Medicina e ricerca

Terra dei fuochi, nessun s’illuda che tutto vada bene

di Paolo Siani (direttore Uoc Pediatria ospedale Santobono di Napoli)

I Registri per le malattie croniche e tumorali forniscono innegabili fattori di conoscenza e quindi di contrasto ai fattori di rischio. Consentono valutazioni di efficacia delle terapie, anche di quelle innovative e sperimentali, e servono a valutare l’impatto delle terapie su tutta la popolazione. Perché consentono la messa a fuoco dei determinanti organizzativi, socioeconomici e di fragilità della popolazione. E consentono il monitoraggio sulla diffusione dell’utilizzo delle linee-guida e sull’appropriatezza della presa in carico dei pazienti oncologici e dei percorsi assistenziali.

Finalmente la Regione Campania ha un Registro tumori per l’infanzia (0-19 anni), ed è un Registro serio, coordinato da persone serie e competenti e del tutto indipendenti, perché lavorano esclusivamente nel Servizio sanitario nazionale e da oltre 20 anni al servizio dei bambini. È un Registro che rispetta le rigorose regole stabilite dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) e certificato da organismi scientifici esterni (Associazione italiana Registro tumori - Airtum, per l’Italia).

Questa è una bella notizia che ci consentirà di poter cominciare a ragionare su dati certi, controllati e indipendenti. Senza polemiche.

I primi dati del Registro relativi ai casi osservati dal 2008 al 2012 in maniera sorprendente non segnalano una maggiore incidenza dei tumori pediatrici nella Regione Campania. Neppure nella “famosa” Terra dei fuochi, dove in realtà ancora oggi c’è grande attenzione al fenomeno dell’inquinamento con vivaci e giustificate proteste dei cittadini.

Eppure i numeri dicono che non c’è una maggiore incidenza. L’incidenza oncologica registrata in Campania in questa fascia d’età (163,9 casi per milione per anno) è risultata del 3% inferiore rispetto al dato nazionale, ma tale scostamento (circa 5 casi in meno all’anno), non è risultato statisticamente significativo.

Gli stessi responsabili del Registro dichiarano però che bisogna continuare a raccogliere i dati degli anni 2013 e 2014 e realizzare analisi di maggiore dettaglio e con tecniche statistiche specifiche per lo studio di fenomeni rari, caratterizzati da bassa numerosità della casistica per poter confermare i risultati resi noti.

Solo i tumori della tiroide negli adolescenti presentano un rischio più elevato in Campania, ma si tratta di tumori che hanno mostrato nell’ultimo ventennio un forte trend di incremento in tutta Italia.

Bisogna dire, però, come afferma Antonio Marfella, oncologo del Pascale, che è vero che il dato Campano del meno 3% rispetto al dato nazionale è un buon risultato, ma il dato italiano è anche il peggiore di Europa e pare tra i peggiori del mondo (Lancet Oncology 11 aprile 2017).

Dai dati del Registro sappiamo anche che la mobilità extra regionale è ancora troppo alta (superiore alla media nazionale) e c’è una dispersione dei casi oncologici in varie strutture sanitarie, tutte concentrate nella città di Napoli e tutte alle prese con difficoltà organizzative e di personale. E questa è una brutta notizia. Sarà necessario a questo punto razionalizzare le risorse, evitando inutili doppioni e sovrapposizioni, migliorare le strutture ospedaliere anche dal punto di vista ambientale, adeguare le tecnologie diagnostiche sui migliori standard europei.

Ecco questo bisogna chiedere con forza oggi alla politica e consentire al Registro dei tumori infantili di poter continuare a lavorare sempre meglio e in maniera indipendente.

Non ci dovranno essere passi indietro, e inoltre sarà utile confrontarsi senza preconcetti con tutte le associazioni e i gruppi di cittadini e le famiglie dei bambini ammalati per migliorare la qualità delle cure, i percorsi diagnostici, i protocolli terapeutici ed evitare che per poter curare al meglio i propri bambini le famiglie debbano allontanarsi da casa.

Poi la magistratura chiarirà se, come e in che misura, una parte della terra della Regione Campania è stata inquinata da rifiuti tossici e si provvederà se necessario a bonificarla, a noi operatori sanitari tocca fare del nostro meglio per continuare a studiare il fenomeno, e ora abbiamo gli strumenti adatti per curare al meglio secondo standard europei i nostri bambini che si ammalano di una patologie oncologica, possibilmente in un unico centro oncologico dove si possa fare assistenza e ricerca di qualità.

È innegabile che il Registro rappresenta l’unica strada per poter risalire alle correlazioni con gli inquinanti ambientali senza fattori confondenti, pertanto è necessario assicurare le giuste risorse al registro dei tumori infantili se si vogliono dare risposte adeguate e scientificamente corrette alla popolazione che ha il diritto di sapere e di tutelare la salute dei propri bambini, perche sappiamo bene che 4 o 6 anni non sono ancora sufficienti per poter capire fino in fondo la percentuale di bambini ammalati di tumore in Campania.


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