Medicina e ricerca

Il punto sulla vaccinazione influenzale pediatrica

di Susanna Esposito (professore ordinario di Pediatria, Università degli Studi di Perugia)

L'influenza è una malattia che tutti conoscono perchè ogni anno colpisce milioni di persone in tutto il mondo, diventando argomento per citazioni, discussioni e commenti su tutti i mezzi di comunicazione, televisione inclusa. Malgrado la diffusione e la notorietà, la malattia è ampiamente sottovalutata non solo dalla popolazione generale ma anche da una parte non trascurabile degli addetti ai lavori, compresi medici e altri operatori sanitari di ogni livello. Due sono le ragioni di questa apparente anomalia, il convincimento che la malattia possa essere grave solo negli anziani e nei soggetti che già soffrono di malattie croniche che possono rendere l'influenza più pericolosa del consueto e l'idea che i vaccini influenzali oggi disponibili siano relativamente poco efficaci, così da renderne giustificabile l'uso solo per i soggetti a rischio sopra indicati. In realtà, entrambe queste valutazioni sono, alla luce delle evidenze scientifiche che sono andate accumulandosi negli ultimi 15 anni, largamente discutibili. Oggi si sa che l'influenza può essere pericolosa ad ogni età e che i vaccini, se utilizzati correttamente, sono in grado di proteggere dalla malattia la stragrande maggioranza della popolazione vaccinata e, riducendo la circolazione dei virus, anche di evitare l'influenza nella popolazione a rischio non vaccinata.

Tra tutti i soggetti per i quali fino a qualche anno fa si è creduto che l'influenza fosse sempre una malattia senza importanza sono i bambini sani. In realtà, nel periodo invernale, durante l'epidemia influenzale, fino al 30% dei bambini dei primi anni di vita si ammala di influenza e, di questi, un numero molto consistente di quelli sani sviluppa una forma di malattia così grave da richiedere il ricovero in ospedale, alcuni addirittura in rianimazione. Inoltre, sia pure eccezionalmente, qualcuno di questi bambini, anche tra quelli più grandicelli, non riesce a superare la malattia, in genere per il sovrapporsi di complicanze polmonari. Ciò spiega perchè in molti paesi tra i quali gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Finlandia, i Paesi Baltici e l'Austria, da alcuni anni il vaccino influenzale è fortemente raccomandato a tutti i bambini, inclusi quelli sani. Qualche differenza esiste nell'età dei bambini ai quali il vaccino è raccomandato, da 6 mesi a 17 anni negli USA, per un minore numero di anni negli altri paesi. In ogni caso, però, i bambini più piccoli sono sempre inclusi, a conferma della avvenuta presa di coscienza che nei primi anni di vita l'influenza è per tutti qualcosa da evitare.

Una posizione assai simile è stata assunta anche nel nostro Paese da numerose autorità sanitarie. Il recente Calendario Vaccinale per la Vita redatto da esperti pediatri, igienisti e medici di medicina generale include la vaccinazione contro l'influenza oltre che per gli anziani, come già fatto da anni, anche per tutti i bambini, anche per quelli sani, di età superiore a 6 mesi fino all'età scolare, se frequentano comunità scolastiche. Ciò consente non solo di proteggere i vaccinati da forme di influenza gravi ma riduce enormemente il rischio che questi soggetti diventino i vettori della diffusione dell'influenza all'interno della famiglia e della popolazione in genere. Si è, infatti, scoperto che i bambini piccoli sono quelli che più di tutti gli altri quando infettati dai virus influenzali eliminano l'agente infettivo per lunghi periodi ed in grandi quantità, divenendo, di fatto, veri e propri untori.

D'altra parte, numerosi studi hanno chiaramente messo in evidenza che i vaccini influenzali sono in tutte le età molto efficaci e sicuri. Sono in grado di garantire la prevenzione della malattia in almeno il 60% dei vaccinati senza effetti negativi significativi. Ciò che va ricordato è che il vaccino deve essere somministrato a tempo debito, almeno 4 settimane prima che i virus influenzali inizino a circolare e possano causare malattia. Perchè ciò accada, in genere a partire da novembre/dicembre, è chiaro che il vaccino deve essere somministrato non oltre la fine di ottobre. Inoltre, non si deve dimenticare che nei bambini mai vaccinati in precedenza è necessario somministrare due dosi a distanza di un mese circa l'una dall'altra. Quindi, in questi casi, la vaccinazione va iniziata ai primi di ottobre.

Infine, deve essere sottolineato che i vaccini influenzali possono essere utilizzati solo a partire dal sesto mese di vita e, quindi, una parte dei bambini più piccoli ad elevato rischio di influenza grave non può essere protetta. Una soluzione può essere trovata con la somministrazione del vaccino alla madre gravida. In questo modo si ottiene non solo di proteggere la madre dall'influenza, malattia che nella gravida può essere molto pericolosa, ma si può proteggere anche il bambino nei primi mesi di vita. Il vaccino nella madre produce alti livelli di anticorpi contro i virus influenzali. Questi passano nelle ultime fasi della gravidanza attraverso la placenta e possono, quindi, proteggere il neonato per tutto il periodo in cui questo non può essere vaccinato.

Ultima annotazione, per la vaccinazione è meglio scegliere un vaccino quadrivalente, capace di proteggere non solo contro i due tipi di virus influenzale A ma anche contro due tipi di virus influenzali B, uno dei quali non incluso nel vaccino influenzale trivalente.
Quindi, vaccinazione influenzale per tutti con ovvi vantaggi per la salute e il sistema sanitario.


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