Medicina e ricerca

Coronavirus/ Tumore al seno: superare le disparità regionali e favorire nuovi paradigmi diagnostici

di Carlo Tondini* e Alberto Zambelli**

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In tempo di pandemia la medicina di precisione corre in soccorso alle pazienti operate di tumore al seno e permette di risparmiare la chemioterapia nella metà delle donne cui ora è proposta, attraverso un'analisi molecolare (test genomico) del tessuto tumorale operato. Infatti, questo tipo di medicina di precisione è capace di riclassificare il rischio di recidiva di malattia con un'accuratezza superiore rispetto a quanto si ottiene con l'analisi dei tradizionali fattori clinico-biologici di malattia. Inoltre, il test genomico è in grado di predire l'utilità o meno della chemioterapia precauzionale post-chirurgica, rispetto alla sola terapia ormonale anti-estrogenica, per le numerose pazienti affette da tumore al seno di tipo ormone-sensibile.

Il risparmio di un trattamento chemioterapico inutile, oltre agli enormi vantaggi che offre alla paziente individuale e al SSN collettivo, oggi potrebbe contribuire in modo rilevante anche al contenimento del rischio infettivo da COVID-19 tra le pazienti affette da carcinoma mammario.

E questo ha un significato di particolare rilievo nell'attuale crisi emergenziale, poiché se è vero che tutta la popolazione è ugualmente esposta al rischio di COVID-19, è altrettanto vero che all'interno della popolazione generale vi sono persone più fragili e vulnerabili, tra cui i pazienti oncologici e le pazienti affette da tumore al seno.

In questa condizione, l'opportunità di risparmiare trattamenti chemioterapici inutili con l'utilizzo dei test genomici, da un lato protegge le pazienti affette da tumore al seno dall'immuno-soppressione indotta dalla chemioterapia e dall'altro ne riduce la necessità di accesso ospedaliero, con migliore utilizzo delle risorse sanitarie e minor circolazione di pazienti e familiari negli ospedali, a maggior vantaggio del contenimento pandemico.
I test genomici in questione, tra cui OncotypeDX, Mammaprint, Endopredict, Prosigna ROR, sono da qualche tempo disponibili sul mercato e sono indicati, dalle maggiori società scientifiche oncologiche internazionali e nazionali, come test utili per ottimizzare la terapia precauzionale (terapia ormonale o chemioterapia) in pazienti selezionate con diagnosi di tumore al seno di tipo ormone-sensibile (HR+/HER2-).

A oggi purtroppo, solo 2 regioni rimborsano questi test genomici (Lombardia e Alto Adige) mentre nel resto di Italia le pazienti non accedono ai test genomici se non pagandoli di tasca propria (3000 euro circa). Eppure, uno studio italiano, recentemente pubblicato (Zambelli a et al. The Breast, aprile 2020) e svolto in Lombardia su circa 400 pazienti, dimostra che per il SSR l'esecuzione del test genomico (nel caso specifico OncotypeDX), è altamente impattante sul risparmio della chemioterapia nella metà delle pazienti a cui era stata proposta (prima della disponibilità del test). Lo studio mostra, infatti, che 1 paziente su 2 ottiene di risparmiare una chemioterapia potenzialmente inutile, con enormi vantaggi personali. Si ottiene anche di generare un risparmio nelle casse della regione, poiché si risparmiano costi diretti e indiretti di trattamenti chemioterapici evitabili che eccedono il costo del test genomico.
Questi dati sono una conferma delle robuste evidenze scientifiche internazionali a supporto del test oggetto di questo studio, che è stato utilizzato già da oltre 1 milione di donne con tumore al seno nel mondo. A questi rilevanti vantaggi, oggi si aggiunge il cruciale contributo dell'uso dei test genomici nel proteggere pazienti maggiormente vulnerabili dal rischio di COVID-19, attraverso una moderna e sostenibile medicina di precisione.
In tempo di pandemia ci chiediamo se non sia giunta l'ora che l'Italia si muova rapidamente e in modo unitario, per estendere l'accesso e la rimborsabilità di test genomici (per esempio inserendoli nei LEA), capaci di ottimizzare la cura del tumore al seno, risparmiare chemioterapie inutili, contenere i costi sanitari e infine contribuire a mitigare il rischio pandemico di COVID-19, per le tante pazienti affette da tumore al seno.

* Direttore Oncologia Medica, Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
** Dirigente Medico, Oncologia Medica, Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo


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