Medicina e ricerca

Osservatorio fibrillazione atriale: più patologie per l'81% dei pazienti

S
24 Esclusivo per Sanità24

Over 75, con almeno cinque patologie croniche e in cura con una media di 7-8 principi attivi diversi. E' l'identikit del paziente anziano con Fibrillazione atriale considerato fragile perché, oltre ai problemi provocati dalla patologia, è esposto anche al rischio di pericolose interazioni farmacologiche. A mettere a fuoco le problematiche legate alla gestione di questa patologia è il progetto "Osservatorio comorbidità nei grandi anziani con fibrillazione atriale (FA)", realizzato dall'Health Web Observatory (centro specializzato nell'analisi del rapporto tra il mondo del web e l'universo della salute) con il supporto incondizionato di Daiichi Sankyo, attraverso due survey: una su un campione di 500 pazienti anziani over 65 con FA e l'altra su un campione di medici composto da 200 cardiologi, 200 internisti/geriatri e 200 medici di medicina generale.

L'Osservatorio si è avvalso del contributo di un Board tecnico scientifico, formato non solo da clinici del settore (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri-Anmco; Società Italiana di Geriatria e Gerontologia-Sigg; Italian Barometer Diabetes Observatory-Ibdo; Società Italiana Medici di Medicina generale-Simg) e ricercatori di area sanitaria (Università di Roma "Tor Vergata), ma anche da rappresentanti dei pazienti (Alice, Cittadinanza attiva) e referenti istituzionali (ministero della Salute e Aifa).

"Il 41% delle persone con FA è arrivato alla diagnosi in seguito alle frequenti sensazioni di palpitazioni o di «cuore in gola», che lo hanno condotto a consultare il medico, mentre il 21% è stato invitato dal medico curante a fare un controllo perché a rischio. In media, il tempo intercorso tra il momento in cui si è avuto il sospetto di un'anomalia e la diagnosi è di 1 anno e 2 mesi", spiega Ketty Vaccaro, presidente di Health Web Observatory. La survey sui pazienti fa emergere molto chiaramente anche la caratteristica che rende questi pazienti così fragili, cioè la comorbidità: "L'81% di chi soffre di FA - prosegue Vaccaro - ha anche altre patologie croniche che impongono al paziente ed alla sua famiglia una gestione quotidiana delle terapie e, in generale, della condizione di salute oggettivamente complessa".

La FA viene curata prevalentemente con anticoagulanti (44%) e/o farmaci antiaritmici (35%) e/o antiaggreganti (13%). Di questi il 77% assume i nuovi anticoagulanti e il 16% nuovi farmaci antiaggreganti. Un paziente su tre dichiara di avere difficoltà a ricordare di assumere il farmaco ogni giorno. "Per questi pazienti - sottolinea Incalzi - servirebbe quasi un ragioniere perchè arrivano ad assumere fino a 16-20 compresse al giorno e questo fa aumentare il rischio di interazioni farmacologiche. In effetti, almeno un malato su 4 tra quelli che arrivano in ospedale presentano un'interazione significativa". Dal canto loro, i medici di medicina generale ribadiscono il ruolo di ‘vigilanti' sui pazienti over 75: "Il vero regista del percorso assistenziale del paziente anziano comorbido (specie se fragile) - spiega Gerardo Medea, responsabile nazionale Ricerca Simg - è proprio il suo medico di medicina generale che lo segue da anni e con continuità potendo contare su un archivio di informazioni complete che gli consentono di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle che compongono il suo quadro clinico evitando sia possibili interazioni che un over-treatment sia pur con un approccio multiprofessionale, tipico del nostro setting".

La gestione 'olistica' del paziente con FA
Proprio su comorbidità, politerapia e possibili interazioni farmacologiche si è concentrato il lavoro dell'Osservatorio Fibrillazione atriale secondo cui è diventato necessario passare da una visione sistematica legata alla patologia ad una visione più "olistica" legata al paziente e basata sulla personalizzazione della cura e la capacità di relazione tra specialisti. "Chiediamo che si adotti anche per questi pazienti la valutazione multidimensionale tipica della geriatra che include l'esame complessivo dello stato di salute analizzando nei singoli pazienti le condizioni fisiche, cognitive, affettive, ma anche le altre patologie di cui soffre, la condizione sociale, la capacità di assumere la terapia correttamente ad esempio effettuando uno screening dello stato sensoriale perché possono esserci difetti di vista, udito o dei cosiddetti movimenti fini che, per esempio, rendono difficile dosare bene delle terapie in goccia. In base a tutti questi parametri possiamo ‘tarare' meglio gli interventi terapeutici", spiega Incalzi.

La nuova nota 97
Una novità che potrebbe rappresentare l'inizio di una piccola rivoluzione nel trattamento dei pazienti cronici come quelli affetti da FA arriva dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che proprio di recente ha reso definitiva la nota 97 con la quale, durante la prima fase di emergenza Covid, è stata data ai medici di medicina generale la possibilità di prescrivere i DOACs (Direct Oral Anticoagulants), – nuovi anti-coagulanti diretti strumenti terapeutici essenziali per la cura di oltre un milione di pazienti per un totale di 445 milioni di Euro di spesa nel 2019 (Rapporto Osmed 2019). "La revisione della Nota 97 è stato un provvedimento d'urgenza, ma la pandemia sta iniziando ad avere una durata più lunga del previsto e comunque per pazienti di questo tipo è necessario fare dei controlli intermedi liberandoli dalla necessità di recarsi in ospedale soltanto per compilare il Piano terapeutico. Ecco perché da metà ottobre la Nota 97 è diventata definitiva", dichiara Pierluigi Russo, dirigente degli Uffici Valutazioni economiche e Registri di monitoraggio di AIFA che annuncia: "A partire dal 1° dicembre sarà implementata in tutte le regioni anche l'informatizzazione che consentirà una gestione unica sia da parte del medico di medicina generale che degli specialisti".


© RIPRODUZIONE RISERVATA