Medicina e ricerca

Neuroriabilitazione: mancano i posti letto per affrontare le disabilità da gravi traumi, lesioni spinali, ictus e malattie neurodegenerative

di Carlo Caltagirone *

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Per realizzare il principio della continuità delle cure, uno dei fondamenti del nostro Servizio sanitario nazionale, urge oggi concentrare l’attenzione su quella che tecnicamente si chiama neuroriabilitazione di alta specialità e che significa sostanzialmente percorsi clinici multidisciplinari, in grado di restituire il più alto livello possibile di autonomia a chi ha subito gravi danni neurologici a seguito di traumi cranici e lesioni spinali, patologie come l’ictus cerebrale o malattie neurodegenerative come sclerosi multipla, Alzheimer e Parkinson. Non è solo l’invecchiamento della popolazione a determinare questa urgenza, ma anche il crescente successo della medicina nel curare la fase acuta della malattia. Pensiamo al contributo dato dall’introduzione delle Stroke Unit nel trattamento dei pazienti colpiti da ictus.

Abbiamo ridotto i tassi di mortalità e, nel caso delle malattie neurodegenerative, siamo riusciti a rallentare la loro evoluzione, ma allo stesso tempo si impone un crescente bisogno di cure per il recupero di quelle funzioni indispensabili alla vita della persona, che il danno cerebrale ha compromesso. Non dobbiamo pensare solo alle capacità motorie, ma anche a funzioni come linguaggio, memoria, attenzione e, nel declino delle funzioni cognitive generali, alle crescenti difficoltà del soggetto nell’elaborare informazioni e attuare processi decisionali. Nel caso delle malattie neurodegenerative, che presentano un periodo preclinico anche di alcuni decenni, diagnosi sempre più precoci di nuovo ci interrogano sui bisogni di assistenza di questi pazienti nel tempo.
Pochi dati bastano a descrivere il reale fabbisogno di neuroriabilitazione in Italia. Le persone che nel nostro Paese convivono con disabilità conseguenti a un ictus cerebrale hanno ormai raggiunto il milione. Nei Paesi sviluppati questa malattia è la prima causa di disabilità. Le stime dell’Oms prevedono che nei prossimi 40 anni i casi di demenza si triplicheranno. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Aism, 118.000 persone sono oggi affette da sclerosi multipla in Italia, con un ritmo di un nuovo caso ogni tre ore. Due pazienti su tre accedono a trattamenti di fisioterapia. Un esiguo 10 per cento riesce ad avvalersi di trattamenti di neuroriabilitazione come logopedia e terapie cognitive. La stessa Aism, nel prezioso lavoro di analisi contenuto nel “Barometro 2018”, presentato in concomitanza con il 50esimo anniversario della sua fondazione, fissa tra le priorità d’azione “l’accesso al ricovero di alta specialità neuroriabilitativa anche alle persone con sclerosi multipla in presenza di quadri di particolare gravità e complessità”.

Risulta per questo insufficiente l’attivazione di soli 1.200 posti letto per ricoveri di neuroriabilitazione di alta specialità su tutto il territorio nazionale come previsto dal decreto del Ministero della salute 70/2015. Il parere delle principali società scientifiche del settore è unanime: ne mancano all’appello altri 5.000. Sulla base dei dati epidemiologici forniti dallo stesso Ministero della Salute e dalle Linee Guida della Italian Stroke Organization, la Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn) arriva a concludere (cfr. “Alta Specialità in Neuroriabilitazione”, marzo 2017) che solo per garantire livelli adeguati di neuroriabilitazione ai pazienti post-ictus sarebbero necessari “4.800 posti letto oltre ai 1.365 posti letto necessari per la neuroriabilitazione dei pazienti colpiti da malattie e traumatismi del midollo spinale (paratetraplegie) per un totale di 6.165 posti letto. Ne deriva che i previsti 1.216 posti letto per la neuroriabilitazione a livello nazionale corrispondano solo al 20 percento dell’effettivo fabbisogno”. Restano escluse dal calcolo le gravi cerebrolesioni da trauma cranico, le lesioni spinali e le malattie neurodegenerative.
Secondo un recente studio della Ragioneria Generale dello Stato sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario, la spesa pubblica per invalidità è più che raddoppiata negli ultimi 15 anni, raggiungendo i 16 miliardi l’anno. Un’ulteriore ragione per investire più risorse nel restituire alle persone autonomia e opportunità di reinserimento sociale e lavorativo. Al nostro sistema sanitario non mancano gli specialisti per raggiungere questo obiettivo.

* Direttore scientifico - Fondazione Santa Lucia Irccs


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