Medicina e ricerca

Sclerosi multipla, nuovi dati nel lungo viaggio di Cladribina compresse

di Ernesto Diffidenti

S
24 Esclusivo per Sanità24

Dopo un lungo viaggio durato oltre dieci anni, è in attesa di sbarcare sul mercato italiano la Cladibrina compresse, registrata da Merck con il nome Mavenclad.

«Siamo convinti che, intervenendo presto e in modo adeguato, il decorso successivo della malattia diventi più favorevole – spiega Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di neurologia sperimentale dell’Ospedale San Raffaele di Milano -. Lo ha dimostrato uno studio condotto su pazienti che inizialmente non avevano risposto alla cura farmacologica, ma con la terapia d’attacco a distanza di un anno hanno visto più che dimezzarsi la frequenza dei disturbi».

In realtà gli studi su cladribina sono stati 3 (Clarity, Oracle, Onward) diretta conseguenza anche dei dubbi espressi dalle autorità del farmaco europea (Ema) e statunitense (Fda) che nel 2011 avevano richiesto ulteriori dati prima di poter concedere l’autorizzazione al commercio. Per un attimo la Merck aveva anche pensato di accantonare il progetto ereditato da Serono. Poi la ripartenza e il traguardo dell’autorizzazione di Mavenclad a novembre dello scorso anno da parte dell’Ema nei 28 Paesi Ue, oltre che in Norvegia, Liechtenstein e Islanda. Attualmente Cladribina compresse è disponibile in Germania, Canada, Australia, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Israele, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Scozia e Regno Unito. Negli Stati Uniti, invece, prosegue ancora la sperimentazione.

Gli ultimi dati sono stati pubblicati sul Multiple Sclerosis Journal: si tratta di un'analisi post hoc che evidenzia gli effetti del trattamento con Cladribina compresse su due sottogruppi di pazienti con sclerosi multipla (SM) recidivante ad elevata attività di malattia .

«L’analisi fornisce preziose informazioni sull'effetto di Cladribina compresse su pazienti con evidenza di attività di malattia nonostante fossero in trattamento con terapie consolidate, così come su pazienti naïve con più recidive basali, che tendono a peggiorare nel tempo - spiega Gavin Giovannoni, ricercatore responsabile degli studi Clarity e professore di Neurologia presso la Barts and The London School of Medicine and Dentistry, Queen Mary University di Londra - . I dati di efficacia pubblicati sul Multiple Sclerosis Journal mostrano una riduzione del rischio ancora maggiore sulla progressione della disabilità, misurata attraverso la scala Edss, con Cladribina compresse in pazienti con sclerosi multipla ad elevata attività di malattia».

Si amplia, dunque, il ventaglio dei farmaci a disposizione per combattere la sclerosi multipla che colpisce circa 2,3 milioni di persone nel mondo, delle quali 600mila in Europa e 114mila in Italia. Ad essere colpite sono soprattutto le donne nelle quali la malattia viene diagnosticata in giovane età, tra i 20 e i 40 anni. «Esistono farmaci molto efficaci per contrastare la malattia – conclude Comi – da quelli più forti riservati agli attacchi aggressivi a quelli, forti ma delicati nello stesso tempo, in grado di attivare una reazione alla malattia. In ogni caso l’importante, avuta la diagnosi, è attaccare la malattia immediatamente prima della fase degenerativa».


© RIPRODUZIONE RISERVATA