Medicina e ricerca

Più cardiologia riabilitativa. O pazienti e Ssn ne pagheranno il prezzo

di di Roberto F.E. Pedretti (presidente Gruppo Italiano di Cardiologia riabilitativa e rreventiva-GICR, direttore del Dipartimento di Cardioangiologia riabilitativa di Ics Maugeri Spa Sb)

La Cardiologia riabilitativa è una componente specialistica della cardiologia oggi di sempre maggiore importanza. Il contenuto dell'intervento di cardiologia riabilitativa, tradizionalmente considerato coincidente con la prescrizione e lo svolgimento di programmi strutturati di esercizio fisico, il cosiddetto training, si è di gran lunga evoluto nel tempo.

Oggi gli interventi riabilitativi rivolti al deficit motorio/funzionale complessivo del paziente, pur mantenendo invariata la loro importanza clinica, sono accessori rispetto agli interventi di cura e di stabilizzazione clinica, sempre più significativi a fronte dell'incremento della complessità clinica dei malati, della presenza pressoché costante di comorbilità e dell'invecchiamento dei pazienti.

Questo elemento è molto importante per la ottimizzazione della durata del ricovero in ambiente intensivo, con ottimizzazione delle risorse e dell'appropriatezza di cura, e possiamo definirlo come l'insieme delle “cure correlate” all'intervento riabilitativo che caratterizzano la moderna medicina cardiologica riabilitativa del nuovo secolo.
Continuare a pensare oggi che la Cardiologia riabilitativa coincida con il solo “training fisico” è fortemente riduttivo: il nostro intervento comprende infatti un fondamentale momento di cardiologia clinica, ossia di valutazione diagnostica-strumentale per la stadiazione della malattia e la definizione della prognosi, di terapia anche delle fasi di instabilità in continuità con l'intervento della fase acuta.

Nel tempo inoltre la cardiologia riabilitativa ha acquisito una dimensione multidisciplinare legata alla partecipazione al percorso di diverse figure professionali: cardiologo, altri medici consulenti specialisti, infermiere, fisioterapista, psicologo, dietista, nutrizionista. La multidisciplinarietà, cioè, è fondamentale per una cura integrata e complessiva del paziente, punto centrale per intervenire efficacemente sulla evoluzione della malattia cardiovascolare migliorando l'aderenza ai trattamenti raccomandati nel tempo.

L’aderenza ai trattamenti raccomandati, sia farmacologici che inerenti l’adozione di un corretto stile di vita, è oggi un problema maggiore essendo oggi ampiamente insufficiente, mediamente inferiore al 50% dei pazienti. La politerapia e una non adeguata consapevolezza della propria malattia tendono ad amplificarla.

La non aderenza ai trattamenti raccomandati è responsabile di una quota significativa di nuovi ricoveri e decessi nei mesi successivi alla dimissione dopo un evento cardiovascolare. Il controllo del profilo di rischio dei pazienti cardiopatici alla dimissione da un evento acuto è scadente: come dimostrato dallo studio Heredity condotto da GICR, solo circa un terzo dei pazienti ha un controllo ottimale dei livelli di colesterolo alla dimissione da un infarto miocardico. Una situazione espone al persistere di un significativo rischio di futuri eventi nel tempo.

La Cardiologia riabilitativa e preventiva ha un ruolo fondamentale nel migliorare la aderenza e il raggiungimento degli obiettivi terapeutici nel tempo, non dimentichiamo infatti che i buoni trattamenti (farmacologici e non) in cardiologia sono quoad vitam, perché la malattia cardiovascolare è per definizione una malattia cronica che richiede quindi un trattamento a lungo termine.

È quindi importante favorire, a livello istituzionale, l'accesso dei pazienti cardiopatici alla Cardiologia riabilitativa la cui diffusione è a livello nazionale ancora molto disomogenea e con margini di ottimizzazione. Ne va della salute di migliaia di cittadini: sono infatti circa 300mila all'anno i pazienti dimessi dopo eventi cardiologici acuti quali un infarto miocardico, uno scompenso cardiaco, un intervento di bypass aortocoronarico o un intervento sulle valvole e sui grossi vasi.

Tutti questi pazienti dovrebbero beneficiare secondo le più recenti Linee guida, di un intervento di Cardiologia riabilitativa e preventiva ma dalle ultime stime disponibili nel 2013, il survey Hyside promosso proprio dal GICR, i pazienti sottoposti a un intervento di cardiologia riabilitativa sarebbero stati circa 100mila, vale a dire uno su tre.

Gli altri, purtroppo, restano più esposti nel tempo al rischio di progressione della malattia con un maggior rischio di riacutizzazione, di un nuovo evento acuto, a volte anche fatale.
Una vicenda che ci interroga come medici ma anche come cittadini che si preoccupano della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale-SSN, in una stagione di risorse scarse: queste mancate cure di Medicina Riabilitativa conducono spesso a nuove e importanti cure per acuti, con un trend oneroso e che non può durare all'infinito.


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