Medicina e ricerca

Asma nei bambini, nella metà dei casi non è controllata. Rischi per la salute e costi sociali

di Marzia Duse * e Mariangela Tosca **

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24 Esclusivo per Sanità24

I risultati preliminari di uno studio della Società italiana di Allergologia e Immunologia pediatrica che sarà presentato il 17 maggio al Congresso Siaip hanno messo in luce che nel 55% dei bambini l’asma non è controllata o è solo parzialmente controllata. Questo risultato, che per la prima volta fotografa la situazione italiana, conferma quanto la letteratura internazionale ha rilevato in analoghi studi condotti negli Usa e in Europa. Una recente indagine realizzata negli Stati Uniti (Hatice Z. Journal of Asthma 2017) ha rilevato che lo scarso controllo dell’asma riguarda il 47% dei bambini tra 0 e 4 anni, il 38 % tra 5 e 11 anni ed il 34,8% nella fascia tra 12 e 17 anni.
Riacutizzazioni, evoluzione verso la cronicità, alterata qualità della vita, maggior ricorso a farmaci di soccorso e più costi per la sanità pubblica sono le conseguenze dell’asma non controllata. Il tasso di ospedalizzazione pediatrico per asma nella fascia 2-17 anni è in crescita in molte in regioni italiane come testimonia un Report della Scuola Superiore S. Anna sulla valutazione della performance dei sistemi sanitari regionali e pubblicato nel 2016. A livello europeo l’asma ha un costo diretto di 19,5 miliardi di euro sostenuto per farmaci, visite ambulatoriali e ricoveri ed un costo indiretto di 14,4 miliardi di euro, per perdita di produttività lavorativa, assenze scolastiche ed assistenza familiare.
La scarsa aderenza alla terapia può dipendere da varie ragioni, ma una di queste, forse la più comune, è la paura degli effetti collaterali dei farmaci e in particolare dei cortisonici che i genitori considerano “pericolosi” anche se somministrati per via inalatoria, ritenendo che possano influire negativamente sulla crescita. Spesso i genitori (e anche gli adolescenti) abbandonano il trattamento nei periodi di benessere e frequentemente si osserva la tendenza a sovrastimare il livello di controllo raggiunto, non comprendendo la gravità della patologia e la necessità di effettuare un trattamento continuativo. È stato dimostrato che gli effetti collaterali di questi farmaci possono manifestarsi quando si somministrano in maniera continuativa, ma ad alti dosaggi, ad esempio nei casi di asma grave. Se i cortisonici vengono prescritti e somministrati alla “dose minima efficace” e per il tempo necessario, i loro benefici superano i potenziali effetti collaterali ed i rischi associati ad un’asma poco controllata. Non va dimenticato, infatti, che il ripetersi degli episodi acuti di asma e la persistenza dell’infiammazione delle vie aeree provocano nel tempo una progressiva riduzione della funzionalità respiratoria, che può divenire irreversibile per perdita di elasticità delle vie aeree e per processi di rimodellamento irreversibili delle pareti bronchiali.

Inoltre lo scarso controllo dell’asma dà luogo a riacutizzazioni anche molto gravi della malattia, potenzialmente fatali, con conseguente assunzione di cortisonici per via sistemica, ricorso a visite mediche non programmate, accessi al Pronto Soccorso, maggiore necessità di ricovero ospedaliero, evoluzione verso la cronicità, alterata qualità della vita, assenze lavorative dei genitori con maggiori costi per la sanità pubblica.

Appare pertanto fondamentale sia in termini di sanità pubblica e farmaco-economici che di vantaggi individuali, lavorare sugli aspetti educativi e comunicativi per implementare l’aderenza, ma anche per caratterizzare in maniera corretta il cosiddetto “fenotipo” di ogni soggetto asmatico con la finalità ultima di arrivare a definire “a priori” il trattamento più efficace. L’ultima revisione del documento Gina (Global Initiative for Asthma), pubblicata nel 2018, enfatizza l’importanza di ottenere il controllo dell’asma, con un regolare follow-up, valutando in maniera accurata i sintomi, la funzionalità respiratoria ed il rischio di riacutizzazioni e modulando la terapia in base alle caratteristiche specifiche del soggetto, in maniera “personalizzata”. Ma enfatizza contestualmente anche la necessità di implementare gli aspetti comunicativi e di condivisione del percorso terapeutico con il“coinvolgimento attivo” del paziente e dei suoi familiari nel percorso di cura. Il miglioramento della continuità assistenziale e la valorizzazione dei centri di riferimento e del pediatra di famiglia, sono obbiettivi fondamentali per la definizione dei percorsi in rete più idonei per la gestione dell’asma infantile sul territorio italiano, limitando ai casi più gravi il ricorso alla ospedalizzazione e riducendo così i costi della spesa sanitaria.

* Presidente Siaip e Direttore Scuola specializzazione in Pediatria Università Sapienza di Roma
** Consigliere Siaip e Responsabile dell’Uosd Centro Allergologico, Istituto G. Gaslini, Genova


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