Medicina e ricerca

Virus respiratorio sinciziale ed enterovirus. Al via il sistema di sorveglianza europeo

Susanna Esposito (professore ordinario di Pediatria, Università degli Studi di Perugia e presidente dell'Associazione mondiale per le Malattie infettive e i disordini immunologici, Waidid)

I virus sono agenti infettivi molto particolari. Da un lato non hanno, al contrario dei batteri, una vita autonoma e debbono, per conseguenza, integrarsi con le cellule dei tessuti che infettano. Dall'altro sono stati, per anni, assai poco conosciuti perché la loro identificazione poteva avvenire solo attraverso le colture cellulari con una procedura di isolamento lenta, costosa e non molto semplice. La disponibilità delle metodiche di biologia molecolare che sono rapide, relativamente poco costose e, soprattutto, capaci di identificare le caratteristiche strutturali dei singoli virus ha profondamente incrementato le nostre conoscenze sui diversi agenti virali. Nuovi virus, in precedenza mai identificati, sono stati scoperti. Inoltre, anche per quelli già noti, si sono potute approfondire le capacità di creare malattia, associando la presenza di certi virus con la comparsa di ben definiti quadri patologici. Infine, si è potuto misurare in modo preciso la capacità dei virus di andare incontro a mutazioni genetiche e di sottrarsi, di conseguenza, alle capacità di difesa dell'organismo. Un esempio bene documentato a questo proposito è dato dai virus influenzali per i quali oggi è possibile monitorare con estrema precisione le mutazioni a cui essi annualmente vanno incontro, prevedendo con anticipo quella che potrà essere l'impatto di queste sulla numerosità dei casi di influenza che interesseranno la popolazione generale e favorendo la produzione di vaccini quanto più possibili capaci di far fronte alle nuove varianti virali.
Per quanto riguarda la scoperta di nuovi virus, un esempio molto pertinente è dato da quanto accaduto per l'enterovirus D68, un agente infettivo identificato molti anni fa ma caduto nel dimenticatoio perché ritenuto poco importante sia come frequenza di comparsa come patogeno, sia per la scarsa gravità delle malattie che sembrava provocare. Le ricerche di biologia molecolare hanno, al contrario, permesso di evidenziare che se era vero che enterovirus D68 poteva essere identificato in bambini affetti da banalissime forme respiratorie come il raffreddore o la faringite, era anche vero che esso poteva causare quadri clinici molto importanti di patologia respiratoria e, in una non trascurabile numerosità di pazienti, anche malattie molto gravi del sistema nervoso centrale, quali encefaliti e mieliti con paralisi muscolare flaccida. Scoperti questi possibili effetti negativi di un agente infettivo poco considerato, in molti paesi sono state attivate linee di ricerca molto approfondite per verificare quale potesse essere l'effettiva circolazione dei virus, quali le sue tendenze a modificarsi e quali le correlazioni tra le caratteristiche delle varianti virali e lo sviluppo della patologia più grave. Sapere se un virus tende a dare epidemie annuali o solo epidemie intervallate da un certo numero di anni è nozione essenziale per organizzare al meglio gli interventi preventivi. D'altra parte, conoscere se un virus è a bassa o alta tendenza a modificarsi vuol dire sapere se coloro che sono già stati infettati o sono stati vaccinati hanno ancora difese utili a evitare ulteriori problemi. Se un soggetto ha già sviluppato difese e il virus non muta, è probabile che una nuova infezione non crei malattia o ne determini una di lieve gravità. Se, al contrario, cambia profondamente il suo assetto genetico, per l'organismo sarà come un agente infettivo nuovo che potrà dare malattia senza che venga opposta difesa consistente. Infine, sapere se certe varianti virali sono più spesso associate allo sviluppo di malattie gravi permette di preparare vaccini o farmaci adeguati alla prevenzione o alla terapia proprio di queste forme, con ovvi vantaggi medici, sociali ed economici. Naturalmente, riuscire ad ottenere tutte queste conoscenze non è semplice perché occorrono rilevazioni continue fatte su una popolazione molto numerosa e in un numero di paesi quanto maggiore possibile.
Rilevazioni settoriali difficilmente possono permettere di analizzare tutte le variabili utili a caratterizzare un nuovo virus. Per questa ragione tutti gli esperti auspicano la creazione di studi collaborativi che facciano capo a centri di sorveglianza già organizzati e che possano coordinare in modo completo con protocolli uniformi tutte le attività necessarie. In questo senso nasce la proposta della creazione di una rete Europea per il monitoraggio di enterovirus D68. Il progetto relativo dovrebbe essere presto realtà grazie ad una iniziativa presentata recentemente a Stoccolma dagli esperti europei dell'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e che ha coinvolto clinici e virologi di tutta Europa, Italia inclusa.


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