Medicina e ricerca

Coronavirus/Al Sant'Orsola di Bologna sperimentato un ventilatore per due pazienti

di Alessandra Ferretti

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Un circuito in grado di collegare un respiratore a due pazienti invece che a uno solo. È stato ideato pochi giorni fa da Marco Ranieri, direttore della Struttura complessa di Rianimazione e Anestesia del Sant'Orsola di Bologna e professore ordinario al Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell'Università di Bologna, insieme ad alcuni colleghi lombardi. Nel giro di 48 ore l'azienda Intersurgical del distretto biomedicale di Mirandola ha fornito il primo prototipo, testato con successo nell'ospedale bolognese su un modello meccanico.
"Nella notte tra lunedì e martedì mi ha chiamato il collega Antonio Pesenti (Direttore Unità Operativa Complessa di Anestesia-Rianimazione al Policlinico di Milano e ordinario al Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell'Università di Milano, ndr) per dirmi come in Lombardia non avessero più ventilatori disponibili e ventilassero a mano. Abbiamo trascorso tutta la notte per rivedere la letteratura e studiare urgentemente una soluzione. Che individuammo in un circuito doppio, in grado cioè di collegare un respiratore a due pazienti anziché ad uno solo. Ma sarebbe stato molto complicato tradurlo in pratica. Chiamammo Stefano Bellarmi di Intersurgical. Nel giro di 48 ore ricevemmo il prototipo che testammo subito su modelli polmonari, confermandone la piena funzionalità".
Gli strumenti sono già in produzione e verranno destinati alle province più colpite dal virus. "Una collaborazione straordinaria tra clinici e industria – commenta il commissario per l'emergenza Coronavirus, Sergio Venturi -, che metterà a disposizione del sistema sanitario un dispositivo preziosissimo capace di raddoppiare i posti in terapia intensiva. Questa sarà anche l'occasione di offrire un prodotto dell'ingegno e della creatività italiani a tutti gli altri paesi che ne avranno bisogno".
Intanto, lo stesso Sant'Orsola ne ha ordinati un centinaio. "Ma ci auguriamo di non dover mai ricorrere a queste misure estreme", prosegue Ranieri. "Al momento qui stiamo vivendo una situazione di grandissimo stress, ma stiamo riuscendo a garantire lo standard assistenziale. Quando invece dovremo utilizzare anche questi strumenti significherà che saremo costretti a ricorrere a misure estreme perché la situazione è precipitata. Lo abbiamo comunicato anche ai decisori politici: se le persone non rispetteranno restrizioni severissime e se non si arriverà ad un vaccino molto rapidamente, assisteremo alla tragedia più grande dei nostri duemila anni, peggio di una guerra".


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