Medicina e ricerca

Tumori, l’ipoteca dell’incertezza sul futuro della ricerca

di Giovanni Apolone (direttore scientifico Istituto dei Tumori di Milano)

Anche quest’anno presso l’Istituto dei Tumori di Milano si è tenuta una giornata dedicata alla Ricerca - “La Ricerca che verrà”, questo il titolo - che ha visto a confronto esperti, giovani ricercatori e istituzioni per comunicare l'importanza della ricerca scientifica per l'avanzamento della battaglia contro il cancro.
In Italia negli ultimi anni si è osservato un aumento della incidenza dei tumori, con circa 1.000 nuove diagnosi al giorno, in parte a causa dell'invecchiamento della popolazione e del cattivo stile di vita, in parte in virtù della prevenzione secondaria che permette di fare spesso diagnosi in una fase precoce. Contemporaneamente, è aumentata anche la percentuale di tumori che siamo in grado di curare e guarire, la sopravvivenza è passata da circa il 50 a quasi il 65%, con alcune forme tumorali che sono guaribili anche nell' 80-90% dei casi. Dalla combinazione dei due fenomeni ne è derivato un aumento della prevalenza, cioè del numero di italiani che hanno avuto un tumore e sono ancora vivi; si stima che vi siano ora 3 milioni di cittadini, un italiano su 20, con una storia di tumore alle spalle, di cui almeno il 25% definitivamente guarito.

Oggi abbiamo molte frecce al nostro arco: strumenti di diagnosi innovativi, farmaci intelligenti e immunologici che si affiancano a quelli tradizionali, capacità chirurgiche straordinarie che ci permettono di raggiungere i diversi obiettivi di cura in funzione del tipo di malattia, dello stadio e della prognosi. Ma indubbiamente cura e prevenzione sono legate come ben sappiamo alla ricerca, senza la quale sarebbe impensabile ottenere qualunque tipo di risultato. L'Istituto Nazionale dei Tumori, primo polo oncologico italiano, e ora in fase di ingresso nella rete «Cancer Core Europe» dei 6 principali European Cancer Center, ha programmi e progetti di ricerca in ogni ambito e fase: preclinica e clinica epidemiologico-sanitaria. Con 540 ricercatori in 27 laboratori il nostro Istituto implementa gli studi con un approccio traslazionale che permette, attraverso team multi-disciplinari, di avere percorsi che vanno dal laboratorio al letto del paziente e viceversa. Ma ora vorremmo andare oltre: fare una ricerca più rilevante per il Sistema Sanitario regionale e nazionale, con azioni e percorsi che facilitino il lavoro in team e i meccanismi di finanziamento, per favorire una ricerca istituzionale collaborativa tra le diverse aree dell'Istituto.

Ma come fare? Oggi, per adempiere al meglio la nostra missione di IRCCS pubblico, siamo costretti a dedicare risorse ed energie soprattutto per difendere e proteggere coloro senza i quali questi risultati non sarebbero stati possibili e cioè i giovani, che lavorano come ricercatori, come personale di supporto alla ricerca e, non dimentichiamolo, nei reparti clinici e nei vari uffici dove svolgono un ruolo importante anche in ambito assistenziale, necessario per affiancare il paziente e i suoi familiari in un percorso a volte assai difficile. La maggioranza di questi giovani purtroppo lavora con una serie di contratti atipici che non garantiscono un ruolo preciso, stabilità e progressione di carriera. In INT sono oltre duecento gli impiegati nella ricerca con un contratto di collaborazione (co.co.co) destinato a sparire entro gennaio del 2018 ed è chiaro come il funzionamento stesso dell'Istituto sia messo a rischio.

Siamo consapevoli che si cura meglio dove si fa ricerca. Per questo motivo, pur nella difficoltà, negli ultimi due anni abbiamo fatto, e stiamo ancora facendo, tutti gli sforzi possibili per mettere in sicurezza tutte queste posizioni: abbiamo lanciato bandi con fondi per favorire la ricerca istituzionale e attivato programmi di internazionalizzazione per favorire lo scambio di ricercatori e programmi di “incoming mobility” per ospitare i giovani ricercatori stranieri e reintegrare in Istituto giovani ricercatori italiani che stanno svolgendo un'esperienza all'estero. Ma siamo consapevoli che tutto questo non è sufficiente e che il futuro dei nostri ricercatori è molto incerto. L'obiettivo di un IRCCS come il nostro e come tutti gli altri in Italia è quello di fare una ricerca e per fare questo dobbiamo proteggere e favorire il nostro capitale umano più importante. i nostri giovani che purtroppo stanno invecchiando nelle paludi della pubblica amministrazione italiana.


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