Medicina e ricerca

Antidolorifici: efficaci nei Pronto soccorso anche a basso dosaggio, più sicuro per il paziente, e per trattamenti di durata limitata

Dosi basse (25-50 mg) e per pochi giorni di trattamento con un antidolorifico molto usato (un Fans denominato diclofenac) sono efficaci e sicure per pazienti che ricorrono al Pronto Soccorso per dolore acuto post-traumatico o lombo-sciatalgico o da colica renale o altre forme di dolore somatico. E questo in piena sicurezza per i pazienti, perché diversamente dalla sua assunzione in dosi più elevate (e più generalmente prescritte: 100-150 mg) il farmaco preso a basse dosi e per breve durata non aumenta il rischio cardiaco.
È quanto emerso da una ricerca di revisione di dati pubblicata sull'European Review for Medical and Pharmacological Sciences e coordinata dal professor Francesco Franceschi, responsabile dell'UOC di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma.
I risultati dello studio potrebbero avere implicazioni anche sul fronte del trattamento del dolore cronico o più semplicemente dell'uso di questo antidolorifico al di fuori delle situazioni di emergenza.
«Negli ultimi anni – spiega il professor Franceschi - sono stati pubblicati degli studi che hanno evidenziato come il diclofenac possa incrementare il rischio cardiovascolare nelle persone che lo utilizzano. Purtroppo, come troppo spesso accade, il messaggio finale che è passato è di non utilizzarlo, senza fare opportuni distinguo. Infatti, gli autori degli studi non hanno evidenziato a dovere che il rischio cardiovascolare è legato non al diclofenac di per sé, ma al dosaggio assunto (spesso 100 o 150 mg al di) per periodi di tempo lunghi (comunque superiori ai 30 giorni consecutivi). In realtà, nessuno studio ha mai chiaramente dimostrato come l'utilizzo di dosaggi di diclofenac di 25 o 50 mg al di per brevi periodi (ad esempio 2-3 giorni), come spesso avviene nel setting dell'emergenza, aumenti il rischio cardiovascolare dei pazienti trattati con questo antinfiammatorio».
Generalmente, per quanto i dati a oggi disponibili non siano univoci, dosi di diclofenac superiori a 100 mg al giorno assunti per periodi superiori a un mese possono arrivare a raddoppiare o triplicare il rischio di eventi cardiovascolari avversi, specie nei soggetti già affetti da malattie cardiovascolari.
«Tuttavia, dall'analisi degli studi finora eseguiti su scala mondiale - aggiunge Franceschi - possiamo ritenere sicure terapie con bassi dosaggi di diclofenac (25-50 mg al dì) assunto per meno di 5 giorni». Infatti, il diclofenac è efficace anche a dosaggi di 50 mg, quando somministrato intramuscolo o per via sottocutanea mentre nelle persone anziane con sarcopenia (perdita di muscolo) o con peso corporeo ridotto si può addirittura scendere nel dosaggio fino a 25 mg.
Lo studio condotto presso l'Università Cattolica di Roma e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli si è basato sulla revisione dei principali trials conosciuti nella letteratura scientifica mondiale. Sono stati accuratamente analizzati i risultati degli studi, evidenziando criticamente per ciascuno i punti di forza e di debolezza. È stato altresì evidenziato come nessuno degli studi analizzati fosse ideato e progettato per verificare gli effetti dei singoli Fans sull'apparato cardiovascolare. «Questa analisi - conclude il professor Franceschi - ci ha permesso, pertanto, di rilevare come il diclofenac a basso dosaggio (25 -50 mg) sia un farmaco antinfiammatorio sicuro ed efficace nel controllo del dolore in situazioni cliniche di emergenza e di urgenza come quelle che affrontiamo quotidianamente in Pronto soccorso».


© RIPRODUZIONE RISERVATA