Medicina e ricerca

Biotech made in Italy contro il crimine: svelati i segreti delle tracce organiche miste

di Lucilla Vazza

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Sangue, saliva, tessuti, ogni cosa del nostro corpo parla per chi la sa leggere. E per chi contrasta il crimine, l’aiuto della scienza e della tecnologia è essenziale. Eppure non tutto è ancora “leggibile”. Non tutti i rebus si riescono a sciogliere con i metodi scientifici a disposizione di investigatori e genetisti. Le tracce miste, quelle sporche, fatte di fluidi mischiati, in cui si fondono i corpi dell’aggredito e dell’aggressore (o di più aggressori), quelle tracce sono le “bestie nere” per gli investigatori.

Ma un macchinario biotech italiano, nato per scopi oncologici, sembra possa fare la differenza e i Carabinieri del Ris di Roma hanno avviato dal 2014 una collaborazione con i ricercatori dell’azienda produttrice, la fiorentina Menarini. Il DEPArray riesce a individuare e isolare le cellule dei reperti misti, quelli appunto fatti di materiali organici confusi.

«Nel nostro lavoro ancora “di laboratorio” siamo riusciti a sciogliere alcuni dei nodi più inestricabili per gli scienziati forensi: la separazione delle cellule di saliva da quelle di liquido seminale e ancora tra saliva e sangue. Sono tracce veramente difficili da interpretare per gli scienziati forensi - ci racconta Francesca Fontana, biology manager R&D di Menarini Silicon Biosystems (la start up bolognese acquisita nel 2013 dal colosso toscano) - la nostra esperienza ci sta dando risultati promettenti che speriamo di portare presto su scala internazionale».

Ci sono poi tracce corrotte dal tempo e dalla cattiva conservazione, però anche su queste il lavoro con il sistema DEPArray può dare buoni risultati.

Una novità rivoluzionaria per la scienza forense
«Siamo di fronte - spiega il tenente colonnello Andrea Berti, a capo della sezione di Biologia del Ris - alla novità più promettente e rivoluzionaria che il mondo della genetica forense ha visto negli ultimi anni. Per la prima volta sono state, infatti, separate fisicamente singole cellule di donatori costituenti una mistura biologica. Un risultato straordinario se pensiamo all'analisi di tracce biologiche che possiamo trovare sui reperti raccolti nel corso di un’indagine. Continueremo a lavorare intensamente sul progetto per capire fino in fondo i limiti di tale tecnologia e poterla poi applicare anche a tracce infinitamente piccole».

Il macchinario nato per utilizzo oncologico, sfrutta il principio della dielettroforesi, ed è in grado di isolare, in modo automatico, singole cellule tumorali rare presenti nel sangue mantenendole intatte: un procedimento che consente di fare diagnosi precoce mediante un esame ematico, basta anche una goccia, che individua e isola, senza danneggiarle, le cellule indicative della patologia.

Nello studio con i Carabinieri, l’analisi dei campioni su un caso vecchio, già risolto, ha permesso di individuare le cellule (spermatozoi) e quindi il profilo del colpevole, confermando che l'approccio sviluppato può essere applicato con successo alle tracce reali, non solo a quelle simulate.
Poiché si tratta del primo lavoro di questo genere, saranno ovviamente necessarie ulteriori validazioni su grandi numeri di campioni reali. Per questo la collaborazione proseguirà non solo con il Ris di Roma, ma anche con altri laboratori di genetica forense all’estero per la validazione sperimentale del protocollo.


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