentare un interessante modello di studio per comprendere i meccanismi ancora non del tutto conosciuti alla base dell'ipertensione».
Sotto accusa anche altre cattive abitudini, come il numero eccessivo di ore che bambini e adolescenti trascorrono davanti a pc e smartphone che favoriscono le possibilità di un aumento eccessivo del peso corporeo. Ad affermarlo, in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of School Nursing, sono i ricercatori dell'ospedale Henry Ford di Detroit (Usa). «Anche in Italia – ricorda la dottoressa Genovesi – abbiamo condotto studi che sottolineano come esista una correlazione tra il tempo trascorso su pc, tablet e smartphone e dipendenza, obesità e ipertensione. Invece l'attività fisica, 30 minuti al giorno per almeno quattro volte alla settimana, consente di ridurre i valori della pressione». Ben 17 milioni di italiani sono ipertesi (1 su tre), ma solo uno su due sa di esserlo e uno su quattro è adeguatamente curato. Il killer silenzioso, principale causa di malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco) che in Italia provoca 240mila decessi ogni anno, pari al 40% di tutte le cause di morte, raggiunge punte di oltre il 70% negli over75. E considerato che l'aspettativa di vita in Italia è in costante crescita, è ragionevole pensare che dai 17 milioni di ipertesi di oggi, si passerà a un numero compreso tra 20 e 22 milioni nel 2020. Con effetti drammatici sulla salute e difficilmente sostenibili dal punto di vista finanziario per il nostro Ssn. Tutti sono a rischio, a qualunque età e i dati epidemiologici più recenti confermano una elevata prevalenza dell'ipertensione arteriosa in Italia e nel mondo. Negli ultimi anni l'impatto dell'ipertensione sugli ani di vita avvelenati dalla disabilità è addirittura aumentato. A livello mondiale nel 2010 l'ipertensione arteriosa era al terzo posto tra le cause di disabilità, nel 2013 è salita al secondo posto, come dimostra un recentissimo studio apparso sul Lancet.


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