Medicina e ricerca

Car T, l'innovazione è alle porte ora sinergie virtuose fra accademia e industria

di Concetta Quintarelli *

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24 Esclusivo per Sanità24

Da pochi giorni Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, ha fornito parere positivo al commercio in Ue per due prodotti d’immunoterapia cellulare (cellule Car T), Kymriah e Yescarta, notizia che giunge a un anno dalle approvazioni dell’equivalente americana (Fda, Food and Drug Administration), ma che rappresenta una pietra miliare per l’immunoterapia dei tumori nel Vecchio Continente.
Gli approcci Car T appartengono a una nuova generazione di terapie innovative personalizzate per il paziente in cui le cellule del suo sistema immunitario (linfociti T) vengono geneticamente manipolate e re-indirizzate al tumore tramite l’introduzione nel Dna, delle cellule di una sequenza genica che codifica per la sintesi di una proteina chiama recettore chimerico antigenico (Chimeric Antigen Receptor, Car).

Realizzare un simile farmaco implica un’organizzazione complessa fondata su alcune fasi che vanno dalla raccolta del campione di cellule T linfocitarie del paziente, al loro trasporto in laboratori di alta specializzazione approvati dalle Agenzie Regolatorie (AIFA in Italia) per la manipolazione genetica, all’infusione nel paziente in centri clinici di eccellenza con comprovata capacità di utilizzo di questa terapia genica anti-tumorale. Un processo assai articolato considerando il fatto che parliamo di farmaci che hanno raggiunto l’immissione nel mercato e che saranno a breve disponibili per migliaia di pazienti.
La decisione dell’Ema è quindi un’importante presa d’atto dell’efficacia di questi prodotti cellulari che vengono così resi disponibili a un elevato numero di pazienti anche in Paesi dell’Unione europea. Un punto di partenza innegabilmente significativo. Ma siamo solo all’inizio.

L’immunoterapia, infatti, è una branca della medicina che negli ultimi anni ha trasformato il modo di trattare pazienti affetti da patologie neoplastiche con risultati estremamente incoraggianti. Nell’ambito di Alleanza contro il cancro (ACC), il consorzio pubblico degli Istituti con vocazione a sviluppare terapie innovative in ambito tumorale, è stato istituito un gruppo di lavoro specifico che raggruppa i più importanti Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) coinvolti in prima linea nell’utilizzo a livello clinico dell’immunoterapia. Scopo principale è caratterizzare in maniera approfondita ogni singolo paziente affetto da una patologia tumorale, sia sotto il profilo genetico che immunologico, per indirizzare il paziente stesso ad un percorso terapeutico con la massima efficacia e la minima tossicità. E’ ormai ben noto ai ricercatori ed ai clinici che aggredire solo il tumore, senza considerare il profilo immunologico del paziente assai frequentemente non porta all’eradicazione della neoplasia stessa. Infatti, il sistema immunitario può essere l’attore principale che porta al controllo della neoplasia, qualora opportunamente guidato.

E la terapia genica costituisce un’arma fondamentale per reindirizzare le cellule del sistema immunitario a riconoscere ed eliminare il tumore. Nell’ambito del gruppo di lavoro ACC-Immunoterapia, è possibile annoverare l’esperienza di diversi Istituti che collaborano tra loro per raggiungere il traguardo auspicato, ovvero la creazione di un farmaco cellulare che possa convertire i pazienti non responsivi al trattamento convenzionale, in pazienti responsivi. E questo è possibile grazie allo scambio continuo di informazioni tra i clinici e i ricercatori del gruppo di lavoro, per evidenziare criticità e soluzioni.
Si tratta di approcci innovativi che presto potrebbero diventare realtà in molte neoplasie, grazie al grande contributo scientifico offerto dal presidente di ACC, professor Ruggero De Maria – direttore di Patologia generale all’Università Cattolica di Roma – che ha scoperto diversi target espressi dalle cellule neoplastiche e verso i quali poter indirizzare le cellule Car T. L’obiettivo, come dichiarato dallo stesso De Maria, e per il quale stiamo lavorando, è rendere efficace la terapia anche ai pazienti affetti da neoplasie solide.

La traslazione clinica di un progetto Car T, soprattutto nell’ambito delle neoplasie solide, è un processo da non sottovalutare per la sua complessità, per poter efficacemente passare dal laboratorio al letto del paziente. Un percorso avvenuto in uno degli Istituti associati ACC - l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Dipartimento di Oncologia e Terapia cellulare e genica – per due studi accademici con cellule Car T, uno indirizzato a pazienti affetti da Leucemia Linfoblastica Acuta a cellule B o da linfoma a grandi cellule B, l’altro a pazienti affetti da un tumore solido frequente nei bambini, il neuroblastoma. A breve sarà richiesta l’approvazione ad Aifa di uno studio europeo con cellule Car T per pazienti affetti da leucemia mieloide acuta, sviluppato dal Irccs San Raffaele e sponsorizzato da una società italiana di biotecnologie mediche focalizzata su ricerca, sviluppo e validazione clinica, la MolMed S.p.A.

La strada è segnata, l’innovazione è alle porte, ma questa straordinaria frontiera della terapia antitumorale non può prescindere da una solida collaborazione tra gli esperti per riuscire ad ampliare, quanto più possibile, l’ambito applicativo di questi trattamenti, anche, è opportuno sottolinearlo, attraverso l’implementazione di sinergie virtuose fra accademia e industria.
* Responsabile WG Immunoterapia - Alleanza Contro il Cancro


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