Medicina e ricerca

Nuove frontiere di trattamento per la malattia di Alzheimer

di Sandro Iannaccone (primario di Riabilitazione specialistica – Disturbi neurologici, cognitivi e motori dell'Irccs Ospedale San Raffaele)

Le demenze, di cui l'Alzheimer rappresenta la forma più frequente, sono in crescente aumento nella popolazione generale – sempre più anziana – e rappresentano pertanto un'emergenza sanitaria e una delle principali sfide della medicina contemporanea: secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, «nel 2010 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, del triplo nel 2050, con 7,7 milioni di nuovi casi all'anno (1 ogni 4 secondi) e con una sopravvivenza media, dopo la diagnosi, di 4-8-anni». A disposizione dei medici, oggi, ci sono terapie farmacologiche mirate e avanzate che agiscono sulle placche di beta-amiloide, una proteina che si accumula nel cervello delle persone con demenza ed è responsabile dei sintomi, quali perdita di memoria e disorientamento.

Ma non esistono solo i farmaci: oggi la parola d'ordine delle nuove frontiere terapeutiche per la malattia di Alzheimer è riabilitazione. A coadiuvare l'azione dei farmaci, infatti, ci sono terapie come la riabilitazione neuropsicologica, efficace nelle fasi iniziali e intermedie della malattia, che si basa su esercizi cognitivi mirati. Il vantaggio di questo approccio è duplice: da un lato agisce in chiave preventiva e dall'altro permette di sviluppare la riserva cognitiva, una specie di “cervello di scorta” che consente di ridurre i sintomi cognitivi della malattia perché agisce sulla neuroplasticità e sui meccanismi di recupero neuronale. Esistono poi altre terapie avanzate che sfruttano la stimolazione magnetica delle zone colpite dalla malattia e favoriscono il recupero delle funzioni compromesse.

La tecnologia NeuroAD (Neuronix) unisce queste due tecniche – la riabilitazione neuropsicologica e la stimolazione magnetica – e rappresenta perciò una strada all'avanguardia per il trattamento integrato, indolore e non invasivo della malattia di Alzheimer. NeuroAD è disponibile negli Stati Uniti, in nove centri, in Germania e a Londra, in due centri. In Italia è in dotazione all'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, presso l'Unità di Riabilitazione specialistica – Disturbi neurologici, cognitivi e motori, diretta dal dottor Sandro Iannaccone, al Policlinico Gemelli di Roma sotto la supervisione del professor Rossini, direttore dell'area neuroscienze e alla Casa di cura La Madonnina.

«Si definisce ‘terapia multimodale' perché consiste nell'uso in contemporanea del training neuropsicologico e della stimolazione magnetica» esordisce il dottor Iannaccone. «Nella pratica, il paziente è seduto comodamente su una poltrona ed esegue esercizi specifici per la memoria, l'attenzione e il linguaggio (a seconda delle funzioni compromesse dalla patologia) utilizzando un monitor touchscreen. Allo stesso tempo, un sofisticato sistema di neuronavigazione orienta la stimolazione magnetica sulle aree specifiche colpite dalla malattia con altissima precisione», continua l'esperto.

Per comprendere quali zone specifiche sono state colpite dalla malattia il paziente viene sottoposto a una risonanza magnetica a tre tesla e a valutazione neuropsicologica. «Uno dei vantaggi principali della terapia è il fatto che è specifica per ciascun paziente ed è elaborata da un software che predispone la direzione, l'intensità e la durata delle stimolazioni» precisa Iannaccone. È possibile anche modificare gli esercizi cognitivi proposti, con grado di complessità proporzionale ai progressi fatti. Ciascuna seduta con NeuroAD dura un'ora e deve essere ripetuta per cinque giorni a settimana per un totale di cinque o sei settimane. La terapia, inoltre, non è esclusiva per il trattamento dell'Alzheimer: può essere proposta, infatti, anche per diverse altre patologie, quali l'afasia (ovvero la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio) occorsa a seguito di un ictus.

I risultati ottenuti nei pazienti che si sono sottoposti al trattamento con NeuroAD sono diversi e incoraggianti: si va da un miglioramento nella capacità di espressione e nel riconoscimento delle persone a un aumento della capacità di attenzione e memoria, fino a un aumento dell'indipendenza nelle attività quotidiane e nell'interazione sociale, con un conseguente miglioramento del tono dell'umore. Il grande vantaggio di questa terapia innovativa, oltre alla bassissima invasività, è senz'altro la riduzione al minimo degli effetti collaterali.


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