Medicina e ricerca

Contro lo scompenso cardiaco un farmaco con meccanismo innovativo

di Michele Senni (direttore della Cardiologia 1 ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo)

La realtà dello scompenso cardiaco è impressionante: in Italia colpisce più di 1 milione di individui, rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale (se non consideriamo il parto naturale), comporta una mortalità superiore a quella dei maggiori tumori maligni, con l'eccezione dei tumori di pancreas e di polmone, è la prima causa di morte tra le patologie cardiovascolari, la mortalità a 5 anni dopo un ricovero per scompenso cardiaco è del 40-50% e un paziente su quattro muore entro 1 anno dalla diagnosi.
Nonostante questi dati sconvolgenti, gli italiani conoscono poco questa sindrome: le persone non hanno una percezione della sua gravità e di quanto sia frequente, e non sono informate su quali siano i sintomi dello scompenso cardiaco. Dopo tutte queste brutte notizie, per fortuna ce ne è una buona, e cioè che da circa un mese e mezzo anche in Italia è possibile prescrivere un farmaco, il sacubitril/valsartan, che ha dimostrato essere in grado di raddoppiare il beneficio sulla mortalità di farmaci, quali gli ACE inibitori, considerati fino ad oggi le pietre miliari del trattamento dello scompenso cardiaco.
Fino ad oggi la terapia dello scompenso cardiaco si basava sull'inibizione neuro-ormonale, in particolare del sistema renina-angiotensina e del sistema nervoso simpatico. Sacubitril/valsartan ha un meccanismo d'azione innovativo, che consente, per la prima volta, di intervenire efficacemente anche a livello di un altro sistema neuro-ormonale, il sistema dei peptidi natriuretici, impedendone la degradazione e favorendone quindi la persistenza degli effetti benefici nelo scompenso cardiaco come la stimolazione della diuresi e la vasodilatazione, mantenendo contemporaneamente l'inibizione del sistema renina-angiotensina. Questo nuovo meccanismo di azione mette in evidenza una funzione del cuore poco conosciuta, e cioè quella di un organo in grado di produrre ormoni, quali gli ormoni natriuretici. Il sacubitril/valsartan rappresenta la prima molecola disponibile in clinica, cioè che può essere somministrata ai pazienti, di una nuova classe di farmaci, gli inibitori del recettore dell'angiotensina e della neprilisina (Arni).
Lo studio PARADIGM-HF, il più grande studio condotto nell'ambito dello scompenso cardiaco con contrattilità ridotta, avendo arruolato 8.400 pazienti, ha dimostrato come sacubitril/valsartan, confrontato con il farmaco considerato di riferimento e cioè l'enalapril, un ACE inibitore, determini una riduzione del 20% della mortalità cardiovascolare e delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e del 16% della mortalità totale. Questa riduzione di mortalità corrisponde ad un allungamento medio della vita di 1 anno e mezzo, con punte fino a 2 anni nei pazienti più giovani, e rappresenta un grande successo.
Sacubitril/valsartan costituisce la prima grande innovazione terapeutica nel campo dello scompenso cardiaco cronico da almeno 15 anni, periodo questo a cui risalgono gli ultimi studi interventistici con farmaci che avevano dimostrato una significativa riduzione della mortalità. Gli studi successivi con molecole a vario meccanismo di azione sono stati infatti negativi. I risultati dei trial clinici con sacubitril/valsartan si traducono nella pratica clinica non solo in un allungamento dell'aspettativa di vita, ma anche in un miglioramento della sua qualità; la fame d'aria e la grave stanchezza tipiche di questa condizione, si riducono sensibilmente e il paziente può tornare gradualmente ad una vita più attiva. Sacubitril/valsartan potrebbe essere indicato per circa un terzo dei pazienti con scompenso cardiaco cronico, e probabilmente l'indicazione al suo utilizzo dei prossimi anni potrà essere allargata sulla base dei nuovi studi ora in corso.
Importante sottolineare come nello studio PARADIGM-HF tutte le analisi successive nei vari sottogruppi (ad esempio nei giovani o negli anziani, nelle diverse associazioni di farmaci utilizzate, nelle varie classi di rischio e nell'aver avuto o meno precedenti ospedalizzazioni per scompenso) hanno confermato la superiorità del sacubitril/valsartan sulla terapia standard dello scompenso cardiaco con enalapril.
Inoltre, sacubitril/valsartan non va a ad aggiungersi alla terapia, ma va a sostituire farmaci già in corso, quali gli ACE inibitori, e questo per un paziente con scompenso cardiaco cronico, che assume una quantità impressionante di medicine, spesso più di 20 compresse al giorno, rappresenta sicuramente un'altra bella notizia, che permetterà una migliore aderenza alle cure prescritte.
Per concludere, non credo di apparire troppo ottimista dicendo che sacubitril/valsartan entrerà a pieno diritto nell'olimpo dei farmaci cardiovascolari, quali l'aspirina, i beta bloccanti e le statine, che hanno contribuito in modo significativo all'allungamento della vita della popolazione.


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