Medicina e ricerca

Medicina e diritto: lo sguardo dell'etica sulle conquiste della scienza

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

Le nuove frontiere e i confini etici della scienza, l’evoluzione del quadro normativo biogiuridico e il ruolo della comunicazione: sono i tre filoni su corre la rivoluzione della ricerca genetica che ha aperto straordinarie possibilità di nascita, di resistenza in vita ma anche inaspettate opzioni di morte (si pensi al testamento biologico) che pongono l’uomo contemporaneo di fronte a nuove interrogativi. E proprie a queste "sfide" è stata dedicata oggi una sessione del XX convegno “Uno sguardo che cambia la realtà. La pastorale della salute tra visione e concretezza” organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana. Una tre-giorni nella quale, spiega il direttore dell’Ufficio, don Massimo Angelelli «ci poniamo l’obiettivo di rieducare il nostro sguardo, imparando a rivedere e rileggere la realtà». Il punto di partenza sono pochi verbi. «Il primo è rallentare – spiega -. Dobbiamo andare tutti un po’ più piano per poter leggere meglio i contesti in cui viviamo anziché vederli in fretta e di sfuggita come i paesaggi dal finestrino del treno». Poi bisogna «focalizzare», ossia «mettere a fuoco lo sguardo sulla realtà per scorgerne i dettagli e la profondità delle cose». Terzo e ultimo «fissare». «In ambito sanitario – conclude Angelelli - se io guardo vedo il malato, se vado un po’ più in profondità vedo la persona, se vado ancora più in profondità vedo la sua anima».

Mettere le ali alla bioetica
Il paziente deve restare al centro di qualunque azione, dunque, mentre l’inedita riflessione di scienziati, medici, personale sanitario e istituzioni deve chiamare in causa non solo il ruolo della medicina innovativa ma anche il senso della malattia e della sofferenza.
«Occorre mettere le ali alla bioetica – suggerisce don Roberto Colombo, genetista clinico e professore dell’Università Cattolica di Roma - affinché non censuri la domanda di senso e di compimento che accompagna quella di vita e salute, ma tenga aperta o almeno socchiusa la porta della speranza che la fede accende in risposta a questa incensurabile domanda». Per questo occorre «sostenere il cammino di formazione della coscienza morale certa e retta nel malato, nei congiunti e nel personale sanitario, e che, in quest’ultimo, può esitare anche nella formulazione di una ‘obiezione di coscienza’».

L'impervia strada del biodiritto
L’invito è ad agire con una sensibilità tanto grande quanto potenti sono i mezzi a disposizione. Papa Francesco ha sottolineato che «uno dei principi fondamentali che deve guidare l’attività umana è che non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è per ciò stesso eticamente accettabile». E quello che vale per i laboratori dovrebbe trovare spazio anche nei Parlamenti e nei Tribunali. «Il legislatore – spiega Giorgio Lener, professore di Istituzioni di diritto privato presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – non può restare assente dinanzi alle sfide epocali che concernono l’esistenza dell’uomo, in tutte le sue articolazioni, inclusa quella relativa alla formazione di un nucleo familiare». Il problema che si pone, tuttavia, è la scelta del modello organizzativo che può essere rigido, dunque, proibitivo, oppure permissivo o, da ultimo, ispirato al principio dell’autodeterminazione, della libera scelta. «Il modello rigido – aggiunge Lener – sarebbe un porto sicuro nell’affermazione di uno Stato Etico che però si scontra con un valore etico-valoriale irriducibile ad unità». E anche la libera determinazione «non appare illimitata perché verrebbe a negarsi quella pluralità di valori che s’intende riconoscere e che è il fil rouge delle convenzioni internazionali a partire dalla Convenzione di Oviedo del 1997».

Il delicato compito dell'informazione
La comunicazione, infine, ha il delicato compito di trasmettere al cittadino le scoperte compiute dalla scienza ma anche i principi morali in gioco, i valori contrapposti e le pressioni che spingono ad incoraggiare o meno certe pratiche. «La vera sfida culturale - spiega Emanuele Calvario, segretario particolare del ministro della Salute - è riportare nel dibattito sulla comunicazione in materia di salute la correttezza, la verità e la scienza». Un compito non facile che contrappone l’autorevolezza con le fake news di facile reperibilità on line. «Ma la vera partita - aggiunge Calvario - si gioca sulla prevenzione soprattutto pensando alle mille diagnosi di cancro al giorno registrata nel 2017 e considerando la portata della prevenzione primaria e secondaria». Anche questo può rimette la persona al centro dell'azione.


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