Medicina e ricerca

L’elisir di buona alimentazione

di Franco Berrino * (già direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano)

Ci troviamo in una società che ha grandissimi vantaggi, molto longeva, grazie soprattutto ai progressi della medicina degli ultimi 40 anni. In quest’arco di tempo la speranza di vita della popolazione italiana è aumentata di 10 anni, grazie ai farmaci (terapie per controllare pressione, colesterolo, trigliceridi, glicemia, coagulazione del sangue) e al meraviglioso sviluppo delle tecnologie diagnostiche e delle tecniche di intervento. Tuttavia il 90% della popolazione anziana - cioè gli ultra 65enni, che ormai sono quasi 1/4 della popolazione totale e quasi il 50% della popolazione adulta - deve assumere quotidianamente medicine perché è affetta da patologie croniche. Questo si traduce in un costo sociale spaventoso in termini di farmaci, di sussidi d’invalidità, di interventi e, naturalmente, in un business clamoroso.

L’aumento della popolazione anziana e delle patologie croniche legate allo stile di vita ha messo in crisi tutti i sistemi sanitari dei Paesi sviluppati. Non esiste una soluzione tecnologica per questo problema: l’unica soluzione è la prevenzione. Nel mondo della ricerca e, gradualmente, in quello della medicina, stiamo prendendo coscienza che queste condizioni patologiche sono prevenibili grazie allo stile di vita, l’alimentazione in primis, associata in particolare al cancro, all’infarto, all’ictus cerebrale e alle malattie neurodegenerative. Uno dei grandi problemi della popolazione anziana è l’impennata delle demenze, con il conseguente business delle residenze assistite per anziani, ma sappiamo che si può invecchiare senza ammalarsi: come ho raccontato insieme al prof. Luigi Fontana nel libro La Grande Via (Mondadori, 2017), è dimostrato che fra i centenari la frequenza di malattie croniche è nettamente inferiore rispetto ai 70enni.

Morire senza malattie è il regalo migliore che possiamo fare ai nostri figli. Il tabacco è una delle grandi cause delle patologie invalidanti, l’altra è l’alimentazione assolutamente incongrua che abbiamo oggi: troppo ricca di prodotti animali, di carni conservate, di salumi, di prodotti trasformati dall’industria, di farine raffinate, di zuccheri e anche di grassi. Il Codice europeo contro il cancro raccomanda di basare l’alimentazione quotidiana su cibi di provenienza vegetale, non industrialmente raffinati, cereali integrali, verdure, frutta oleaginosa, di evitare bevande zuccherate, di limitare il sale. Il lavoro dell’associazione La Grande Via (www.lagrandevia.it), che ho fondato con il prof. Luigi Fontana e con la giornalista Enrica Bortolazzi, è anche quello di mostrare quanto possa essere gastronomicamente buona un’alimentazione sana.
Nello studio EPIC, che ha coinvolto 500.000 persone, abbiamo provato che chi segue le raccomandazioni del Codice europeo contro il cancro riduce il rischio di cancro del 20%, di ictus, infarto, malattie dei polmoni del 30% (Vergnaud AC et al. 2013 Am J Clin Nutr 97:1107); studi americani (Hastert TA et al. 2014 CCC 25:541) hanno condotto agli stessi risultati.

L'unico modo per salvare economicamente il servizio sanitario nazionale è quello di ammalarci di meno. Questo permetterebbe di concentrare l'attenzione delle spese su condizioni più gravi, di urgenza, e sulle malattie genetiche indipendenti dallo stile di vita. Si tratta di un discorso estremamente complesso: da parte di un sistema sanitario basato sulla finanza non c'è interesse affinché si riducano le malattie, perché più ci ammaliamo più aumenta il Pil. Questo sistema deve essere modificato, anche se è molto difficile vincere l'inerzia dei sistemi sanitari e la pressione dell'industria alimentare e di quella del farmaco. Si fanno investimenti miliardari per diagnosticare precocemente le malattie, perché questi interventi sono sostenuti dal business (apparecchiature e test) e non ci si concentra sul miglioramento dello stile di vita. In questo meccanismo perverso rientra anche il paradosso del business molto nascosto della sovradiagnosi, ossia della diagnosi delle malattie che sarebbe meglio non diagnosticare. Esempio eclatante è il cancro della prostata, che oggi può essere diagnosticato in fase molto precoce con il test Psa. Tuttavia, anche se il cancro alla prostata è presente in 2 uomini su 3 nella fascia di età oltre i 70 anni, solo una minima parte di questi tumori si manifesterà e ucciderà. Si tratta dunque di un grande aumento di richieste di analisi e test che sono, di fatto, inutili nella maggior parte dei casi. Come accade anche in vari altri campi – anche se non in dimensioni così drammatiche – c’è una forte pressione per interessi commerciali. Riguardo alla prevenzione sullo stile di vita, il business si riduce alle palestre e all’alimentazione sana, ma per noi stessi è il migliore affare che possiamo fare.

* Franco Berrino interverrà sull’argomento nell’ambito di Sementi Festival, venerdì 12 maggio, durante l’incontro gratuito “Alimentiamo la salute” che si svolgerà a Corinaldo, in provincia di Ancona, a partire dalle ore 18.00 in Piazza il Terreno


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