Medicina e ricerca

Alzheimer, spazio alla ricerca di base e ai progetti indipendenti

di Sandro Sorbi, Presidente Airalzh Onlus, responsabile della Clinica Neurologica Ospedaliera Careggi di Firenze, professore di Neurologia dell'Università di Firenze

Pfizer, colosso farmaceutico americano, ha annunciato nei giorni scorsi di aver rinunciato alla ricerca farmacologica sul Morbo di Alzheimer visti gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora. Questo è l'ennesimo segnale della difficoltà della ricerca per un farmaco in grado di curare le malattie neurodegenerative e fa seguito all'abbandono del settore da parte di altre Industrie farmaceutiche di grande importanza. Ad oggi, infatti, non esistono ancora farmaci in grado di modificare il decorso di una malattia così complessa mentre si stanno validando trattamenti non farmacologici alternativi in grado di arrestare il declino cognitivo.

Sono ancora tante le industrie farmaceutiche che continuano a lavorare in questo campo; se da un lato le multinazionali farmaceutiche si stanno concentrando sulla scoperta di farmaci che agiscono bloccando la proteina beta-amiloide - ritenuta la principale responsabile dello sviluppo dell'Alzheimer - dall'altro molte aspettative vengono riposte nella ricerca di base, che costituisce una fase preliminare fondamentale per l'ottimizzazione della ricerca clinica e farmacologica.

È in questa fase pre-clinica che si è capita l'importanza dell'individuazione di nuovi target per poter sviluppare bersagli terapeutici innovativi utili alla cura della malattia e il progetto di ricerca di Silvia Pelucchi (ricercatrice della rete di Airalzh Onlus presso l'Università degli Studi di Milano) si muove proprio in questo ambito e risulta essere di grande valenza scientifica. È stata infatti scoperta una proteina - CAP2 - in grado di modificare i processi di memoria e apprendimento che vengono alterati nella malattia di Alzheimer.

Il suo è tra i 25 progetti finanziati da Airalzh, Associazione Italiana Ricerca Alzheimer nata nel 2014 con lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca medico scientifica su tutto il territorio italiano. Tra i molteplici studi che i ricercatori della rete Airalzh stanno affrontando, di fondamentale importanza è l'individuazione di un metodo di diagnosi precoce per poter differenziare la malattia di Alzheimer da altre forme di demenza, ma anche testare metodi alternativi al trattamento farmacologico.

Circa 1 trial su 5 di quelli attualmente nel mondo della scienza non impiega farmaci ma utilizza invece strumentazioni di alta tecnologia come la TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica) oppure la CST (Terapia di Stimolazione Cognitiva) che ha dimostrato di portare ottimi risultati. Il progetto di ricerca di Francesca Ferrari Pellegrini, ricercatrice presso il dipartimento di Neurologia dell'Università di Parma, riguarda proprio questo ambito e ha provato che questo metodo americano - recentemente adattato alla cultura italiana - è in grado di migliorare alcuni aspetti cognitivi (come il linguaggio) e comportamentali/psicologici dei pazienti sottoposti al trattamento.

Per l'Alzheimer, malattia complessa e ancora poco conosciuta nonostante i grandi sforzi profusi dal mondo della scienza, la ricerca non può essere affidata unicamente alle Industrie Farmaceutiche ma deve essere svolta da ricercatori indipendenti che nelle Università e nei Centri di Ricerca si dedicano alla ricerca di base. Diagnosi precoce significa aprire nuove frontiere per ritardare la malattia, testare terapie non farmacologiche come la TMS e la CST significa permettere l'introduzione in Italia di nuovi protocolli terapeutici.

Airalzh Onlus è l'unica associazione che promuove e sostiene - a livello nazionale - la ricerca medico-scientifica sulla malattia dell'Alzheimer e altre forme di demenza attraverso opere di sensibilizzazione e raccolta fondi. L'obiettivo principale di Airalzh è quello di migliorare la qualità della vita dei pazienti, innalzare i livelli di cura disponibili e contribuire alla scoperta di nuove terapie. www.airalzh.it


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