Medicina e ricerca

Tra app e social, così è cambiata la socialità degli adolescenti

di Maurizio Tucci (presidente Laboratorio Adolescenza)

Se scuola e sport sono saldamente al primo e secondo posto tra i “luoghi” in cui si creano le nuove amicizie (indicati, rispettivamente, dal 96% e dal 72% degli adolescenti), circa il 40% degli intervistati (era il 31% nel 2012) ha affermato che i nuovi amici si trovano attraverso la rete e i social. D'altra parte, pressoché tutti gli adolescenti utilizzano almeno un social ed, in media, ciascuno ne utilizza tre/quattro.

In cima alle preferenze adolescenziali c'è nettamente whatsapp (97,2%), seguito da Instagram (75,1%), mentre la star del momento appare essere “snap chat” che in un anno - sempre da quanto emerge dalle rilevazioni SIMA-Laboratorio Adolescenza del 2015 - è passato dal 12% al 37% di utilizzatori.
Un Social molto pericoloso, Snap Chat, perché associa alla possibilità di comunicare anonimamente (caratteristica comune anche ad Ask.fm), quella di far scomparire il messaggio dopo pochi secondi. Il che induce molti adolescenti ad utilizzarlo per inviare foto, anche intime, senza considerare che prima di auto-cancellarsi possono tranquillamente essere “salvate” dal destinatario sul proprio dispositivo ed, eventualmente, riutilizzate.
Ma uno degli aspetti più preoccupanti che emergono dall'indagine non è tanto il sempre maggior utilizzo di rete e social da parte dei ragazzi (tendenza verosimilmente irreversibile), ma la precocità con la quale iniziano ad utilizzare questi strumenti e la “disinvoltura” con cui ciò viene spesso fatto.
La maggioranza relativa degli adolescenti (35%) ha avuto lo smartphone a 11anni, il 22% a 10 anni e oltre il 16% a meno di 10 anni E le cose non vanno molto diversamente per quanto concerne l'utilizzo dei social. Il 33% ha iniziato ad 11 anni, il 13% a 10 e il 7,5% a meno di 10. E l'esordio, per gli adolescenti che vivono nelle grandi città, è ancora più precoce. Un esordio in una un'età in cui non sia ha assolutamente la maturità psicologica per poter utilizzare strumenti di comunicazione così potenti e insidiosi.

Ma chi dovrebbe fornire ai ragazzi le informazioni e le consapevolezze adeguate sui rischi e le insidie della rete e su come utilizzare Internet e social in modo prudente?
Dai risultati dell'indagine emerge che le figure considerate più appropriate per svolgere questo compito - secondo quanto sostengono gli stessi adolescenti - siano “esperti della materia” e “forze dell'ordine” (48,5%). Più dei genitori (indicati dal 35%) e, soprattutto, più degli insegnanti, indicati da una esigua minoranza (7,6%) , superati anche dagli “amici” (7,8%).
Stupisce la scarsa adeguatezza - per parlare di questi argomenti - attribuita dai ragazzi agli insegnanti. Ha probabilmente ragione, nell'analizzare la questione, Mario Menziani, insegnante e componente dell'area scuola di Laboratorio Adolescenza, quando dice che spesso gli interventi degli insegnanti su questi argomenti vengono percepiti dai ragazzi (e non senza qualche ragione) unicamente come censori rispetto all'utilizzo tout-court del telefonino e dei social e non come indicazioni di buone pratiche. A questo si aggiunge - per loro stessa ammissione - che tra gli insegnanti. la conoscenze di questi strumenti e, più complessivamente, di come si sviluppa la socialità in rete non è diffusissima
In ogni caso, la quasi totalità degli adolescenti intervistati (95%) afferma di essere stato in qualche modo e da qualcuno informato dei rischi legati alla navigazione in Internet e all'utilizzo dei social network e tre adolescenti su quattro dichiarano di conoscere gli strumenti che i social mettono a disposizione per tutelare la propria privacy.
Il problema è che all'atto pratico il 60% non utilizza questi strumenti o li utilizza poco. Ma, ancora peggio, volendo entrare in quei social che pongono barriere di età, circa il 25% ha dichiarato di aver indicato - anche se non richiesto - un'età che faccia apparire maggiorenne.
Un comportamento a rischio che affrontiamo costantemente con gli studenti delle scuole nelle quali operiamo abitualmente E nel farlo ci troviamo di fronte sia ad adolescenti candidamente inconsapevoli che il proporsi come maggiorenni li espone, specie nei rapporti con sconosciuti, ad un rischio maggiore, sia a chi lo fa proprio con l'intenzione deliberata di potersi relazionare con gli interlocutori senza lo “stigma” della minore età.
Per quanto riguarda il cyberbullismo (uno dei principali “effetti collaterali indesiderati” della socialità in rete), il 10% degli intervistati ha ammesso di essersi (in una o più occasioni) comportato da cyberbullo e il 17% (20% delle femmine) di essere stato (in una o più occasioni) vittima di cyberbullismo.

Dall'indagine emerge, inoltre, anche un collegamento stretto tra i comportamenti riguardanti la socialità reale e quella virtuale
I ragazzi e le ragazze che mostrano maggiori criticità nei rapporti con il gruppo dei pari (ovvero quelli che più spesso si sentono a disagio, fanno più spesso confronti tra sé gli altri, sono più spesso condizionati dal gruppo a fare cose che non si vorrebbe, e si sentono più spesso traditi dagli amici) risultano anche essere quelli più esposti ad essere vittime di episodi di cyberbullismo (30,6% vs 17,1%).
Sul fronte del gioco d'azzardo on line. Il 95% degli adolescenti intervistati sa cosa sia un gioco d'azzardo (anche se meno del 10% lo collega al termine ludopatia); oltre il 90% è consapevole che il gioco d'azzardo può creare dipendenza e che il fenomeno più interessare sia gli adulti che i giovani. Inoltre, il 70% ritiene che a questo tipo di dipendenza possano associarsene altre (droga, alcol...) ed il 66% pensa che con campagne di educazione verso tutta la popolazione potrebbe essere possibile fare prevenzione.
Ma il dato preoccupante è che l'11% del campione dichiara di aver già avuto un'esperienza di gioco d'azzardo on-line (da solo o con amici) e la percentuale sale al 13% tra i maschi A questo si aggiunge che il 21% pensa comunque di avere, prima o poi, un'esperienza di questo tipo e un ulteriore 19% non si esprime né per il sì, né per il no. Certamente una minoranza, ma molto preoccupante, specie se si considera che l'accesso ai cosiddetti casinò on-line dovrebbe essere rigorosamente vietata ai minori .
L'indagine SIMA-Laboratorio Adolescenza ha esplorato anche i comportamenti all'interno del gruppo dei pari. L'83% degli adolescenti afferma di avere “molti amici”. Sembra ormai relegata al passato remoto la figura dell'inseparabile “amico del cuore” con cui condividere le giornate. Solo il 12% delle femmine e l'8% dei maschi, infatti, ha ancora l'abitudine di “uscire” con un solo amico o una sola amica, mentre la maggioranza o frequenta gruppi di 3-4 amici (49% delle femmine, 44% dei maschi) o gruppi molto numerosi (47% dei maschi 43% delle femmine).
Ma il rapporto con il gruppo dei pari non è sempre sereno: il 28% afferma di provare momenti di disagio quando è con gli amici e il 44% di fare costanti confronti, essenzialmente fisici, tra se e gli altri. Il 41% afferma di fare cose controvoglia per adeguarsi al gruppo e il 46% di avere, quando è con gli amici, dei comportamenti che possono risultare rischiosi. Tra questi, il 36% dice di farlo perché attratto dal rischio, ma il 15% afferma di comportarsi in questo modo per avere maggiore credito all'interno del gruppo o attrarre su si sé l'attenzione di ragazze o ragazzi. Preoccupa, tra l'altro, che oltre il 43,3% afferma di rendersi conto solo a posteriori di essersi esposto ad un rischio. Sul proprio ruolo all'interno del gruppo, il 36% si considera un leader, il 58% uno/una che segue quello che fanno gli altri e il 6% non risponde.
Ultima annotazione, anche questa non confortante: per oltre il 25% del campione, Internet è solo un passatempo, mentre il 51% ritiene che potrà rivelarsi utile per il proprio futuro professionale solo in relazione al tipo di lavoro che andrà a svolgere. Appena il 22% pensa che Internet e le competenze acquisite nella navigazione in rete saranno comunque un utile bagaglio di conoscenze per il proprio futuro professionale. Un dato sinceramente inaspettato da parte dei cosiddetti “nativi digitali”, ma che probabilmente deriva anche da un giudizio riduttivo che talvolta viene dato a Internet dalla scuola e dalla famiglia. Visto spesso da genitori e insegnanti (e non sempre a torto) come un “ladro di tempo” nelle attività dei ragazzi, viene troppo facilmente stigmatizzato come un gioco tout-court. Anche su questo dovremmo cercare di dare ai ragazzi una informazione completa e corretta. Internet è comunque una straordinaria opportunità professionale e non solo, il che non significa che si debba vivere in rete H24 o non ci siano regole e tempi da rispettare.


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