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Giornata mondiale/ Perché molte persone muoiono ancora di Aids?

di Gilles Van Cutsem *

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24 Esclusivo per Sanità24

Vent’anni fa le cure per l’Hiv in Sudafrica erano considerate un lusso. A causa dei costi esorbitanti e della dura opposizione del governo del Presidente Thabo Mbeki nel fornire le terapie antiretrovirali (ART), le cure rimasero fuori dalla portata del settore pubblico. Sono stati giorni terribili. Molte persone hanno perso la vita.
Molte cose sono cambiate da allora. La svolta è arrivata nel 2004 quando dopo quattro anni di lotte guidate dalla Treatment Action Campaign, il governo, seppur malvolentieri, inizia a distribuire i farmaci antiretrovirali (ART).
Le terapie antiretrovirali per le persone affette da HIV in Sudafrica sono aumentate dallo 0% nel 2000 al 71% nel 2019. Il programma antiretrovirale sudafricano è ora il più grande al mondo, con oltre cinque milioni di persone in trattamento e i numeri sono in aumento. I decessi legati all'Hiv sono diminuiti da 150.000 nel 2000 - con un picco di circa 300.000 nel 2006 - a 72.000 nel 2019.
Ma i decessi non sono diminuiti come sperato. In Sudafrica, l’Hiv resta la prima causa di morte. La popolazione arriva nelle strutture sanitarie con infezioni da Hiv in stadi avanzati e l’Aids è una delle principali cause di ospedalizzazione e morte in Africa.
Nel 2019 sono morte 690.000 persone di HIV nel mondo.
Medici Senza Frontiere (Msf) è presente negli ospedali che continuano a curare molti pazienti affetti da AIDS in Sudafrica, Guinea, Repubblica Democratica del Congo, Malawi e Repubblica Centrafricana. Più di un terzo dei pazienti muore in ospedale perché arriva troppo tardi per ricevere le cure necessarie.
Una delle principali sfide è il ritardo di diagnosi e cure per i pazienti con Hiv avanzato. Queste persone sono particolarmente vulnerabili se colpite da infezioni opportunistiche come tubercolosi (TB), meningite e gravi infezioni batteriche.
Questo dimostra quanto la sconfitta dell’AIDS sia lontana.
Carenze
Negli ultimi dieci anni l’attenzione si è concentrata sulla diagnosi dei pazienti con Hiv e sull’avvio dei trattamenti. Gli sforzi per un approccio test-and-treat si sono concentrati verso gli obiettivi 90-90-90 di Unaids: 90% dei casi di Hiv diagnosticato; accesso alle terapie antiretrovirali per il 90% delle persone sieropositive; soppressione della carica virale per il 90% delle persone trattate.
Tutto questo è necessario ma non è abbastanza per combattere i decessi da Hiv. Trattamenti continui, richiedono supporto continuo. Alcune persone interromperanno le cure, mentre altre avranno difficoltà ad assumere le compresse ogni giorno, rischiando di sviluppare una resistenza ai farmaci e l’inefficacia del trattamento.
Ad oggi, gran parte delle persone con Hiv avanzato ha interrotto il trattamento o questo non è risultato efficace. Secondo due studi supportati da Msf in Repubblica Democratica del Congo e in Kenya, il 20%-35% dei pazienti con HIV avanzato non aveva mai avuto accesso alle terapie antiretrovirali e per più della metà dei pazienti in terapia antiretrovirale la cura è risultata inefficace.
L’interruzione o il fallimento dei trattamenti richiede un nuovo approccio.
Per questo Msf ha attivato un servizio per i pazienti che riiniziano le cure a Khayelitsha, Città del Capo. Il servizio si concentra sui bisogni dei pazienti che ricominciano le cure e per chi non risponde al trattamento. È molto frequente che i pazienti siano incolpati o stigmatizzati per aver interrotto o fallito il trattamento. Ciò comporta ritardi nel richiedere le cure e i pazienti si ripresentano omettendo di essersi già sottoposti alla terapia in precedenza.
Per questo i pazienti si presentano con stadi avanzati della malattia o con trattamenti inadeguati.
Questo è uno dei motivi per cui i decessi legati all’Hiv sono ancora troppi. I pazienti che si presentano tardi hanno spesso una grave immunosoppressione, altre malattie rischiose per la loro vita e organi danneggiati a causa dell’Hiv. Il trattamento è reso ancora più difficile dalla necessità di assumere molti farmaci differenti con un rischio maggiore di interazioni farmacologiche e gravi effetti collaterali; anche con terapia intensiva, non disponibile nella maggior parte delle strutture, molti pazienti muoiono.
La tubercolosi (TB) è la principale causa di morte tra le persone affette da HIV in contesti di risorse limitate. Si stima che la TB causi circa il 50% dei decessi. Altre cause sono la meningite criptococcica, responsabile di un quinto delle morti HIV e gravi infezioni batteriche.
Nel complesso, queste malattie infettive causano più di due terzi delle morti legate all’HIV. Tutte e tre sono prevenibili e curabili se prese in tempo.
Non c’è tempo da perdere
Bisogna agire subito. Ad oggi, abbiamo più risorse che mai per prevenire la tubercolosi. Un nuovo studio dimostra che regimi più brevi di rifapentina e isoniazide, una volta a settimana per tre mesi o una volta al giorno per un mese, sono ugualmente efficaci per il trattamento della tubercolosi latente e per diminuire i decessi rispetto al vecchio regime di isoniazide dai sei ai 36 mesi. Inoltre, un recente studio ha dimostrato che una terapia di quattro mesi con un nuovo regime ha la stessa efficacia dell'attuale regime di sei mesi per il trattamento della tubercolosi attiva.
Se non trattata, le possibilità di sopravvivere alla meningite criptococcica sono pari a zero. Ma la malattia si può prevenire e ci sono stati progressi nel trattamento. Il fluconazolo su base giornaliera è raccomandato in alcuni paesi per la prevenzione di un primo episodio e ovunque come profilassi secondaria per prevenire le recidive della malattia. La cura con flucitosina e amfotericina B riduce la mortalità del 40%, eppure questi medicinali ancora non sono presenti in molte, se non nella maggior parte, delle strutture sanitarie in Africa.
I decessi legati a stadi avanzati di Hiv si possono prevenire. Ad esempio, con una diagnosi precoce a livello di cure primarie prima che i pazienti sviluppino una malattia così grave da richiedere il ricovero ospedaliero. Più tempo passa tra la diagnosi e il trattamento, minori sono le possibilità di sopravvivenza.
In questi casi i test CD4 e i test rapidi per la tubercolosi e la meningite criptococcica sono salvavita.
Per salvare vite umane serve un accesso accelerato a un pacchetto di cure per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dell'Hiv avanzato a livello di cure primarie e ospedaliere, oltre a strategie con obiettivi chiari per ridurre la mortalità da Aids.

* Senior Advisor Hiv di Medici Senza Frontiere in Sudafrica


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