Medicina e ricerca

Infezioni da HBV e HDV: ancora un problema di sanità pubblica in Italia

di Antonio Izzi (dipartimento di Malattie Infettive ed Emergenti Ospedale “ D. Cotugno “, Napoli)

Anche nei prossimi anni le infezioni da HBV ed HDV costituiranno uno stimolante banco di prova per la comunità medico scientifica italiana. Conferma di questo si è avuta anche in due recenti manifestazioni scientifiche e di pratica clinica molto importanti per gli addetti del settore che si sono svolte rispettivamente a Napoli (Convegno “Vivere con la B: il think-tank sull'Epatite B “) e a Pisa (IX Convegno Nazionale del Club Epatologi Ospedalieri (CLEO).

In entrambi i convegni si sono confrontati esperti di fama nazionale ed internazionale sulle problematiche legate all'infezione da virus dell'Epatite B (HBV) e dell'Epatite Delta (HDV).
Nell'evento di Napoli è stato ricordato come l'evoluzione della epidemiologia dell'infezione da HBV in Italia a distanza di quasi 50 anni dalla scoperta dell'Antigene Australia (HBsAg) da parte di Baruch Blumberg nel 1967, con il passaggio progressivo da un livello intermedio di endemia nella popolazione (>2%), una prevalenza maggiore nel Centro-Sud Italia rispetto al Nord, una preponderanza di infezioni da virus “selvaggio“ HBeAg positivo, una trasmissione intra-familiare quale principale modalità di trasmissione, ad un livello di endemia basso (<2%) con una prevalenza di HBsAg positività omogenea sul territorio nazionale ed una preponderanza assoluta di forme da HBV “e-minus“ HBeAg negativo con una modalità di trasmissione dell'infezione prevalentemente sessuale.

Sempre in tale contesto è emerso che tali variazioni epidemiologiche siano in gran parte legate all'introduzione della vaccinazione anti-HBV obbligatoria dal 1991 con sincronizzazione della stessa con quelle mandatorie della prima infanzia (Difterite, Polio, Tetano) al 3°, 5° ed 11° mese di vita e contemporanea vaccinazione di tutti i dodicenni. Questo ha permesso che, in linea teorica, a 25 anni esatti dall'avvento della vaccinazione tutti i soggetti da zero a 37 anni siano protetti dall'infezione da HBV.
Relativamente alla terapia anti-HBV sono convinto che il goal che ci si deve porre oggi è riuscire ad ottenere una “eradicazione funzionale“ dell'HBV, caratterizzata dalla perdita dell'HBsAg con sieroconversione ad anti-HBs, il che coincide con la “inattivazione“ del Sacro Graal dell'HBV e cioè del ccc-DNA (covalently-coiled-circular DNA), il minicromosoma che il virus forma all'interno del nucleo degli epatociti e che è attualmente una roccaforte inespugnabile con gli attuali farmaci a disposizione. All'uopo, particolarmente in caso di impiego terapeutico del Peg-Interferone α, ma anche con l'utilizzo degli analoghi nucleos(t)idici per i soggetti HBeAg positivi, può essere utile la determinazione baseline dell'HBsAg quantitativo e poi la valutazione della riduzione dei livelli sierici alla 12° settimana per valutare la concreta o meno possibilità di perdita dell'HBsAg, situazione necessaria per l'ottenimento della ”eradicazione funzionale“, senza la quale la terapia dovrebbe essere considerata fallita.
Il Convegno CLEO di Pisa ha messo in rilievo la necessità di passare da una “eradicazione funzionale“ dell'infezione da HBV ad una eradicazione reale dell'infezione da HBV (“terapia sterilizzante”) con l'eliminazione di tutte le cellule infettate dal virus, l'HBV-DNA non più rilevabile anche con metodiche ultrasensibili, scomparsa intracellulare del DNA lineare a doppia elica precursore del ccc-DNA (DSL-DNA) ed eradicazione del ccc-DNA nonchè clearance dell'HBsAg sierico. Il tutto sarà possibile ottenerlo con farmaci in via di sviluppo che hanno come target tutto il ciclo biologico dell'HBV.

Le infezioni da HDV sono in incremento nei Paesi occidentali per via dei flussi migratori da parte di profughi provenienti da aree ad elevata endemia come la Nigeria ed il Camerun, laddove per identificare i soggetti HBsAg positivi con infezione attiva da HDV appare necessario effettuare la determinazione dell'HDV-RNA sierico in quanto la ricerca delle IgM anti-HDV potrebbe rivelarsi falsamente negativa. Anche nella coinfezione HBV/HDV può essere molto utile effettuare la determinazione dell'HBsAg quantitativo in considerazione del fatto che la terapia standard dell'infezione da HDV prevede ancora l'impiego del Peg-Interferone α, i livelli sierici di HBsAg sono associati con i livelli sierici di HDV-RNA e la clearance dell'HBsAg è associata alla eradicazione dell'infezione da HDV.
E' evidente a tutti come per fronteggiare efficacemente queste problematiche occorra una stretta collaborazione tra microbiologi, infettivologi e clinici.


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